Il caffè al mattino servirebbe, oltre che a svegliare, a dare un’importante spinta al buonumore. Secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports, portato avanti da ricercatori dell’Università di Warwick nel Regno Unito e dell’Università di Bielefeld in Germania, il consumo quotidiano di bevande contenenti caffeina si assocerebbe a un aumento dell’affetto positivo specialmente nelle prime ore dopo il risveglio. L’effetto sull’affetto negativo, invece, sarebbe più debole e non sempre rilevabile.
La ricerca ha confermato ciò che molti sospettano davanti alla prima tazza di caffè, ovvero che la caffeina ha un impatto diretto sul buonumore, ma in modo selettivo e temporaneo. L’analisi su giovani adulti mostra che il consumo di bevande con caffeina è sistematicamente associato a un aumento dell’affetto positivo – entusiasmo, felicità, vitalità – soprattutto se assunto al mattino e nelle prime due ore e mezza dopo il risveglio, quando la spinta è più evidente. Col passare delle ore, invece, l’effetto tende ad attenuarsi fino a diventare poco rilevante, con una lieve ripresa solo in serata.
Diverso il quadro sull’affetto negativo: tristezza, preoccupazione e turbamento non sembrano calare in modo consistente dopo l’assunzione di caffeina, se non in misura marginale e in alcuni contesti. A modulare l’impatto non sono tanto le differenze individuali – come la quantità abituale di caffè bevuto o la presenza di sintomi depressivi – quanto due fattori concreti: il livello di stanchezza e la situazione sociale. Chi è più affaticato tende a percepire un miglioramento più netto del tono dell’umore, mentre l’effetto risulta attenuato se la bevanda è consumata in compagnia, probabilmente perché l’interazione sociale offre già una spinta emotiva. In sostanza si può dire che la caffeina agisce soprattutto come “booster” mattutino del buonumore, meno come antidoto alla negatività.
Lo studio ha coinvolto giovani adulti tedeschi (compresi tra 18 e 29 anni) in due fasi. Il primo, di 14 giorni, includeva 115 partecipanti; il secondo, più ampio, di 28 giorni, coinvolgeva 121 soggetti. I partecipanti hanno risposto più volte al giorno a brevi questionari sullo stato d’animo (quanto si sentivano felici, entusiasti, contenti; o tristi, preoccupati, turbati), se avevano assunto caffeina nelle ultime 90 minuti, quanto fossero stanchi, dove fossero (da soli o in compagnia), il giorno fosse lavorativo o no, e dettagli sul loro sonno.
Lo studio offre uno sguardo realistico su come la caffeina influenza le emozioni nella vita di tutti i giorni, fuori dai laboratori. Il fatto che l’effetto positivo sia più pronunciato al mattino suggerisce che molti benefici percepiti derivano da un contrasto con la fase di stanchezza da risveglio: la caffeina “ripristina” uno stato emotivo che è basso dopo la notte. Inoltre, il contesto – come essere con altri o essere stanchi – conta più delle differenze di personalità, almeno tra giovani adulti. Uno studio che, tuttavia, presenta dei limiti a cominciare dal campione ristretto (giovani, maggioranza donne) e dall’impossibilità di stabilire la causalità cioè di non poter dire con certezza che è la caffeina a causare il buonumore, ma solo che è correlata.
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