Una degustazione promossa dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo durante la seconda giornata di Vinitaly, รจ stata l’occasione per fare il punto su un vitigno in forta crescita ormai da un paio di decenni, sia dal punto degli ettari vitati, sia commercialmente. Parliamo, ancora una volta, del pecorino, vitigno centro-italico coltivato nel Piceno, nella parte meridionale delle Marche, e in tutto il territorio della regione Abruzzo.
“La forza nel tempo” รจ il titolo dell’incontro guidato da Adua Villa in cui abbiamo avuto modo di indagare come questo bianco reagisca al tempo che passa. Senza creare troppa suspence, la risposta รจ: piuttosto bene, ma chi frequenta la produzione di pecorino forse lo sa giร . Ora la cosa andrebbe fatta capire meglio anche ai produttori: per valorizzare al meglio quest’uva, da tempo suggeriamo a vignaioli e aziende vinicole che far uscire sul mercato un pecorino a marzo, aprile, maggio dopo la vendemmia ha davvero poco senso. Nella nostra esperienza di assaggi, giร dopo l’estate i profili aromatici, l’aciditร e la struttura diventano piรน coesi; a un anno dalla vendemmia il vino si completa, si definisce e da lรฌ in poi inizia la sua fase di invecchiamento. Che, come abbiamo visto durante questa degustazione, puรฒ durare decenni. Di seguito, troverete rapide note di degustazione dei vini assaggiati, una bella ricognizione che ha toccato tutte le province abruzzesi e alcune delle aziende che hanno fatto la storia di questo vitigno all’interno della regione.
Una precisazione รจ doverosa: in alcune etichette abbiamo percepito una certa variabilitร da bottiglia a bottiglia; ovviamente le note sono relative al solo vino che ci รจ stato versato nel calice.
La nostra ricognizione parte da Ari, in provincia di Chieti, dove troviamo l’azienda fondata da Domenico Di Camillo nel ’79 e oggi guidata dai figli Valentina e Luigi. Il Pecorino che abbiamo assaggiato aveva una leggera ossidazione che lo faceva virare verso toni di nocciolo di pesca sostenuti perรฒ da una vena speziata e di arancia amara. Meglio in bocca dove l’ossidazione non ha compromesso il sorso che, grazie a una buona aciditร , ci รจ sembrato ancora vitale.
Ci spostiamo sulle Colline Teramane, a Torano Nuovo dove troviamo l’azienda della famiglia Strappelli. Il Nubile รจ stato prodotto solo in due annate, la 2007 e questa 2015 che abbiamo assaggiato. Lo zafferano apre la scena di un bouquet che ricorda frutti gialli disidratati striati da refoli di idrocarburi. Un tocco mentolato anticipa una bocca ricca dove il calore alcolico รจ il protagonista.
L’azienda guidata attualmente da Marina Cvetic e Miriam Masciarelli si estende sulle quattro province abruzzesi. I vigneti che danno vita a questo Pecorino provengono dal comune di Casacanditella, in provincia di Chieti. Solo acciaio per un vino che ancora oggi brilla nel colore giallo con riflessi verdi. Grande vitalitร anche nel profilo olfattivo che parla di limoni e lime, sfumature minerali e iodate. Grande precisione in bocca, affondo sapido, profonditร : il tempo รจ stato un prezioso alleato.
Loreto Aprutino รจ una delle capitali del vino abruzzesi. ร qui che Fausto Albanesi e Adriana Galasso hanno dato vita alla loro azienda, da sempre biologica. Anche qui abbiamo potuto apprezzare la magia di un vino a cui il tempo ha donato fascino, aggiungendo complessitร e non sottraendo nulla. Zenzero, spezie orientali, erbe aromatiche secche, lieve sottofondo ancora fruttato: sono le suggestioni olfattive che poi si riverberano in una bocca altrettanto sfaccettata e cangiante dove รจ l’aciditร a condurre un sorso agrumato, elegante e dinamico.
