Dopo i Castelli Romani nel 2025, sarà il distretto del Vulture, terra dell‘Aglianico, a rappresentare l’Italia del vino nel 2026. Il territorio vitivinicolo lucano, rappresentato da un gruppo di 14 Comuni, con capofila Ripacandida, ha battuto le candidature provenienti da Abruzzo, Sicilia e Veneto. Il titolo di Città del italiana del vino 2026 è stato assegnato da una giuria di esperti (accademici, turismo, enogastronomia e stampa di settore) il 19 settembre all’unanimità. Il testimone passa quindi a uno dei grandi rossi del sud Italia, in un territorio che interessa, oltre Ripacandida, i comuni di Rionero in Vulture, Melfi, Ginestra, Barile, Rapolla, Genzano di Lucania, Atella, Acerenza, Palazzo San Gervasio, Lavello, Forenza, Venosa e Maschito.
La scelta, fa sapere l’associazione nazionale Città del vino che promuove il riconoscimento, è stata motivata dalla capacità di «coniugare tradizione vitivinicola e sviluppo territoriale – si legge nella motivazione – con l’ambizione di trasformare il Vulture in un vero e proprio laboratorio nazionale di buone pratiche». Il dossier di Ripacandida ha convinto la commissione. Un progetto che ha messo l’accento sulla «connessione con l’aspetto dello sviluppo territoriale, con l’ambizione di costituirsi come vero e proprio laboratorio nazionale e che ha proposto molte nuove attività da realizzarsi sul territorio non solo in occasione del 2026 ma anche negli anni successivi, come patrimonio permanente di esperienze e di progettualità». Al centro del progetto c’è il concetto di rigenerazione della ruralità delle aree interne, che include la vitivinicoltura.
Per i 14 Comuni coinvolti, si apre una fase di lavoro: la realizzazione di un programma annuale di eventi culturali, enoturistici, ambientali e sociali, pensati per valorizzare il patrimonio materiale e immateriale legato alla vite e al vino. Secondo Città del vino, si tratta di una «occasione che promette di accendere i riflettori sul Vulture, rafforzando la promozione dei suoi prodotti e stimolando nuove opportunità turistiche». Il verdetto unanime, ha spiegato il presidente Angelo Radica, conferma il valore del progetto e, al tempo stesso, riconosce la qualità e lo spessore dei dossier provenienti da Nord, Centro e Sud Italia.
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