Chi guarda il bicchiere mezzo pieno vede una regione dinamica che permette alle sue etichette più blasonate di andare all’attacco di mercati che sembravano irraggiungibili fino a poco tempo fa. Il pessimista, quello che, invece, il bicchiere lo vede sempre mezzo vuoto, pensa che all’estero le aziende valdostane di successo sono poche e che quel successo sorride solo alle realtà più organizzate e più grandi. Ragionando un po’ più in profondità, ci si rende conto che i numeri del vino regionale lo condannano inesorabilmente a rimanere entro i propri confini e ad aspettare gli stranieri in casa. Le due posizioni hanno le loro buone ragioni, anche se alla fine la differenza la fa solo la mentalità del produttore: c’è chi osa e chi si accontenta.
Questa è in definitiva l’esatta immagine della Valle d’Aosta vitivinicola: il potenziale che offre il clima di montagna e la diversità dei suoi suoli è indubbio, ma è più rassicurante non prendere rischi e stare tranquilli in attesa. Il problema è che così facendo non si cresce e il mercato, anziché aggredirlo, lo subisci. Come in tante altre regioni del nostro paese, sono troppi i viticoltori che disperdono le proprie forze, coltivando tanti vitigni solo per motivi commerciali, senza mai capire fino in fondo quale sia la vocazione del luogo. Il prezzo di questi vini lo fa il mercato e quasi sempre il genius loci rimane nascosto. Ed è proprio questo il vero peccato; all’eccezione di pochi casi in cui è nato un connubio forte tra vitigno e territorio, sovente più per motivi geografici – vedi il caso del nebbiolo a Donnas in Bassa Valle, al confine con il Piemonte – che per affinità elettive,è il mercato a condizionare le scelte.
Il vero dispiacere è che i grandi vini della Valle, che per fortuna sono anche numerosi, sono più opera dei singoli viticoltori che frutto di un’ampia presa di coscienza generale. Tra i vini premiati sulla guida Vini d’Italia 2024 di Gambero Rosso qui ci concentriamo sui due Chardonnay che hanno ottenuto i Tre Bicchieri. Uno è lo Chardonnay Cuvée Bois 2021 – Les Crêtes, dal colore brillante, con un naso in cui spiccano le note di acacia e miele armonizzate dall’elegante apporto olfattivo della barrique. In bocca è ricco con un lungo finale, l’altro è lo Chardonnay Mains et Coeur 2021 – Maison Anselmet, sorprendente,, con un’armonica nota speziata, caffè tostato e fiori di acacia, bocca possente ma fresca che si allunga in un finale di carattere.
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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