Commercio estero

Primo quadrimestre negativo per l'export di vino italiano: giù volumi e valori. E maggio non andrà meglio

Il giro d'affari si ferma a 2,5 miliardi di euro tra gennaio e aprile, mentre le quantità scendono del 3,7%. Frescobaldi (Uiv): "Doccia fredda dopo anni di crescita". Con dazi Usa al 30% si rischia l'effetto saturazione

  • 16 Luglio, 2025

Poche sorprese per l’export vitivinicolo italiano: i primi quattro mesi sono in terreno negativo secondo i dati Istat. Al -3,7% a volume (665 milioni di litri) si aggiunge una flessione nei fatturati dello 0,9% (2,5 miliardi di euro), per la prima volta nel 2025. Un aprile negativo per gli Stati Uniti (-7,5% a volume e -9,3% a valore), per un evidente effetto dazi, ha influito sulla performance generale, su cui ha contribuito anche il gruppo dei Paesi extra europei (-7,4% a volume e -1,7% a valore), a fronte di un mercato Ue stabile, come evidenziato dall’Osservatorio di Unione italiana vini. Il sindacato presieduto da Lamberto Frescobaldi ha anche anticipato i dati di maggio, sottolineando l’ulteriore rallentamento degli Stati Uniti (-3,4% volume e -3% valore) con un miglioramento per l’extra-Ue.

L’andamento dei mercati

Nel dettaglio dei singoli mercati, considerando i quattro mesi e non solo aprile, gli Stati Uniti sono positivi sia a volume sia a valore, seppure dimezzando la percentuale di crescita (con +0,9% a volume e +6,7% valore, per 666 mln di euro). In negativo, secondo i dati Istat ci sono anche altri due clienti italiani: la Germania (-3,3%) e il Regno Unito (-4,8%) rispettivamente seconda e terza piazza. A seguire, stabili Svizzera e Francia, con il Canada in buona crescita assieme a quella, più limitata, di Paesi Bassi e Belgio. Preoccupano infine i cali in doppia cifra a Est, con il Giappone e ancora una volta la Cina e il crollo della Russia (-65%).

Da segnalare come anche gli spumanti subiscano gli effetti della congiuntura. Per la prima volta dopo anni, fa notare l’Uiv, si registrano perdite dell’1,1% a volume e dell’1,5% a valore (da 684 a 676 milioni di euro) rispetto ai primi quattro mesi del 2024, rispetto alle tipologie dei fermi/frizzanti in bottiglia che cedono il 5,6% nei volumi e l’1% nei valori.

L’Italia in una morsa, peggioramento in vista

L’Italia è stretta nella morsa dei dazi americani, del calo del potere d’acquisto delle famiglie, della guerra tra Russia e Ucraina, del declino della Cina. E il trend, secondo Uiv, «è destinato a peggiorare nella seconda parte dell’anno», su cui non ci sarà più alcun effetto della corsa alle scorte di vino negli Usa. «Oggi – dichiara Frescobaldi – è fondamentale prendere atto di come lo scenario della domanda sia mutato, una doccia fredda dopo anni di crescita e dopo l’accelerazione delle spedizioni di questi ultimi mesi».

Uiv parla di necessità di adeguarsi a queste nuove condizioni: «Dobbiamo, e siamo in grado di farlo, salvaguardare un asset che con un attivo di 7,5 miliardi di euro è da tempo sul podio tra i comparti tricolori della bilancia commerciale con l’estero».

Coi dazi al 30% “effetto saturazione”

Paolo Castelletti prova a guardare oltre i danni diretti sul comparto italiano del vino, derivanti da un’eventuale e «ingestibile» tariffa statunitense al 30 per cento, fa notare il segretario generale. Il vino, che è maggiormente esposto verso gli Usa tra le prime 30 categorie merceologiche (incidenza al 24% contro il 10,4% della media nazionale), subirebbe effetti indiretti sul mercato interno e continentale: «La merce invenduta determinerebbe un effetto saturazione sulle piazze tradizionali, con una conseguente depressione dei prezzi». Dove sta la soluzione, secondo Uiv? «Chiudere la trattativa Ue-Usa nel migliore dei modi e, contestualmente, lavorare sul futuro, dalla gestione di una produzione ormai anacronistica sul piano volumico, fino all’abbattimento dei muri commerciali in aree del mondo a forte crescita potenziale».

 

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