Il paradosso

A Savona il vino si compra in farmacia: ed è subito polemica. Ecco cosa permette la legge

Botta e risposta tra l'Associazione italiana familiari e vittime della strada e l'Ordine locale dei farmacisti, che difende gli esercenti: "Tutto regolare"

  • 21 Luglio, 2025

Non c’è bisogno di scomodare Ippocrate, Galeno o la Scuola medica di Salerno, passando per Louis Pasteur, per sapere che l’alimento vino fosse utilizzato, prima in antichità e, poi, in epoca medioevale e moderna, per curare alcuni acciacchi dell’uomo. In epoca contemporanea, però, ci si indigna se il prodotto si “scopre” all’interno di una farmacia sul territorio nazionale.

Il caso di Savona

È bastata la presenza di bottiglie di vino novello (da 9 euro) sugli scaffali di tre farmacie della Liguria, in particolare a Savona, Spotorno e Cairo, per scatenare un’accesa polemica tra l’Associazione italiana familiari e vittime della strada (Aifvs, sede di Modena) e la Società italiana di alcologia, da un lato, e l’Ordine dei farmacisti, dall’altro. Le prime hanno parlato, attraverso i quotidiani locali, di contraddizione e di inopportuna la presenza del vino nelle farmacie, sottolineando che si è, in questo caso, di fronte a un messaggio sbagliato nei confronti dei più giovani. I farmacisti, dal canto loro, hanno risposto che la vendita di vino è consentita e che, nei casi specifici segnalati, non c’è alcun illecito commerciale. Nel caso segnalato dall’Aifvs a Cairo, un farmacista è anche un piccolo produttore di vino nel Monferrato alessandrino. «L’aspetto importante – ha spiegato l’Ordine dei farmacisti di Savona – è che la vendita avvenga nel rispetto della norma specifica di settore, quindi con il divieto di servire i minori».

Cosa dice la legge

Sembra di essere nel bel mezzo di una polemica estiva, nata per alimentare le chiacchiere da ombrellone. In molti si sono chiesti se sia o meno regolare vendere vino in farmacia, in tempi in cui il consumo di alcol e la correlazione tra l’abuso e alcune patologie viene evidenziato sempre più spesso (da governi e organizzazioni a partire dall’Oms), talvolta senza fare le dovute distinzioni.

Ebbene, la legge sul commercio (attualmente in vigore) che disciplina la vendita di merci, alimenti e bevande sul territorio italiano consente ai farmacisti di vendere anche i vini. Il decreto ministeriale numero 375 del 4 agosto 1988 (che dà attuazione a una legge precedente del 1971) contiene una tabella dettagliata nella quale, per i titolari di farmacie, è consentita la vendita di “amari, liquori, vini e pastigliaggi medicati“.

Il nodo resta l’abuso

Certo, in un periodo in cui il vino (e l’alcol in generale) viene considerato un pericolo per la salute, la vicenda ha del paradosso. Ma va ricordato che nella misura in cui una legge in vigore da decenni consente la vendita di alcolici anche alle farmacie (dove si possono trovare, ad esempio, alimenti per piccoli animali, così come prodotti di bellezza), il concetto valido resta sempre quello della moderazione e del consumo consapevole: che si tratti di amari, liquori, vini o pastigliaggi medicati.

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