Giร con quel loro nome cosรฌ evocativo, i Quaresimali genovesi ci riportano con la mente a quei tempi passati in cui le tradizioni, ma anche le privazioni, s’intrecciavano saldamente lasciando libero sfogo alla fantasia: quella stessa che, un giorno lontano del Cinquecento, dovette incendiare l’estro creativo delle monache agostiniane di San Tommaso che diedero vita a questi dolcetti deliziosi, riuscendo ad aggirare brillantemente le rigidissime regole imposte dal calendario quaresimale che imponevano tanto l’astinenza dalle carni quanto l’uso di grassi animali. Marzapani, mostaccioli e canestrellini divennero da allora i raffinati (quanto dolcissimi) protagonisti della tradizione pasticcera genovese, veri e propri peccati di gola nei lunghi giorni di magro che precedono la Pasqua. E che rappresentano un ulteriore tassello di quell’affascinante percorsoย storico-gastronomico che lega l’antica cultura arabo-persiana dell’impastare le mandorle con lo zucchero – portata in Italia grazie al ruolo commerciale svolto dalle Repubbliche Marinare, tra cui ovviamente Genova – con la successiva tradizione che vide proprio nella pasta di mandorle una presenza costante sulle tavole nobiliari del Settecento.
E se certo ai giorni nostri le limitazioni religiose appaiono sbiadite se non del tutto scomparse, quantomeno per quel che riguarda il senso comune, questi biscottini continuano a rappresentare un banco di prova importante per le migliori insegne del capoluogo ligure. Una visita al laboratorio della pasticceria Tagliafico, attiva dal 1890, offre l’occasione per conoscere i segreti di una lavorazione, all’apparenza semplice, che tuttavia giร a partire dall’importante prezzo con cui i Quaresimali vengono venduti (70 euro al chilo), lascia intuire la paziente quanto meticolosa lavorazione impiegata.
Depositario di tale tradizione รจ Giacomo Tagliafico, 83 anni di cui 68 spesi in pasticceria, che questi segreti li apprese un giorno lontano dal nonno e che oggi li custodisce amorevolmente per consegnarli tanto ai propri figli quanto ai nipoti, che costituiscono la quinta generazione: ยซAl di lร della ricetta, il segreto della loro preparazione sta innanzitutto nella materia prima, che deve essere ottima – noi scegliamo la mandorla “Prima Bari” – e certamente anche nel metodo di lavorazione, vale a dire nella macinazione. La mandorla viene macinata a pietra, facendo in modo che i cilindri vengano stretti sempre di piรน, ma lentamente, perchรฉ fondamentale in tale processo รจ non disperdere l’olio della mandorla che deve restare al suo interno. Una volta ottenuta la granulometria – molto fine – necessaria alla realizzazione del quaresimale, si prepara l’impasto, si dร forma ai diversi tipi di biscotti e li si lascia riposare una notte. Il giorno successivo verranno cotti, tostandoli leggermenteยป.
Tre varianti per un unico impasto
Al momento di servire i quaresimali, questi avranno assunto i nomi di marzapani, quando cioรจ verranno riempiti, attraverso una sac ร poche, di zucchero fondente aromatizzato in vari gusti: vaniglia, limone, cioccolato, pistacchio, limone. Ci sono poi i canestrellini che vengono invece preparati con acqua distillata di fiori d’arancio. Quindi i mostaccioli, a forma di losanga, la cui pasta viene intervallata da un sottile strato di confetturaย di albicocche. Si tratta di dolcetti da gustare con lentezza a mo’ di una madeleine proustiana, alla ricerca di un tempo ormai perduto: si mangiano dal mercoledรฌ delle Ceneri fino al giorno di Pasqua.
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