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THE BEST IN LOMBARDY
Quattro chilometri scarsi da un punto all’altro del Naviglio Pavese, dove si inizia con il rumore dell’acqua all’altezza della Darsena e si chiude con lo scroscio di una cascata – lo stramazzo – con la Conca Fallata. Nel mezzo l’acqua scorre placida dritta in direzione di Pavia e questo tempo forzatamente libero dell’imponderabile 2020 ha moltiplicato il numero dei pescatori lungo il canale. Lasciandosi alle spalle il nord e dunque il Duomo di Milano, basta poco per entrare in una cittร diversa. Quick online loans installment. Potremmo dire, parallela, se consideriamo che l’altro corso d’acqua in cittร รจ il Naviglio Grande, l’archetipo della movida, finito sui giornali tante e tante volte come simbolo degli eccessi.
Un luogo fortemente instagrammato: dall’iconico scatto sul parapetto a inizio naviglio con tramonto sullo sfondo, al vicolo delle lavandaie alla ricerca di una Milano che esiste solo negli acquarelli e nella nostalgia delle canzoni di Adriano Celentano. Mentre lo struscio della notte riempie i locali dagli aperitivi a prezzo fisso, sull’altro naviglio, il Pavese, sta accadendo dell’altro, ovvero lo sviluppo di una corrente gastronomica che prende il via dai locali storici della zona e che ha deciso di farsi perfino laboratorio, forte anche del fatto che la zona sud di Milano vanta il parco periurbano piรน grande dโEuropa (conosciuto come Parco Agricolo Sud, oltre 46mila ettari con allโattivo qualcosa come 1.400 attivitร agricole). Dunque, non un luogo immaginario per stracittadini in cerca di verde di tanto in tanto, ma una realtร periferica che a pochi passi dal Duomo parla di allevamenti, cereali, latte, risaie, orti, canali, marcite e, ultimamente, parla anche tanto di cucina. Una bicicletta รจ sufficiente per capire la natura del posto e se si ha voglia di pedalare, Pavia รจ distante una trentina di chilometri.
Anche le appendici laterali del canale parlano di alta cucina e qui un nome su tutti ha portato la zona alla ribalta: รจ quello di Carlo Cracco con Carlo e Camilla in Segheria, il ristorante di via Meda che ha fatto proprio il concetto di archeologia industriale: mura sbrecciate, spazi open, cieli alti. Anche le porcellane fuori produzione di Richard Ginori richiamano lโanima manifatturiera della zona. Nasce come spazio sociale con due grandi tavoli a T. Un consumo condiviso del cibo e del vino che pare appartenere a unโera fa, ma che ha subito avuto un buon riscontro in una cittร come Milano non nota per la socialitร in spazi pubblici. Un anno dopo arriva a far compagnia allo chef vicentino un altro stellato, Matias Perdomo, chef e co-proprietario di Contraste (ora impegnato anche in un progetto di street food argentino nel cuore di Milano). Un aficionado dei Navigli, Perdomo, che aveva conquistato palati e notorietร al Pont de Ferr e al Rebelot. La sua cucina รจ teatro, gioca a non dare certezze agli avventori che hanno a disposizione percorsi di degustazione che instaurano un rapporto di fiducia tra cuoco e cliente. Il contesto โ la sala, gli arredi, il giardino โ rimanda a una casa alto-borghese meneghina, mentre lโeccesso, la creativitร , lโinaspettato รจ tutto nei piatti.
In via Torricelli cโรจ la Milano con le case di ringhiera, i murales, il centro sociale, la gelateria Orsi con il dehor con il biliardino e poi ci sono i ragazzi di Nebbia โ tre soci โ con un locale che sceglie i colori/non colori della โscigheraโ: bianco opaco, grigio chiaro, beige accennato. La vivacitร si concentra sulla proposta di una cucina italiana senza fronzoli ma con una ricerca certosina delle materie prime. Federico Fiore, Mattia Grilli e Marco Marrone attingono a piene mani da un paniere di sapori anche antichi ma che riescono a ringiovanire grazie ad accostamenti contemporanei.
Cโรจ anche un acronimo studiato ad hoc, NAPA (Naviglio Pavese, appunto) che รจ un po’ la risposta meridionale a NOLO (Nord di Loreto) ma รจ soprattutto una rete di imprenditori circostanti al modo della ristorazione e non solo che stanno cercando di far rete per promuovere il quartiere e lanciarlo.
