Sul mare anche un grissino ha piรน sapore. Da Lucio รจ una nave in mezzo allโAdriatico, una propaggine di scogli nella nuova darsena di Rimini. La giornata รจ lenta e uggiosa, fredda e umida come poche: lโideale per regalarsi un pranzo in solitaria nel ristorante di cui tutti parlano. โQuel locale รจ maledetto, hanno fallito tutti quelli ci hanno provatoโ; โLo chef si รจ montato la testa, 130 euro per un menu degustazione per uno che aveva una trattoria?โ; โIl ristorante del momento, sta ridisegnando i confini dellโalta ristorazioneโ; โPretenzioso. E non ancora a fuocoโ. I commenti che raccogliamo il giorno prima della visita non sono esattamente lineari, la nostra curiositร รจ alle stelle. Guadagniamo un tavolo con vista sulla cucina, caschiamo dentro i ritmi di una banda di 30enni: barbe lunghe, cappellini, aria scanzonata e molto divertita. Jacopo Ticchi, il padrone di casa, non cโรจ, รจ impegnato in una fiera in cittร . Menu degustazione? No, abbiamo le idee chiare, siamo venuti per due piatti studiati nei minimi dettagli, uno รจ il brodo di pesce. Atto primo. Il cameriere ci sventola sotto gli occhi un grazioso vassoio di legno contenente 7-8 tagli di pesci, con relativo cartellino e prezzo. Il carrello del mare prevede gole di spigola, una ventresca di tonno scolpita dal Bernini, un fagottello di dentice che fa salivare e altre leccornie. โOk, fate voiโ. Con grande coerenza optiamo per il lungo menu degustazione!
Scaldiamo i motori con un cocktail di benvenuto con tanto di alga marina al posto dellโoliva sul fondo del bicchiere e si parte. Non ci sono tovaglie, ormai piรน rare di un buon Nebbiolo in California, tavoli di legno eleganti e ampie vetrate. Lโattacco ci riporta indietro nel tempo, quando Da Lucio aveva la trattoria nel nome: nel 2019 si trovava in un piccolo buchetto nel quartiere etnico della cittร , non lontano dalla stazione dei treni. La crescia bollente si porta dietro una pancetta stagionata 2 anni, uno spiedino di morone o ricciola di fondale con bottarga a coprire, e cipolla in agrodolce a pulire: boccone delizioso che apre lo stomaco. Il pesce, appeso in bella vista allโingresso, รจ quello dellโAdriatico, frollato mediamente per una settimana. Sui crudi non sempre funziona: ottimo il branzino con lโamaro del levistico; sul filo del metallico il dentice con agrumi e giglio. La qualitร media รจ alta, ma dove non cโรจ un ingrediente (come le uova) che spinge, il sapore rimane un poโ piatto: ci sarร un motivo se da questa parte la tradizione delle zuppe di pesce รจ piรน viva che mai. Con la stagionatura il pesce acquisisce in matericitร : un boccone consistente, ma non altrettanto sapido. Ci divertiamo con una terrina di scarti del pesce: spiazza e convince. Atto due. Arriva una montagna di pepe in crosta, dentro sono state cucinate delle ali di razza: condite con salsa di pesci azzurri e pinoli. Saltiamo dalla sedia. Grandissima tecnica, punto di cottura chirurgico, carne soda e succosa, il pepe รจ penetrato nel pesce in maniera sinfonica ed elegantissima. Travolgente.
Jacopo Ticchi chef e patron di Da Lucio a Rimini
Tra un sorriso e una battuta, il servizio rende tutto informale e leggero. Il terzo atto รจ quello della brace. Il filetto di rombo per cottura ci riporta al mitico Elkano nei Paesi Baschi, a rinforzo arrivano le trippe di misti da mangiare con le mani e un collare di ombrina laccato nel forno a legna e perfettamente speziato. A rinforzare, la cipolla sotto la cenere: il sapore del fuoco qui ha una marcia in piรน. Siamo in estasi, fantastichiamo su storie di marinai portoghesi, salpiamo per porti e ristoranti di tutto il mondo. E chiediamo un bis: arriva prima una ventresca (Spagna) che sembra kobe, con il grasso incredibilmente intessuto nella carne e cotto a puntino. Puntiamo sulle gole di ombrina che arrivano come fosse un saltimbocca del mare, con burro e salvia in salsa pil pil. Puntualmente, dalla cucina presenta il piatto chi lโha cucinato, con il sorriso e tanto fuoco negli occhi: due-tre parole e rientrano in cucina. La nave ha uno spartito non scritto che tutti seguono alla lettera. Dalla cucina ci omaggiano con delle capesante che sguazzano in un mare di burro con bottarga, decisamente meno riuscite. Atto quarto: in scena arriva un enorme coccio di terraccotta che ci viene aperto davanti: eccolo il brodetto di pesce tradizionale. Due mestolate e una fetta di buon pane con lโaglio che grida.
Due-tre assaggi e ci fermiamo: la cottura nel forno a legna e il pomodoro sono incredibilmente concentrate, il brodetto quasi viscoso e manca un elemento di vuoto a dare ritmo. Barocco, ridondante. Insomma, il piatto per cui eravamo venuti รจ il meno interessante di tutti. Come abbiamo raccontato anche sullโultimo numero del mensile, la pasta e il carboidrato, come in Asia, chiude il percorso: cappelletti vuoti alla panna e fegato di pesce, farcia e ripieno si scambiano ruoli per finire di nuovo sul mare. Lโequipaggio, intanto, rimette a lucido la cucina; la sala a osservarla bene ha proprio la forma di una nave. Anche senza il comandante Ticchi, la nave pirata รจ in piena forma. Abbiamo trovato una socialitร e un calore inusuale in un ristorante del genere, una complicitร tra cuochi e camerieri perfetta. Non siamo in una trattoria, ma non cโรจ quel distacco di tanti fine dining.
Troviamo empatia, servizio sorridente e ironico. La scelta di mettere tutti i piatti al centro della tavola crea un clima di vera condivisione tra i commensali molto bello. Come il tavolone nella sala adiacente o lโangolo per gli alcoli e il bancone del pane (da febbraio รจ attiva anche la colazione dโasporto da assaporare direttamente in mezzo al mare). Abbiamo toccato con mano lโenergia di un progetto nuovo, forte, non ancora perfetto, che cerca rotte meno battute. Anche la carta dei vini รจ ribelle, ยพ potremmo prenderla alla cieca vedendo il luogo e le persone: indole naturale, un poโ talebana, ma anche etichette meno note. A fine serata Giacomo, il sommelier che ci ha coccolato dallโinizio alla fine, ci racconta che sogna di aprire un wine bar sul lago di Como dove i genitori hanno un locale: ยซUn giorno cโรจ il prodotto dellโorto, il giorno dopo quello del supermercato. Cโรจ da mettere un poโ di ordineยป, ridacchia. Usciamo dal ristorante e puntiamo la torretta gialla del faro alla fine degli scogli. La sensazione รจ da fine del mondo, ci sono solo due ragazze che parlano con i loro cellulari. E una nebbia fine e impalpabile tipica dellโAdriatico in inverno. Tutto รจ fermo. Tutto รจ in movimento.
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