Nato nell’ombra dei boschi e delle montagne, il Moonshine rappresenta molto più di un semplice distillato. Viene considerato ancora oggi un simbolo della cultura rurale statunitense e della sfida alle istituzioni durante il periodo del Proibizionismo. Il termine inglese rimanda alle distillazioni notturne, realizzate lontano da occhi indiscreti per sfuggire alle autorità che in quel periodo erano sempre alla caccia di locali improvvisati, ma soprattutto di distillatori clandestini.
Le origini del Moonshine risalgono all’arrivo dei coloni scozzesi e irlandesi negli Appalachi, tra XVIII e XIX secolo, che portarono con sé le tradizioni della distillazione casalinga, adattandole ai cereali locali, soprattutto il mais. Il risultato fu un whiskey ruvido, incolore, potente e spesso non invecchiato. Ben presto, questo liquido divenne moneta di scambio e fonte di reddito in comunità isolate, dove il denaro scarseggiava. Il rapporto con lo Stato fu fin dall’inizio conflittuale e già nel 1791 il governo federale impose una tassa sulla distillazione, la cosiddetta “Whiskey Tax” che provocò proteste violente, culminate con la Whiskey Rebellion in Pennsylvania.
Ma il vero boom del Moonshine arrivò più di un secolo dopo, durante il Proibizionismo (1920-1933). Con la produzione e la vendita di alcol vietate, le distillerie clandestine fiorirono ovunque, dal Sud rurale alle grandi città. Il Moonshine riforniva speakeasy e feste private, viaggiando su strade secondarie a bordo di auto truccate per sfuggire alla polizia. Una serie di vicissitudini legate proprio a queste corse notturne portarono poi, anni dopo, alla cultura delle gare automobilistiche che darà vita alla Nascar.
Con la fine del Proibizionismo e l’allentarsi delle restrizioni, il distillato perse gradualmente centralità, rimanendo confinato a piccole produzioni illegali. Negli ultimi decenni, però, il mercato ha assistito a un ritorno del termine, trasformato in etichetta commerciale da distillerie artigianali che propongono versioni legali e sicure del vecchio distillato “fuorilegge”. Così, ciò che nacque come alcol clandestino diventa oggi un prodotto celebrato, simbolo di resilienza e di un’America rurale che, alla luce della luna, seppe reinventarsi.
Un prodotto che viene apprezzato anche nei concorsi internazionali legati al whisky nei quali anche l’Italia ha imparato a fare la parte del leone. Tra le realtà che si sono distinte particolarmente negli ultimi anni c’è sicuramente il Mulino di Sassello 1830 della famiglia Assandri che quest’anno, con la linea “Il Signor Camillo”, ha portato a casa sei premi ai World Whiskies Awards 2025. Da anni questi prodotti sono i protagonisti di una festa, il Moonshine Festival, presso la sede storica dell’azienda, in mezzo agli appennini liguri, che quest’anno si svolgerà il prossimo 14 settembre.
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