Gualtiero Marchesi รจ considerato il padre della cucina moderna italiana. Nel 1977, giร ultra 40enne, apriva il suo primo ristorante diventato famoso anche per essere stata la fucina della formazione di grandi chef italiani delle nuove generazioni. Parliamo di Carlo Cracco, Davide Oldani, Andrea Berton, Ernst Knam e molti altri, soprannominati i Marchesi boys. Gualtiero Marchesi non รจ stato solo uno chef, ma un precursore e un innovatore della cucina italiana e ha definitivamente fatto girare il marchio dell’alta cucina del nostro Paese in tutto il mondo. I suoi piatti sono diventati iconici. Chi non conosce il raviolo aperto o il riso oro e zafferano. Per omaggiarlo abbiamo preparato un excursus dei suoi dieci piatti piรน significativi.
Icona dellโitalianitร a tavola, la pasta per Marchesi รจ sempre stata unโossessione. Dapprima rifiutata, in quanto disordinata e sovrabbondante, retaggio quantitativo della povertร , รจ stata poi riscattata inopinatamente. Fungendo innanzitutto da complemento e supporto per altri elementi, nella cartesiana separazione dei gusti. In questi Spaghetti e caviale tuttavia cโรจ di piรน: il principio dellโinterpolazione tanto caro al maestro, fra motivi alti e bassi; soprattutto la temperatura fredda di servizio, che valorizza le uova di storione esaltandone la sapiditร , ancora una volta con un ricordo di Giappone; last but non least la possibilitร di far scivolare un classico primo piatto in antipasto.
โLa voga della cucina giapponese? Basta sfogliare uno storico numero del Gambero Rosso per scoprire che risale al 2002-2003โ, sostiene Ferran Adriร , che se la intesta. A torto, questa volta, visto che la timbrica giapponese ha sempre informato la cucina di Marchesi, capace di attingere con eclettismo da molteplici fonti, le stesse dei cuochi di oggi. Perfino Moreno Cedroni, che ha esplorato come nessuno il โsusciโ italiano, ne ha riconosciuto la paternitร .
Lโicona per eccellenza di Gualtiero Marchesi, pater certus della nuova cucina italiana. Nella preparazione si segue un procedimento proprio, mutuato da tanti discepoli (vedi il burro acido nella mantecatura finale, che rimpiazza gran parte del Grana, vettore di aciditร ). Ma รจ soprattutto la bellezza a stordire: contrasto di forma circolare e quadrata, secondo lโestetica giapponese; bordo nero e un cuore dโoro che santifica la tradizione come un luccichio nellโiconostasi, segnando il transito verso unโaltra dimensione. Perchรฉ โil tipico รจ anche miticoโ, scriveva Thomas Mann.
Un capolavoro nato per caso, dal racconto di una conoscente che aveva mangiato un raviolo non ben sigillato durante un banchetto. โPer quanto si trattasse di una nota negativa, lโaggettivo โapertoโ riferito ai ravioli cominciรฒ a turbinarmi in testa fino a ispirare il nuovo piattoโ. Significa cottura espressa tanto della pasta che del ripieno di pesce (capesante) o di carne (rognone e animelle), valorizzato nelle sue consistenze; nonchรฉ abbattimento della frontiera dorata che lo separa dalla salsa, in anticipo sulle ricerche di Adriร . Soprattutto, mentre si diffondeva la teoria di Umberto Eco sullโOpera aperta, uno scassinamento della tradizione che apre il tesoro di nuove possibilitร interpretative.
Cucina โper via di levareโ e non โper via di porreโ: questa รจ stata la lezione fondamentale di Marchesi. Come per Michelangelo, รจ la materia a contenere in nuce la propria elaborazione, che sta al cuoco decifrare e porre in essere, fino alla chimera del mono-ingrediente. Viene sfiorata nella seppia al nero, composta del mollusco bollito e di una salsa di nero montata al burro.ย Dove รจ la forma leggiadra dei tentacoli e del corpo a risaltare nella sua naturalezza, ancora una volta secondo lโestetica giapponese, ostile alla geometrizzazione della scuola europea.
