Una provocazione, ma non troppo. Anzi, una proposta concreta. E per di più direttamente al Governo, tramite un breve Manifesto. L’obiettivo? Provare a stimolare i consumi interni e tentare di rilanciarli, in un momento in cui il contesto internazionale (vedi anche alla voce dazi), ma anche quello interno, non è favorevole al vino italiano. L’idea è di natura fiscale: ridurre l’Iva sul vino somministrato nei ristoranti. A lanciarla è Roberto Astuni, proprietario del ristorante Sant’Eusebio di Bassano, ma anche ex presidente degli albergatori di Bassano, che nei giorni scorsi ha dato vita a un’iniziativa dal titolo Tagliamo l’Iva, non la cultura.
La proposta è semplice. Una riduzione o un azzeramento dell’imposta sul valore aggiunto dei vini serviti ai ristoranti, oggi fissata al 10 per cento, potrebbe essere, secondo il noto imprenditore, un modo per rendere più accessibile il consumo di questa bevanda, che non se la passa bene. «Una proposta al Governo – come ha spiegato lo stesso Astuni – promossa per il rilancio del consumo responsabile di vino nei ristoranti italiani, attraverso la richiesta di una forte riduzione o azzeramento dell’Iva applicata al cliente finale». Come ricorda lo stesso ristoratore, anche la Francia, quindici anni fa, per far ripartire i consumi ricorse a questa misura, abbassando l’Iva al 7%.
L’iniziativa si basa su un Manifesto strutturato in pochi punti e ruota attorno allo slogan: Il vino è cultura, non un lusso. Secondo il promotore, la riduzione dell’Iva determinerebbe un calo dei prezzi del vino al tavolo, consentendo ai ristoratori di offrire il vino a prezzi più accessibili; in secondo luogo, sarebbe un incentivo ai consumi, soprattutto nei locali dove il vino è parte dell’esperienza gastronomica; in terzo luogo, abbassare l’Iva sarebbe una forma di tutela del comparto vinicolo italiano, compensando le perdite subite sui mercati esteri.
Ci si lamenta spesso, e non a torto, dei ricarichi eccessivi sui vini in carta nella ristorazione: «Se il Governo interverrà sull’Iva applicata al vino servito nei locali, noi ridurremo i prezzi», ha sottolineato Astuni, ricordando che in molti altri Paesi europei l’imposta è inferiore rispetto a quella italiana. Considerata la congiuntura, tra dazi internazionali, calo dei consumi e nuove abitudini della popolazione, «anche il vino rischia di diventare un lusso. E questo, per l’Italia, è un paradosso». Di qui, la richiesta alle istituzioni di «azzerare o almeno ridurre fortemente l’Iva applicata al vino servito nei ristoranti, perché oggi, con l’attuale aliquota del 22%, il vino viene trattato come un bene superfluo», si legge nel documento. L’impegno dei ristoratori, dall’altro lato, è quello di «ridurre il prezzo del vino al tavolo in proporzione alla riduzione dell’imposta, rinunciando anche a parte del nostro margine».
Ecco cosa dice il Manifesto: «Siamo ristoratori. Da Nord a Sud, ogni giorno valorizziamo la cucina italiana portandola in tavola con passione, rispetto e cura. E ogni giorno, insieme ai piatti, proponiamo il vino italiano, che è parte integrante della nostra identità culturale e produttiva. Ma oggi, in un contesto economico difficile, segnato da dazi internazionali, calo dei consumi e nuove abitudini, anche il vino rischia di diventare un lusso. E questo, per l’Italia, è un paradosso. Per questo chiediamo al Governo di azzerare o almeno ridurre fortemente l’Iva applicata al vino servito nei ristoranti, perché oggi, con l’attuale aliquota del 22%, il vino viene trattato come un bene superfluo. Noi ristoratori, da parte nostra, ci impegniamo a ridurre il prezzo del vino al tavolo in proporzione alla riduzione dell’imposta, rinunciando anche a parte del nostro margine».
Gli obiettivi sono anch’essi nero su bianco: aiutare i produttori italiani a compensare le perdite sui mercati esteri; sostenere la ristorazione, uno dei settori più penalizzati degli ultimi anni, valorizzare la cultura del vino e della convivialità.
«Chiediamo serietà, visione e coraggio – si legge nella parte conclusiva – Perché il vino italiano non è un lusso: è un patrimonio».
Niente da mostrare
ResetNo results available
ResetGambero Rosso SPA
P.lva 06051141007
Codice SDI: RWB54P8
registrazione n. 94/2021 Tribunale di Roma
Modifica impostazioni cookie
Privacy: Responsabile della Protezione dei dati personali – Gambero Rosso S.p.A. – via Ottavio Gasparri 13/17 – 00152, Roma, email: [email protected]
Resta aggiornato sulle novità del mondo dell’enogastronomia! Iscriviti alle newsletter di Gambero Rosso.
© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati.
Made with love by Programmatic Advertising Ltd