Attualitร 

Dieci piatti indimenticabili di Gualtiero Marchesi

Dal raviolo aperto al dripping di pesce. Chi non conosce i piatti iconici di Gualtiero Marchesi: ecco quali sono e come sono nati

  • 09 Gennaio, 2025

Gualtiero Marchesi รจ considerato il padre della cucina moderna italiana. Nel 1977, giร  ultra 40enne, apriva il suo primo ristorante diventato famoso anche per essere stata la fucina della formazione di grandi chef italiani delle nuove generazioni. Parliamo di Carlo Cracco, Davide Oldani, Andrea Berton, Ernst Knam e molti altri, soprannominati i Marchesi boys. Gualtiero Marchesi non รจ stato solo uno chef, ma un precursore e un innovatore della cucina italiana e ha definitivamente fatto girare il marchio dell’alta cucina del nostro Paese in tutto il mondo. I suoi piatti sono diventati iconici. Chi non conosce il raviolo aperto o il riso oro e zafferano. Per omaggiarlo abbiamo preparato un excursus dei suoi dieci piatti piรน significativi.

I 10 piatti iconici di Gualtiero Marchesi

Insalata di spaghetti al caviale, erba cipollina – 1980

Icona dellโ€™italianitร  a tavola, la pasta per Marchesi รจ sempre stata unโ€™ossessione. Dapprima rifiutata, in quanto disordinata e sovrabbondante, retaggio quantitativo della povertร , รจ stata poi riscattata inopinatamente. Fungendo innanzitutto da complemento e supporto per altri elementi, nella cartesiana separazione dei gusti. In questi Spaghetti e caviale tuttavia cโ€™รจ di piรน: il principio dellโ€™interpolazione tanto caro al maestro, fra motivi alti e bassi; soprattutto la temperatura fredda di servizio, che valorizza le uova di storione esaltandone la sapiditร , ancora una volta con un ricordo di Giappone; last but non least la possibilitร  di far scivolare un classico primo piatto in antipasto.

Sushi all’italiana (Atto unico di pesce) – 1980

โ€œLa voga della cucina giapponese? Basta sfogliare uno storico numero del Gambero Rosso per scoprire che risale al 2002-2003โ€, sostiene Ferran Adriร , che se la intesta. A torto, questa volta, visto che la timbrica giapponese ha sempre informato la cucina di Marchesi, capace di attingere con eclettismo da molteplici fonti, le stesse dei cuochi di oggi. Perfino Moreno Cedroni, che ha esplorato come nessuno il โ€œsusciโ€ italiano, ne ha riconosciuto la paternitร .

Riso, oro e zafferano – 1981

Lโ€™icona per eccellenza di Gualtiero Marchesi, pater certus della nuova cucina italiana. Nella preparazione si segue un procedimento proprio, mutuato da tanti discepoli (vedi il burro acido nella mantecatura finale, che rimpiazza gran parte del Grana, vettore di aciditร ). Ma รจ soprattutto la bellezza a stordire: contrasto di forma circolare e quadrata, secondo lโ€™estetica giapponese; bordo nero e un cuore dโ€™oro che santifica la tradizione come un luccichio nellโ€™iconostasi, segnando il transito verso unโ€™altra dimensione. Perchรฉ โ€œil tipico รจ anche miticoโ€, scriveva Thomas Mann.

Raviolo aperto – 1982

Un capolavoro nato per caso, dal racconto di una conoscente che aveva mangiato un raviolo non ben sigillato durante un banchetto. โ€œPer quanto si trattasse di una nota negativa, lโ€™aggettivo โ€˜apertoโ€™ riferito ai ravioli cominciรฒ a turbinarmi in testa fino a ispirare il nuovo piattoโ€. Significa cottura espressa tanto della pasta che del ripieno di pesce (capesante) o di carne (rognone e animelle), valorizzato nelle sue consistenze; nonchรฉ abbattimento della frontiera dorata che lo separa dalla salsa, in anticipo sulle ricerche di Adriร . Soprattutto, mentre si diffondeva la teoria di Umberto Eco sullโ€™Opera aperta, uno scassinamento della tradizione che apre il tesoro di nuove possibilitร  interpretative.

Seppia al nero – 1983

Cucina โ€œper via di levareโ€ e non โ€œper via di porreโ€: questa รจ stata la lezione fondamentale di Marchesi. Come per Michelangelo, รจ la materia a contenere in nuce la propria elaborazione, che sta al cuoco decifrare e porre in essere, fino alla chimera del mono-ingrediente. Viene sfiorata nella seppia al nero, composta del mollusco bollito e di una salsa di nero montata al burro.ย  Dove รจ la forma leggiadra dei tentacoli e del corpo a risaltare nella sua naturalezza, ancora una volta secondo lโ€™estetica giapponese, ostile alla geometrizzazione della scuola europea.

