Tendenze

Le food hall conquistano le periferie, entro l'anno ce ne saranno quasi 400

Tutto merito dello smart working, che ha portato i lavoratori a tornare nelle loro cittadine d'origine e soprattutto a cercare un posto tranquillo dove lavorare. E mangiare anche un buon boccone

  • 26 Ottobre, 2023

Un tempo appannaggio delle grandi cittร , le food hall stanno sempre di piรน invadendo le province e, soprattutto, le periferie. Non piรน un lusso esclusivo delle metropoli โ€“ al contrario delle food court, agglomerati di catene e fast food, le hall radunano perlopiรน artigiani del territorio โ€“ ma un punto dโ€™aggregazione che diventa soprattutto centro della vita di quartiere. Anche negli angoli considerati piรน remoti.

Da 35 a 400 food hall in dieci anni

Sta accadendo negli Stati Uniti, ma con buone probabilitร  โ€“ e con il dovuto, consueto ritardo โ€“ il fenomeno si verificherร  anche qui nei prossimi anni. Negli Stati Uniti รจ giร  realtร  ed entro la fine dellโ€™anno sono previste 484 food hall su tutto il territorio, con lโ€™apertura di 120 nuovi spazi che andranno ad aggiungersi ai 364 giร  esistenti. Una crescita senza freni, considerando che un decennio fa erano soltanto 35 e quasi tutte a New York, dove erano prese dโ€™assalto da turisti e lavoratori.

Reno Public Market, Nevada

A proposito di lavoratori: รจ proprio a loro, e soprattutto allo stop forzato dovuto alla pandemia, che si deve questo sviluppo repentino. Le nuove forme ibride di smart working hanno portato sempre piรน persone a cercare dei luoghi dove potersi fermare ore al computer senza essere dโ€™intralcio. Ancora meglio, poi, se a portata di mano cโ€™รจ unโ€™ottima caffetteria, un panificio dโ€™autore o uno street food da leccarsi i baffi, senza dimenticare opzioni vegane e piatti salutari per non appesantirsi prima di rimettersi di fronte al monitor.

Artigianalitร  e design, i punti di forza delle food hall

Sono tutte diverse a seconda della zona, della clientela locale e degli artigiani che decidono di intraprendere questa avventura, eppure si somigliano un poโ€™ tutte. Le food hall sono spazi grandi, con tavoli sociali da condividere, prese per i dispositivi elettronici sparse un poโ€™ ovunque, e cibo di diverse culture, dai classici hot dog stellestrisce a piatti tipici dellโ€™Africa occidentale, ai mercati di cibo da strada allโ€™aperto di ispirazione asiatica. I professionisti del settore arruolati per le hall sono tutti della zona, non esistono catene e grandi marchi, e anche il design รจ molto piรน curato rispetto alle food court che di solito monopolizzano centri commerciali e stazioni metropolitane.

La rivincita delle piccole cittร 

New York รจ il regno delle hall ma ormai questi format sono approdati ovunque. A Omaha, per esempio, cittadina del Nebraska, dove la cucina nepalese e quella siriana dominano la scena, oppure a Grapevine, Texas, la cittร  famosa per i suoi vigneti che ora conta uno spazio dal design particolare che ricorda le stazioni ferroviarie, dove trovare arepas โ€“ i golosi paninetti condivisi da Venezuela e Colombia โ€“ e brisket texano, piatti di mare e hummus. In Nevada cโ€™รจ The Reno Public Market con churros e crepes, a Selma, nella Carolina del Nord, si trova il meglio della tradizione indiana e peruviana.

Secondo la Cushman & Wakefield, leader mondiali di servizi immobiliari che di food hall si occupa da anni, questi format hanno saputo resistere meglio ai tanti cambiamenti dettati dal lockdown, anzi ne hanno giovato. Il grande flusso di lavoratori che hanno scelto di abbandonare le grandi cittร , in favore della periferia o delle cittadine piรน piccole, ha fatto aumentare la domanda di questi punti ristoro. Che convincono grazie allโ€™offerta variegata, ma soprattutto allโ€™atmosfera informale e conviviale, che consente a chiunque di concentrarsi sul proprio lavoro ma anche scambiare qualche chiacchiera con il vicino, e magari creare nuovi legami. Del resto, un’altra conseguenza del Covid รจ proprio questo bisogno di connessioni, che in mercati simili viene soddisfatto quotidianamente.

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