Questa รจ la storia di due fratelli, Giorgio e Andrea Romanese, che hanno deciso di sperimentare un metodo di affinamento del loro Trentodoc usando il letto di un lago di montagna come cantina e riuscendo a produrre un vino unico nel suo genere.
Lโidea รจ venuta a Giorgio che, assieme al fratello Andrea, ha ricevuto qualche anno fa in ereditร cinque ettari di terra coltivati a vigneto a seicento metri sul livello del mare in Valsugana. Fino a quel momento i fratelli si occupavano di altro, ma era unโereditร troppo importante da abbandonare. Si sono messi a studiare, a provare, a sbagliare. โCi abbiamo messo dieci anni a fare un grappolo di qualitร โ racconta Giorgio โma non abbiamo mai rinunciato. Io conoscevo il metodo perchรฉ avevo studiato enologia, ma non bastavaโ. Sono andati avanti con caparbietร fino a quando hanno iniziato a produrre le prime bottiglie. โQuando ti trovi da solo ti devi arrangiareโ dice Giorgio โe noi lo abbiamo fatto fin dallโinizio, fino ad arrivare a produrre del buon vinoโ.
Ma quella cantina e quella terra ricevute in ereditร dal padre dieci anni prima avevano ancora bisogno di qualcosa. E cosรฌ nel 2013, dopo aver studiato ed essere andato un po’ in giro per il mondo, Giorgio decide di provare ad affinare in fondo al lago una parte delle bottiglie del loro chardonnay spumantizzato con metodo classico (mille bottiglie su un totale di quattromila), lago che fin da ragazzino era stato suo compagno di avventure e di giochi durante lโestate. L’affinamento sott’acqua รจ una pratica di cui abbiamo qualche esperienza giร in Italia (la piรน nota รจ forse quella di Bisson, con il suo Abissi) ma ancora molto rara.
โCi hanno presi per pazzi qui intorno, pensavano che non saremmo arrivati da nessuna parte con quelle bottiglieโ. Ma il pensiero era fisso: cosa cโรจ di meglio del buio del fondo di un lago, a una temperatura pressochรฉ costante sia dโestate, quando all’esterno si raggiungono anche i 30ยฐC, sia dโinverno, quando una coltre di ghiaccio ricopre la superficie del lago, e la totale assenza di luce, per garantire un affinamento ottimale? E cosรฌ hanno provato a calare nel lago due gabbie da cinquecento bottiglie per due anni. Lโattesa e la pazienza sono le virtรน dei vignaioli e i fratelli Romanese non fanno eccezione: โogni tanto controllavamo lo stato delle bottiglie avvalendoci dellโaiuto di un gruppo di sub locali, nostri amici, che ne ripescavano una per verificare lโevoluzione e la qualitร del vinoโ.
Il risultato, perรฒ, รจ stato sorprendente: un vino trasformato, dai profumi unici, setoso e di grande identitร , in grado di rappresentare splendidamente il proprio territorio di montagna. Lagorai Trentodoc dosaggio zero รจ il nome delle bottiglie, tutte numerate, che escono ogni due anni dal lago (le prossime verranno ripescate ad ottobre 2020), che vengono pulite dai segni del tempo, etichettate e messe in vendita. โร stata una grande soddisfazione assaggiare la prima volta questo vino custodito in fondo al lagoโ sorride Giorgio โperchรฉ questa tecnica lo fa evolvere, trasformare in qualcosa di diverso, magico e molto specialeโ.
La Cantina Romanese fa parte delle cinquantatrรฉ cantine che rappresentano in Trentino le bollicine di montagna e che seguono un disciplinare rigorosissimo. Il Lagorai รจ oggi il loro fiore allโocchiello; le bottiglie vengono vendute a grandi ristoranti, finiscono in carte dei vini selezionate o si possono trovare in cantina che apre tutti i fine settimana ai turisti e dove si organizzano anche degustazioni e sedute di yoga.
Giorgio e Andrea rappresentano oggi un punto di riferimento per la Valsugana: il loro vino fa un percorso incredibile e passa nel giro di pochi mesi dai seicento metri di altitudine ai venti di profonditร di un lago. E forse loro padre ci aveva davvero visto giusto: quei cinque ettari di smarrimento sono diventati, oggi, dopo tanti sforzi, paure e coraggio cinque ettari di sorrisi e pura felicitร .
Cantina Romanese – Levico Terme (TN) – SP11, 52 – 347 381 7590 – [email protected]
a cura di Tommaso Costa
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