Costoletta alla milanese del 2000 – 1991

Un altro capolavoro ispirato al repertorio regionale italiano, perchรฉ โ€œle novitร  si ottengono arrangiando in maniera inedita le cose del passatoโ€, secondo la citazione di Jacques Monod tanto amata da Marchesi. In questo caso la costoletta, tagliata spessa e poi ridotta in cubi, impanata e fritta, coniuga il ludus della presentazione a puzzle con le ragioni del food design. Perchรฉ la fruizione รจ semplificata (non occorre il coltello); in assenza di tagli la crosta non si imbibisce, perdendo croccante; soprattutto viene ottimizzata la proporzione con la carne, vera cifra golosa del piatto.

Anitra al torchio โ€“ 1993

Tutto, il contrario di tutto, il contrario del contrario di tutto, con una cifra stilistica inconfondibile. Risale agli anni โ€™90 lโ€™emancipazione di Marchesi dalla nouvelle cuisine attraverso il ripescaggio del servizio classico per pietanze particolari, la cui matericitร  sconsiglia lโ€™impiattamento al passe. รˆ il caso dellโ€™anatra ร  la presse, oggi oggetto di struggente neo-stalgia, eseguita da tempi non sospetti con torchiatura al tavolo. Rientra nel concetto di โ€œcucina totaleโ€, intesa come circolo di prodotto, elaborazione e servizio, passato, presente e futuro. Ma fra le intuizioni di Marchesi cโ€™รจ posto anche per unโ€™anticipazione della cucina conviviale dellโ€™allievo prediletto, Lopriore: si tratta di Lazy Susy, complesso di elaborazioni servite a centro tavola in una pentola dโ€™argento riscaldata, che sembra uscita dal laboratorio del compianto Andrea Salvetti.

Dripping di pesce – 2004

โ€œIn pittura, come in cucina, bisogna lasciar cadere qualcosa da qualche parte. Nella caduta la materia si trasforma (si deforma): la goccia si distende e lโ€™alimento diventa piรน tenero: si produce una materia nuova (il movimento crea la materia)โ€, scriveva Roland Barthes a proposito del pittore Rรฉquichot, tracciando un parallelo coraggioso fra arti maggiori e minori. Ed รจ il concetto di questo piatto rivoluzionario, ispirato a Jackson Pollock, cui il cuoco ruba il gesto per applicarlo alle diverse salse. Protagonista assoluto il colore, che รจ giร  gusto, essenza, emozione.

Quattro paste – 2006

Con gli anni tuttavia la pasta si รจ emancipata dal ruolo di supporto e complemento per diventare protagonista assoluta: รจ il caso delle Quattro paste, piatto incentrato sul concetto rivoluzionario di food design, implicito nei diversi formati che ogni italiano tiene in dispensa. Lโ€™attenzione viene dirottata sulla โ€œforma del gustoโ€, per dirla con Davide Scabin, attraverso il minimalismo del condimento, composto solo di olio e pecorino, binomio indissociabile per Marchesi, al pari di quello burro-Grana. Matericitร  e minimalismo, in direzione โ€œmeno cucinaโ€; ancora una volta con una reminiscenza artistica, nella fattispecie di Andy Warhol come scintilla dellโ€™ispirazione.

Rosso e nero – 2011

โ€œQuella di Marchesi รจ stata innanzitutto una rivoluzione esteticaโ€, sosteneva il grande fotografo gastronomo Bob Noto. Sta di fatto che in anticipo su Massimo Bottura, nel solco di Cipriani e del suo Carpaccio, Marchesi non ha mai smesso dโ€™ispirarsi alle arti visive, coltivando il filone del pittorialismo. Ne รจ un esempio questo omaggio a Lucio Fontana (altra dedica a un artista era stato lโ€™Uovo al Burri nel 2007), dove il piatto รจ una tela per contrasti che deflagrano in bocca. A dominare รจ la matericitร  del colore in una disposizione aleatoria, generata dal contatto fra la salsa di gazpacho e la maionese al nero di seppia, a garanzia di un altro principio dellโ€™estetica giapponese: che il piatto resti bello mentre viene mangiato.

 

 

 

ยฉ Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati.

Made with love by Programmatic Advertising Ltd