Del ritrovato desiderio di ritorno alla terra condiviso da molti cittadini italiani negli ultimi anni, ormai, รจ anche superfluo parlarne. Complici i ritmi di vita sempre piรน frenetici โ recentemente decelerati dal lockdown โ la vita di campagna oggi rappresenta un sogno nel cassetto per molti. Se si aggiunge, poi, il sempre piรน citato recupero delle tradizioni antiche e del legame con la terra, ecco spiegata lโesigenza attuale di riportare in auge le pratiche contadine di una volta. Certo, lโidea nostalgica della campagna รจ ben lontana dalla realtร della situazione: un lavoro duro, fatto di sacrifici e sveglie allโalba, un mondo spesso rappresentato in maniera romantica, ma che comporta sforzi e rinunce. E poi, รจ davvero auspicabile un ritorno al passato? Probabilmente no, ma prendere in prestito vecchie abitudine e adattarle ai tempi moderni รจ possibile, soprattutto in un periodo in cui la crisi climatica โ e la conseguente necessitร di cambiare abitudini, a cominciare dalla tavola โ si fa sempre piรน urgente.
Ne parla anche Monica Sommacampagna, giornalista, sommelier, scrittrice e buongustaia veronese che, nomen omen, nel suo libro La cucina di Campagna, edito da Gribaudo, racconta di tradizioni e piatti contadini, senza perรฒ cedere alla nostalgia, โi nostri nonni, che amavano i fatti, non avrebbero graditoโ. Lโintento, quindi, รจ quello di โstimolare la passione contemporanea e portare il lettore a scoprire ricette povere, nate da un rapporto autentico con il territorioโ. Non prima, perรฒ, di aver analizzato la crescita del settore primario, โguardato con interesse dalle nuove generazioniโ e la voglia degli italiani di abbandonare la cittร : โPer le donne e gli uomini con le dita โ o con la vita โ incollate a tastiere di personal computer o di smartphone, quotidianamente rinchiusi in uffici, centri commerciali o case sempre piรน piccole e simili, la sola idea di affondare le mani in un pugno di terra spesso rasenta la mitologia, evocando un recondito, inconscio rimpianto dei ‘bei tempi che furono’โ.
Chi non puรฒ fare una scelta di vita tanto definitiva si dedica comunque alla coltivazione a livello amatoriale: in base a unโindagine del 2018 effettuata da Coldiretti/IXE, 6 italiani su 10 curano lโorto per hobby. Sono i contadini urbani, moderni anelli di congiunzione tra vita (e alimentazione) di campagna e di cittร , lontane, sรฌ, ma unite nei mercati, โche contribuirono in maniera determinante a diffondere i prodotti ruraliโ. Seppur piรน ricca a livello di ingredienti, la cucina di campagna non era certo opulenta: si รจ sviluppata, infatti, in tempi di fame, ed รจ sempre stata soggetta alle bizzarrie del tempo e gli sbalzi climatici. Problematiche che nei nostri avi hanno stimolato fantasia ed estro, oltre alla rara capacitร di inventare ricette sostanziose e golose a partire dai pochi ingredienti disponibili in dispensa.
Prima regola: fare scorte. Soprattutto in vista delle giornate di magra, in cui si riutilizzava qualsiasi avanzo. ร cosรฌ che sono nati alcuni dei piatti di recupero della tradizione italiana, zuppe e minestre in primis, ma anche le conserve, i sottโoli e le confetture, per preservare i prodotti della stagione il piรน a lungo possibile. Non era poi cosรฌ semplice la vita degli agricoltori, come spiega lโautrice nel capitolo โToccata e fuga in un passato contadinoโ. A offrire una dura e realistica istantanea delle realtร rurali รจ il film del 1978 di Ermanno Olmi, โLโalbero degli zoccoliโ, girato nella campagna bergamasca e lombarda e interpretato dagli stessi contadini. Non si lavorava per passione, come invece si tende a pensare oggi, ma per sopravvivenza, โcon la speranza di mettere qualcosa sotto i dentiโ, sotto lo sguardo severo di una natura โora generosa, ora tirannaโ.