Torniamo a Torano Nuovo da uno dei senatori del vino abruzzese. Emidio Pepe รจ sempre presente nell’azienda che oggi รจ condotta dalle figlie Sofia e Daniela, con il prezioso supporto della nipote Chiara. Non nascondiamo che a volte, quando assaggiamo questo vino da giovane, facciamo un po’ difficoltร a sintonizzarci sulla sua lunghezza d’onda (non รจ il caso della 2020 recensita in Vini d’Italia 2023, che abbiamo trovato squisita). Con questo 2012 invece siamo andati subito d’amore e d’accordo. Alcune rusticitร sono rientrate e il naso si materializza in un profilo che ricorda l’odore dei campi di grano estivi e l’arancia amara candita. Una pungenza come di senape ravviva queste sensazioni; il palato poi รจ tattile, il sorso si allarga pur non mancando di profonditร . Una ricchezza che ha bisogno della tavola.
Rocco Pasetti รจ tra i pionieri del Pecorino abruzzese. I suoi primi impianti risalgono al 1998, con le marze che provengono da una selezione massale effettuata sui vigneti di Luigi Cataldi Madonna. Un’annata piuttosto calda porta nel calice un vino che si presenta con toni di nocciola e pera matura. Uno sbuffo agrumato, che poi si ritrova nel finale, รจ un’ancora di vitalitร , ma siamo in una fase crepuscolare.
La storia del Pecorino in Abruzzo รจ legata strettamente all’azienda di Luigi Cataldi Madonna, oggi portata avanti con con piglio deciso dalla figlia Giulia. ร a Ofena che il vitigno รจ stato impiantato per la prima volta ed รจ sulle sue etichette che per la prima volta ne compare il nome. Quando in Vini d’Italia 2013 abbiamo premiato con i Tre Bicchieri questo Pecorino ’10 ci abbiamo davvero visto lungo. Scrivevamo: “al naso profumi intensi di arancia amara ed erbe officinali di montagna, allโassaggio ancora giovanissimo ma giร piacevole, dritto ed esuberante”. Beh…a ormai 13 anni dalla vendemmia questo bianco non ha perso nulla della sua esuberanza. Ovviamente il profilo aromatico si รจ fatto piรน complesso e alle sensazioni di prato montano ha aggiunto quelle sfumature di idrocarburi che il Pecorino regala quando invecchia bene. Sferzante e dinamico in bocca, รจ segno concreto che questo vitigno puรฒ dare grandi risultati nel tempo.
Con il Pecorino dell’azienda della famiglia Pasetti ci affacciamo nel primo decennio degli anni 2000. Abbiamo a che fare con un bianco molto maturo, ricco, caldo, dove accenni di frutta secca si amalgamano all’albicocca matura, a un tocco di miele e a un intrigante quanto affascinante sfumatura speziata di curry giallo. Morbido al palato, il sorso รจ appagante, certo non molto dinamico, ma comunque ancora vitale.
Le Colline Teatine di Orsogna si collocano praticamente a metร strada tra la costa adriatica e i primi contrafforti della Majella. ร in questa zona che troviamo l’azienda della famiglia Lamaletto, tra le prime a credere nel pecorino. In quegli anni probabilmente si cercava di domare l’aciditร del vitigno con il legno: lo Yare, che non รจ pecorino in purezza ma ha nella sua ricetta un 15% di altre uve bianche autoctone, infatti ha fermentato in barrique e tonneau. Complice un annata caldissima, nel vino che รจ arrivato nel calice i toni ossidativi hanno preso il sopravvento, soprattutto per quanto riguarda gli aromi. Ci ha stupito perรฒ la materia che abbiamo sentito al palato: pasticceria, caramella d’orzo, una morbidezza voluttuosa che caratterizza un vino ancora non del tutto stanco.
a cura di William Pregentelli
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