«Tutto ciò che ci aiuta a tutelare la trasparenza e la tracciabilità del prodotto per noi va nella giusta direzione». Quelle di Pier Maria Saccani, presidente del Consorzio di tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop, sono parole ottimiste che ben rappresentano l’umore di un comparto che più di dieci anni fa ha cominciato a investire sulla qualità e sulla tracciabilità del prodotto. Un passo in avanti che viene sostenuto da un disegno di legge – a firma del Governo – che punta a difendere le eccellenze agroalimentari e, in particolare, il latte di bufala, risorsa preziosa per la produzione della celebre mozzarella campana. L’iniziativa introduce controlli più serrati, un registro nazionale e un inasprimento delle sanzioni, con l’obiettivo di arginare frodi e contraffazioni che da anni minacciano il made in Italy.
Il provvedimento nasce dall’esigenza di proteggere consumatori e produttori da pratiche scorrette che sfruttano in modo improprio denominazioni prestigiose come le Dop. Troppo spesso, infatti, si è scoperto che dietro a mozzarelle e formaggi “di bufala” si nascondevano prodotti di qualità inferiore. La norma colpisce anche l’uso improprio di parole come “latte” e “formaggio” nei cibi vegetali, che dovranno rinunciare a queste diciture per evitare fraintendimenti.
La novità più significativa è l’introduzione del Registro unico delle movimentazioni del latte di bufala. Grazie a una piattaforma informatica, sarà possibile seguire in tempo reale il percorso del latte: dalla stalla al caseificio, fino all’eventuale importazione dall’estero. Questo strumento sostituirà l’attuale sistema di tracciabilità, di cui ingloberà i dati, garantendo un monitoraggio continuo e più accurato. Sul fronte delle sanzioni, il messaggio è chiaro: tolleranza zero. Le multe potranno arrivare fino a 100 mila euro e saranno proporzionate alla grandezza dell’azienda, così da colpire in maniera più pesante le realtà industriali che commettono irregolarità, senza però penalizzare eccessivamente i piccoli operatori.
«Stiamo in contatto con i promotori di questa iniziativa perché sono molti anni che investiamo sulla tracciabilità, soprattutto a livello di sensoristica. Se possiamo dare il nostro contributo in questo senso ne saremo ben lieti», ci ha detto il presidente Saccani. Per la filiera bufalina si apre dunque una fase nuova, fatta di procedure più rigide e digitalizzate. Ogni passaggio dovrà essere registrato tempestivamente, senza margini di elusione. Una rivoluzione che richiederà agli allevatori e ai trasformatori maggiore organizzazione interna, ma che promette di restituire maggiore trasparenza e sicurezza al mercato.
Chi non rispetterà i nuovi obblighi rischierà sanzioni comprese tra 2.000 e 8.000 euro. È previsto però uno sconto del 50% se la violazione viene sanata entro tre giorni, una sorta di “ravvedimento operoso” pensato per chi commette irregolarità di lieve entità. Ma non è tutto, dato che per i casi più gravi scatterà anche una sorta di gogna pubblica. Secondo l’art. 11, infatti, le infrazioni potranno infatti essere rese note tramite i principali quotidiani nazionali, un modo per rendere trasparente chi danneggia la filiera e per difendere la reputazione dei produttori onesti.
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