Per approfondire meglio la storia della cultura agricola ci sono poi i musei contadini italiani, come quello di Bonferraro, in unโantica corte del Seicento, dove รจ stata ricostruita una cucina con stoviglie e arredi tradizionali, oppure quello di Grancona, con una collezione di oggettistica e attrezzature del passato. Le difficoltร non mancavano ed รจ doveroso ricordarlo, ma oggi possiamo allontanarci dalla โvisione a tinte foscheโ di quel tempo, conservando invece โil ricordo affettuoso di alcuni piattiโ. Sommacampagna invita i lettori a portare la campagna al centro della nostra vita, โriattivando la memoria sulla generositร , sullo spirito di solidarietร , sui valori ancora attuali del passatoโ. Non per dimenticare, โma per trarre dalla straordinaria tenacia dei nostri progenitori la โricettaโ originale per alimentare la nostra quotidianitร โ.
Prima di fornire delle ricette sfiziose (nel libro suddivise fra colazione, pranzo, cena, merenda, dispensa e prodotti da forno), รจ bene fare un ripasso delle risorse della cucina povera. Intanto, i condimenti: si usavano spesso lardo o cotenne di maiale, oltre allโolio di oliva, alimento prezioso sempre presente fra le famiglie contadine. Re della tavola era il pane, โpadre di una miriade di preparazioniโ, soprattutto nella versione secca, che veniva bagnata e riutilizzata per diverse preparazioni. Ad accompagnare i piatti, perรฒ, era anche la polenta, che โmoltiplicava i sapori e regalava lโillusione che con poco si potesse mangiare moltoโ, specialmente se condita con latte, cipolle e formaggio. Immancabili i fagioli, soprannominati la โcarne dei poveriโ, e poi le uova, con cui si preparava la pasta oppure la frittata, ricetta ideale per restituire consistenza agli avanzi. Del maiale, si sa, non si butta via niente: con i pochi resti si otteneva un brodo in cui tuffare la pasta o il pane raffermo. Meno citati ma altrettanto importanti anche i pesci di fosso come il luccio, oltre a rane e lumache. I dolci, infine, erano riservati alle occasioni speciali e le ricorrenze religiose ed erano perlopiรน preparazioni rustiche e fatte con pochi ingredienti.
Un dolce povero ma ricco di varianti in tutta Italia, di origini antiche (sembra abbia natali lucchesi e risalga alla metร del Cinquecento) e diffuso nelle aree rurali delle zone dellโAppennino tosco-emiliano. La sua stagione รจ lโautunno, che celebra la raccolta delle castagne e dei marroni con innumerevoli sagre e feste paesane. ร dโobbligo lโabbinamento con il vino novello, passito o Vin Santo.
Ingredienti
400 g. di farina di castagne
50 g. di zucchero
50 g. di uva passa
50 g. di pinoli
1 rametto di rosmarino
Olio extravergine di oliva
Sale
Mescolate in una ciotola la farina con 4 cucchiai di olio, lo zucchero e un pizzico di sale; unite poco per volta 9 dl di acqua fredda, mescolando di continuo per ottenere un impasto liscio e senza grumi. Ungete con olio il fondo e le pareti di uno stampo basso, quadrato o rotondo, del diametro o del lato di 24 centimetri. Versatevi il composto in uno strato uniforme, livellatelo e cospargetelo con lโuva passa, precedentemente ammollata in acqua tiepida e strizzata, i pinoli e il rosmarino tritato. Cuocete il castagnaccio in forno a 200ยฐC per circa 50 minuti, quindi sfornatelo, lasciatelo raffreddare e servitelo direttamente dallo stampo.
Ingredienti
1 cipolla
1 costa di sedano
1 carota
1 pomodoro maturo
200 g. di foglie di cavolo nero
300 g. di fagioli borlotti freschi
1,5 l. di brodo vegetale
150 g. di farina di mais
Olio extravergine di oliva
Sale
Pepe
Tritate insieme la cipolla, il sedano e la carota. Tritate grossolanamente il pomodoro e affettate il cavolo. In un a casseruola fate soffriggere il trito di cipolla, sedano e carota con qualche cucchiaio di olio; quando sarร appassito unite il pomodoro, i fagioli e il cavolo. Bagnate con il brodo e lasciate cuocere per 30 minuti a partire dal bollore. Salate, pepate, quindi versate a pioggia la farina gialla, mescolando continuamente con un cucchiaio di legno per evitare la formazione di grumi. Fate cuocere ancora la preparazione per 45 minuti, mescolando spesso; aggiustate, infine, di sale e pepe. Distribuite la minestra nei piatti, irroratela con un filo di olio e servitela.
