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La storia di Vivi, che poi รจ la storia degli ultimi dodici anni di Daniela Gazzini e Cristina Cattaneo, inizia nel 2008, allโinterno del parco di Villa Pamphili, a Roma. Nato, in tempi non sospetti, come bistrot bio allโinterno dellโarea verde aperta al pubblico piรน estesa della Capitale, il progetto รจ poi cresciuto a contemplare un vero e proprio sistema di ristorantini e punti vendita a marchio Vivi, che oggi presidiano il centro della cittร , secondo un comun denominatore. Finora, infatti, Vivi ha vissuto allโinterno di spazi di pertinenza pubblica (con tutte le difficoltร che questa convivenza comporta), che si trattasse del parco comunale, di spazi museali legati a societร di servizi (come Palazzo Braschi e Galleria Borghese), o del teatro Sala Umberto in piazza San Silvestro, con lโunica eccezione del punto vendita nella food hall allโultimo piano della Rinascente di via del Tritone. โTutti spazi bellissimi, di grande fascinoโ spiegano Daniela e Cristina โche ci hanno permesso di relazionarci con un pubblico eterogeneo e far crescere la nostra idea di benessere, a tavola e fuori, nei contesti piรน idoneiโ.
Questo non significa che far crescere il progetto, specie nella dimensione di Villa Pamphili, non sia stata una sfida: โSul Vivi Bistrot del parco abbiamo riversato dallโinizio tutta la nostra energia, anche quando eravamo solo in due a occuparcene, tra mille difficoltร che si protraggono negli anni. Comunicare con il Comune, in quel contesto, รจ complicato: purtroppo le sinergie sono poche, perchรฉ il Comune non รจ abituato a gestire il suo patrimonioโ. Proprio per i ritardi dellโamministrazione capitolina, meno di un anno fa, ViVi all’interno del parco ha rischiato di chiudere per sempre: โLa lettera di sfratto รจ arrivata a inizio dicembre scorso, senza preavviso. La concessione stava per scadere, ma nessuno si era preoccupato di indire un nuovo bando, che a oggi ancora non cโรจ. Per fortuna la nostra petizione ha avuto riscontro, e il Comune ci ha autorizzato a restare fin quando non sarร indetto il nuovo bando, che speriamo di vincere. Ma convivere sempre con questa incertezza, per piรน di dieci anni, ci ha indotto a cercare un posto tutto nostro, meno faticoso: la programmazione per un imprenditore รจ importante, camminare al buio alla lunga apre una feritaโ.
E cosรฌ lโinizio dellโautunno 2020 porta con sรฉ un nuovo inizio: Le Serre by Vivi, in un quadrante della cittร ancora inesplorato. Le serre in questione sono quelle di un vecchio vivaio chiuso da molti anni, allโincrocio tra via Trionfale e via Decio Filipponi, zona Camilluccia. Ancora una volta uno spazio affascinante, rialzato rispetto al piano stradale e dunque intimo e quasi segreto, pur in una zona di grande passaggio (gli ospiti avranno a disposizione anche un grande parcheggio). E dotato di un ampio giardino, che รจ poi una porzione di Villa Blumensthil, di proprietร della famiglia Malvezzi Campeggi. Lโinnamoramento รจ stato istantaneo, la sinergia con la famiglia pure. Lโultimo anno, rallentato dallโemergenza sanitaria, รจ trascorso per ristrutturare lo spazio e arredarlo col gusto che ha sempre contraddistinto le imprese di Vivi: โSiamo partiti dal recupero della serra, per farla diventare il nostro giardino dโinverno. Dentro cโรจ tutto quello che abbiamo recuperato in anni di mercati e fiere, il nostro gusto per i mobili antichi, le stoviglie, le lampade di fine seta cinese in arrivo dal Portogallo, il bancone e le teche di una vecchia cartoleria napoletana di inizio Novecento, che abbiamo fatto smontare e portato qui, perchรฉ diventasse il bancone del nostro barโ. Il progetto รจ stato curato dallโarchitetto Andrea Magnaghi, in collaborazione con lโarredatrice Anna Aliprandi di Marzotto; mentre al giardino ha pensato la paesaggista Blu Mambor.
Obiettivo comune: far vivere la memoria del vivaio, creando al contempo uno spazio caldo e accogliente, col camino in bioetanolo che scalda lโinterno e le grandi vasche rigogliose di piante che movimentano il giardino pavimentato, animato da colorate sedie africane in nylon riciclato da canne da pesca e poltroncine marocchine in โfinta pagliaโ intrecciata. Dunque quello che รจ stato ribattezzato Botanical Garden Restaurant, e aprirร al pubblico a partire dal 1 ottobre, รจ nella pratica un locale destinato a vivere dalle 10 a mezzanotte.
Nella serra principale gli spazi si articolano in american bar e sala longitudinale (un centinaio di coperti in tutto); anche il giardino, dal canto suo, contempla due spazi, uno piรน ampio, con tavoli e sedute per il ristorante, lโaltro piรน riservato, con tavolini bassi e divanetti. Non ci sarร , invece, servizio di caffetteria al banco: โAbbiamo imparato che crea confusione, qui il servizio sarร solo al tavolo, dal brunch del mattino al pranzo, passando per il tea time, lโaperitivo, la cena e il dopocena, con i cocktail botanici di Sara Paternesiโ. Lโofferta รจ quella messa a punto in anni dโattivitร , a partire dalla ricerca di prodotti bio e dalla proposta di menu salutari, con alcune preparazioni in arrivo dal laboratorio centrale operativo dal 2015, quando si รจ reso necessario standardizzare la produzione.
Per la cena, perรฒ, รจ sotto la supervisione dello chef Pantaleone Amato, per la prima volta si cerca di studiare un menu piรน ambizioso (dalla tempura con ortaggi autunnali ed erbe spontanee alle tagliatelle di castagne con porcini e fonduta di taleggio allo zafferano, scontrino medio a cena 35-45 euro), sempre orientato dalla filosofia โspettinataโ del gruppo, che ora รจ ancor piรน centrata sul discorso clean food: โNon solo bio, ma anche pulito, dunque meno impattante possibile per lโambiente. A questo proposito uova e verdure arriveranno dallโazienda di Arianna Vulpiani, alle porte di Roma. Ma stiamo anche lavorando, con una societร di Pordenone, alla creazione di un sistema di idroponica destinato a servire Romaโ.
Nel frattempo lโazienda รจ cresciuta a comprendere una cinquantina di dipendenti, in gran parte donne, molti di lunga data. E anche questa รจ una delle prerogative della societร Benefit che Vivi รจ diventata lo scorso giugno, in attesa di concretizzare anche lโiter per diventare B Corp (nel mondo del food sono ancora in pochi ad avere la certificazione, che invece รจ molto piรน conosciuta in altri settori e attesta la sostenibilitร e lโetica del lavoro di unโattivitร ). Ultima chicca: la bottega delle Serre, su via Filipponi: uno spazio che sarร rivendita di prodotti, dalle uova alla pasta Felicetti al cioccolato di Said. E perchรฉ no anche delle bellissime stoviglie recuperate in tutto il mondo da Daniela e Cristina.
ย Le Serre by Vivi โ Roma โ via Decio Filipponi, 1 – 06 83986929 โ dal 1 ottobre – www.vivibistrot.com
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