Un altro capolavoro ispirato al repertorio regionale italiano, perchรฉ โle novitร si ottengono arrangiando in maniera inedita le cose del passatoโ, secondo la citazione di Jacques Monod tanto amata da Marchesi. In questo caso la costoletta, tagliata spessa e poi ridotta in cubi, impanata e fritta, coniuga il ludus della presentazione a puzzle con le ragioni del food design. Perchรฉ la fruizione รจ semplificata (non occorre il coltello); in assenza di tagli la crosta non si imbibisce, perdendo croccante; soprattutto viene ottimizzata la proporzione con la carne, vera cifra golosa del piatto.
Tutto, il contrario di tutto, il contrario del contrario di tutto, con una cifra stilistica inconfondibile. Risale agli anni โ90 lโemancipazione di Marchesi dalla nouvelle cuisine attraverso il ripescaggio del servizio classico per pietanze particolari, la cui matericitร sconsiglia lโimpiattamento al passe. ร il caso dellโanatra ร la presse, oggi oggetto di struggente neo-stalgia, eseguita da tempi non sospetti con torchiatura al tavolo. Rientra nel concetto di โcucina totaleโ, intesa come circolo di prodotto, elaborazione e servizio, passato, presente e futuro. Ma fra le intuizioni di Marchesi cโรจ posto anche per unโanticipazione della cucina conviviale dellโallievo prediletto, Lopriore: si tratta di Lazy Susy, complesso di elaborazioni servite a centro tavola in una pentola dโargento riscaldata, che sembra uscita dal laboratorio del compianto Andrea Salvetti.
โIn pittura, come in cucina, bisogna lasciar cadere qualcosa da qualche parte. Nella caduta la materia si trasforma (si deforma): la goccia si distende e lโalimento diventa piรน tenero: si produce una materia nuova (il movimento crea la materia)โ, scriveva Roland Barthes a proposito del pittore Rรฉquichot, tracciando un parallelo coraggioso fra arti maggiori e minori. Ed รจ il concetto di questo piatto rivoluzionario, ispirato a Jackson Pollock, cui il cuoco ruba il gesto per applicarlo alle diverse salse. Protagonista assoluto il colore, che รจ giร gusto, essenza, emozione.
Con gli anni tuttavia la pasta si รจ emancipata dal ruolo di supporto e complemento per diventare protagonista assoluta: รจ il caso delle Quattro paste, piatto incentrato sul concetto rivoluzionario di food design, implicito nei diversi formati che ogni italiano tiene in dispensa. Lโattenzione viene dirottata sulla โforma del gustoโ, per dirla con Davide Scabin, attraverso il minimalismo del condimento, composto solo di olio e pecorino, binomio indissociabile per Marchesi, al pari di quello burro-Grana. Matericitร e minimalismo, in direzione โmeno cucinaโ; ancora una volta con una reminiscenza artistica, nella fattispecie di Andy Warhol come scintilla dellโispirazione.
โQuella di Marchesi รจ stata innanzitutto una rivoluzione esteticaโ, sosteneva il grande fotografo gastronomo Bob Noto. Sta di fatto che in anticipo su Massimo Bottura, nel solco di Cipriani e del suo Carpaccio, Marchesi non ha mai smesso dโispirarsi alle arti visive, coltivando il filone del pittorialismo. Ne รจ un esempio questo omaggio a Lucio Fontana (altra dedica a un artista era stato lโUovo al Burri nel 2007), dove il piatto รจ una tela per contrasti che deflagrano in bocca. A dominare รจ la matericitร del colore in una disposizione aleatoria, generata dal contatto fra la salsa di gazpacho e la maionese al nero di seppia, a garanzia di un altro principio dellโestetica giapponese: che il piatto resti bello mentre viene mangiato.
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