Si raccolgono a primavera, in alcuni casi anche dโestate, naturalmente con apposite precauzioni per evitare la loro notoria azione urticante. In cucina se ne utilizzano le cimette, che vanno lavate accuratamente e intenerite, immergendole per pochi minuti in acqua bollente. Ricche di sali minerali come fosforo, magnesio, potassio e silicio, di vitamine A, C e K e di acido folico, le ortiche svolgono unโazione tonificante, depurativa, ricostituente e antinfiammatoria. Da provare anche nelle frittate e nelle zuppe, oltre che per preparare tisane depurative.
Ingredienti
400 g. di riso
3 manciate di germogli di ortica
50 g. di pancetta in una sola fetta
1 cipolla
1 ciuffo di prezzemolo
1,5 l. di brodo vegetale
Grana Padano grattugiato
Olio extravergine di oliva
Sale
Pepe
Preparate un battuto di pancetta, cipolla e prezzemolo e mettetelo a soffriggere in una casseruola nella quale avrete riscaldato un poโ dโolio. Lavate i germogli di ortica proteggendovi le mani con dei guanti di lattice, tritateli e aggiungeteli al soffritto. Lasciate insaporire, poi coprire con poco brodo e fate sobbollire per 15 minuti. Versate il riso e portatelo a cottura, mescolando di frequente e unendo altro brodo bollente se necessario. A fuoco spento aggiustate di sale e pepe e incorporate il formaggio grattugiato.
Ingredienti
1 kg. di mandorle
1 kg. di zucchero
Olio di semi
Pulite le mandorle e tostatele in forno finchรฉ non diventano dorate, poi tritatele con la mezzaluna. In una pentola sciogliete lo zucchero a fuoco basso con mezzo bicchiere dโacqua; unite le mandorle tritate e mescolate. Quando รจ tutto amalgamato, versate il composto sopra un piano di marmo o su una lastra di metallo unti dโolio e date una forma a piacere. lasciate raffreddare, tagliate in pezzi e servite. Prima che la pasta si raffreddi, si puรฒ decorare con confetti.
Ingredienti
500 g. di patate
80 g. di farina
1 uovo
Olio extravergine di oliva
Sale
Lessate le patate con la buccia, pelatele ancora calde e passatele allo schiacciapatate, raccogliendo il ricavato in una ciotola. Unite la farina, lโuovo, un filo di olio e un pizzico di sale e lavorate il tutto fino a ottenere una pasta liscia e per niente appiccicosa: se necessario, incorporate altra farina. Trasferite lโimpasto in una teglia unta di olio, livellate la superficie e guarnite a piacere. Cuocete in forno giร caldo a 200ยฐC per circa 30 minuti, sfornate e servite.
Le cotogne, raccolte a ottobre, venivano venerate dagli antichi greci, che attribuivano ai frutti dei poteri afrodisiaci. La coltivazione in Italia oggi รจ poco diffusa, ma questa mela permette di ottenere una consistenza gelatinosa utile per le confetture grazie allโelevato contenuto di pectina. Cโรจ poi la cotognata, marmellata dalla consistenza dura che viene servita come merenda.
Ingredienti
1 kg. di mele cotogne
400 g. di miele millefiori
Lavate le mele e asciugatele con un canovaccio. Tagliatele a pezzi ed eliminate i torsoli, ma non sbucciatele. Versatele in una casseruola di acciaio inossidabile, copritele con dellโacqua e fatele cuocere per 30 minuti da quando inizia il bollore, poi passate il tutto con il passaverdura. Unite alla purea il miele, mescolando, quindi rimettete su fuoco e lasciate cuocere a fiamma moderata per il tempo necessario, rimestando spesso. Quando al marmellata avrร raggiunto al consistenza desiderata, versatela nei vasi preriscaldati, chiudeteli ermeticamente e capovolgeteli su una superficie di legno. Quando saranno freddi, riponeteli in un luogo fresco e buio. Si consiglia di consumare dopo 30 giorni.
La cucina di campagna โ ed. Gribaudo โ pp. 288 โ Euro 9,90
a cura di Michela Becchi
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