Geograficamente parliamo di un’area ha inizio dopo la circonvallazione di viale Liguria e ha in DistrEAT una sorta di quartier generale. Qui, infatti, in una bella palazzina degli anni โ30 (lโex riseria Metalla), รจ nato un ristorante che si pone come hub ristorativo che inizia la mattina con le colazioni, prosegue con postazioni per smart workers fino alle 18 e chiude con aperitivo, cena e dopo cena (sempre Covid e lockdown permettendo, รจ ovvio). Tre chef piรน due responsabili di sala e cantina, tutti piuttosto giovani. La proposta รจ quella di una cucina allโitaliana, dove equilibrio, chiarezza e personalitร delle proposte sono centrali, lasciando poco spazio a unโestrositร eccessiva (se volete approfondire, qui vi raccontiamo nel dettaglio tutte le proposte in menu).
La dispensa รจ ricca di prodotti limitrofi e comunque lombardi: la carne di Cazzamalli, il riso di Riserva San Massimo, i formaggi distribuiti da Mi.Cibo (che organizza anche il mercato della terra di Slow Food nellโex Fabbrica del Vapore) o quelli dellโazienda agricola Zipo. Qui incontriamo Fabio Vergottini, segretario del comitato NAPA e anima commerciale di DistrEAT, nato e cresciuto sul Naviglio Pavese: โUna spinta importante, spiega Fabio, โรจ arrivata da Altavia, agenzia di comunicazione internazionale che ha in questo edificio la sua sede italiana. Lโamministratore delegato Paolo Mamo ha subito pensato di farne un posto aperto alla cittadinanza con incontri letterari e artistici e ha capito anche il valore della ristorazione, entrando come socio in DistrEAT. Per questo รจ un ristorante poliedrico, non solo nelle offerte dei piatti โ il menu cambia spesso โ ma anche nel rapporto con lโesterno, con le pareti che diventano esposizioni fotografiche, con il giardino che ospita le piรจce teatrali del teatro Pacta, con reading di lettura che prendono spunto dalla storia della cucina. Non a caso la parola richiama โdistrettoโ ma anche โdistrazioneโ, un luogo aperto da cui entrare e uscire durante tutta la giornata e dove fare piรน cose, non solo mangiareโ.
Eccoli gli obbiettivi del comitato NAPA: fare di questo pezzo di Naviglio un percorso di cose buone, gastronomicamente e culturalmente interessanti. Tra i promotori della sponda sinistra invece (sempre spalle al Duomo) troviamo il โpadreโ di tutti gli chef del Naviglio Pavese, Claudio Sadler con il suo omonimo ristorante gastronomico e il bistrot Chicโn Quick. Un figlio โdโacqua dolceโ, perchรฉ Claudio nasce sul’altro Naviglio, ottiene i suoi primi riconoscimenti con lโAntica Osteria di Porta Cicca e poi in via Conchetta: โIl locale in via Ascanio Sforzaโ, racconta lo chef, โnasce da una richiesta dei miei clienti che volevano una zona piรน ampia e anche meno animata. Certo, quella che oggi chiamano movida un tempo erano le serate bohรฉmien del Naviglio, da me venivano gli attori dopo il teatro o giornalisti come Giorgio Bocca. Si tirava tardi e magari si andava a prendere lโultimo bicchiere da Fabrizio (Paganini, titolare dellโOsteria Grand Hotel che incontreremo dopo, ndr). Il Pavese รจ coinciso quasi con la mia vita โadultaโ, la ricerca di una Milano piรน distesa e lenta, che guardasse piรน alla campagna e meno ai grattacieli, piรน a Pavia che al centro. Il sud dellโarea metropolitana mi dร i formaggi, i salumi, gli ortaggi. E poi cโรจ il vino dellโOltrepรฒ Pavese con la denominazione Buttafuoco, sulla quale sto puntando da anniโ.
QUESTO ร NULLA…
Nel mensile di dicembre del Gambero Rosso abbiamo raccolto anche le testimonianze di Fabrizio Paganini (Osteria Grand Hotel), Michele Rimpici (Cantina Urbana), Massimo Pili (Osteria del Mare), Silvia e Mauro Dorigo (Farm 65) e molti altri chef che hanno aperto i loro ristoranti sul Naviglio Pavese. Abbiamo preparato anche un ricco approfondimento sugli itinerari da percorrere in ciclovia e una lista delle migliori oasi verdi metropolitane della zona. In piรน, trovate la mappa completa con tutti gli indirizzi per mangiare bene sullโaltro Naviglio!
Il numero lo potete trovare in edicola o in versione digitale, su App Store o Play Store. Abbonamento qui
a cura di Francesca Ciancio
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