Agricoltura

"Il paradosso del vino? Produrre troppo e poi chiedere la distillazione". Slow food chiede un cambio di passo

La presidente Barbara Nappini spiega i limiti di dipendere dall'export e lancia una manifesto per una rivoluzione gentile: "L'Europa favorisce politiche di guerra rinnegando il Green Deal"

  • 11 Settembre, 2025

Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, lancia un manifesto per una ยซrivoluzione gentileยป in agricoltura, senza escludere passaggi importanti per il settore vitivinicolo. Intervistata dal quotidiano La Stampa, a circa due mesi dalla riconferma alla guida dell’associazione, รจ tornata sull’importanza del Documento di Roma e sulla necessitร  di un cambio di paradigma che metta al centro gli esseri umani e il loro ambiente. A partire da un nuovo modello alimentare, da sottoporre a un governo ยซetico e non economico o finanziarioยป. Secondo Nappini, ยซbisogna sostenere l’agricoltura migliore, che tutela la biodiversitร  e rigenera i suoliยป. In una parola, l’agroecologia.

I punti deboli del vino italiano

Ma cosa dovrebbe accadere al vino, in questo nuovo quadro? Ricordando un recente incontro avuto con un vignaiolo delle Langhe, che ha evidenziato i limiti della logica di un incremento delle produzioni che, poi, finiscono per essere in parte distillate (come chiesto a inizio estate da diversi Consorzi di tutela piemontesi), la presidente Nappini ha sottolineato: ยซI paradossi sono fisiologici di un modello che va rimesso in discussione. Il modello per cui si parla di prezzo e non di valore, quello per cui il marketing conta piรน della storia delle persone e per cui l’ambiente รจ solo una risorsa a cui attingere senza limitiยป.

 

I rischi di una dipendenza dall’export

La numero uno di Slow Food prosegue, con interrogativi che sono allo stesso tempo proposte concrete alla politica: ยซPossiamo provare a immaginare un’economia piรน orizzontale e diffusa? Possiamo – si chiede conversando con La Stampa – ipotizzare che produrre sempre di piรน per l’export ci rende fragili?ยป. L’attuale sistema ha i suoi rischi: ยซDa un lato, ci fa dipendere dalle oscillazioni di mercati d’oltreoceano, dai dazi e dal cambio. Dall’altro, rischiamo di essere un Paese che produce beni e servizi per i cittadini esteri, senza curarci di come vivano le nostre comunitร ยป.

Le critiche all’Europa per le politiche di guerra

A Bruxelles, dove si discute di una Pac che sembra aver messo da parte gli obiettivi ambientali del settore primario, Slow Food Italia chiede delle politiche che non guardino con rassegnazione all‘Agenda 2030 e che non rinneghino il Green deal: ยซLa sovranitร  alimentare – dichiara Nappini – parte dal diritto delle popolazioni di decidere come nutrirsi e che agricoltura praticareยป. Sapendo che agricoltura e ambiente non sono contrapposti: ยซCi sono sistemi che integrano produzione e ambiente, tutelano la biodiversitร , risparmiano risorse e rigenerano i suoliยป, dice la presidente di Slow Food Italia, invitando la politica a promuovere la riduzione dell’uso della chimica di sintesi e ad ยซavere il coraggio di contrastare gli interessi delle lobby dell’agro-business. Il cibo รจ un diritto, non una merceยป. Poi l’affondo: ยซOggi si discute di una Pac che prevede un taglio del 22% alle risorse per lโ€™agricoltura. Lโ€™Europa ha marginalizzato la produzione alimentare a favore degli armamenti. Piรน fucili e meno agricoltura, soprattutto quella migliore. Infatti i primi tagli, in un contesto di contrazione dei fondi, riguardano gli impegni obbligatori per clima e ambiente. Lโ€™Ue si candida a favorire politiche di guerra invece che costruire un sistema alimentare sostenibile in una crisi ambientale senza precedentiยป.

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