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Vino e salute

 La stretta del Vietnam su vino, birra e spirits: accise fino al 90% entro il 2031

L'obiettivo è ridurre i consumi, soprattutto quelli brassicoli. Colpito anche il settore vitivinicolo che, negli ultimi anni, aveva registrato una crescita dei consumi

  • 17 Giugno, 2025

Il Vietnam ha deciso di intervenire con forza sul consumo di alcolici: il 14 giugno l’Assemblea Nazionale ha approvato una riforma fiscale che porterà le imposte sulle bevande alcoliche dall’attuale 65% a un pesante 90% entro il 2031. La misura fa parte di una più ampia strategia sanitaria volta a contenere l’abuso di alcol, ma rischia di mettere ulteriormente sotto pressione un settore già provato da difficoltà economiche, calo dei consumi e tensioni sul mercato interno.

 

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Cosa prevede la nuova riforma fiscale

Secondo la nuova legge, le bevande con un contenuto alcolico superiore al 20% finiranno per subire la nuova tassa del 90%, mentre quelle con un grado inferiore vedranno la loro aliquota salire dal 35% al 60% entro il 2031. Si passerà dal 65% attuale al 70% entro il 2027 fino a raggiungere il 90% nel 2031.  Un incremento graduale, pensato – secondo il Ministero delle Finanze – per contenere i danni sanitari legati all’abuso di alcol e permettere ai consumatori di adattarsi per tempo. «L’obiettivo non è cambiare i comportamenti di colpo, ma accompagnare la transizione», ha dichiarato il parlamentare Hoang Van Cuong, a margine dell’approvazione.

Tasse più alte per la birra

Tra i più colpiti da questa nuova riforma c’è il settore brassicolo: sebbene la bevanda abbia una gradazione nettamente inferiore rispetto ai superalcolici, verrà comunque tassata secondo la fascia delle bevande con contenuto alcolico superiore al 20%, suscitando le proteste dei produttori locali.

Il Vietnam è il secondo mercato della birra nel Sud-Est asiatico, ma sta attraversando una fase critica. Solo nel 2023, le vendite sono crollate del 23% secondo i dati della Vietnam Beer Alcohol Beverage Association. Un segnale allarmante, tanto che colossi come Heineken hanno già sospeso temporaneamente alcune attività produttive nel Paese. Anche Sabeco, principale produttore nazionale, ha visto le sue azioni perdere il 3,66% dopo l’annuncio della riforma.

Il paradosso del vino

E il vino? Dal primo febbraio 2026, anche per il comparto enologico entreranno in vigore nuove accise basate sulla gradazione alcolica. Resta in vigore, per ora, una tariffa agevolata del 50% per i Paesi partner privilegiati, tra cui l’Unione Europea, l’Australia e il Cile. Ma non è detto che questi vantaggi restino attivi dopo la completa implementazione della riforma fiscale.

Nonostante le incognite, il mercato del vino in Vietnam sembra però andare in controtendenza: i dati di Strategy Helix Group stimano una crescita dell’11,5% annuo tra il 2024 e il 2029, con un valore di mercato atteso di oltre 380 milioni di dollari.

Non solo alcol: la stretta sulle bevande zuccherate

Il pacchetto di riforme non si limita al comparto alcolico: anche i soft drink zuccherati saranno colpiti da una nuova imposta, che partirà dall’8% nel 2027 per salire al 10% l’anno successivo. Il provvedimento punta a contrastare obesità e diabete, problemi in crescita anche nei Paesi asiatici.

Secondo l’Oms, il Vietnam ha «colto un momento storico per proteggere la salute pubblica» e migliorare produttività e benessere della popolazione. Ma resta aperto il dibattito su quanto questa politica fiscale possa davvero favorire un cambiamento strutturale nei consumi, senza compromettere un settore industriale già in sofferenza.

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