Ce lo diceva qualche giorno fa un consapevole Giovanni Passerini, cuoco italiano di stanza a Parigi, interpellato sulla difficoltร di sensibilizzare i francesi circa la velocitร di contagio del Covid-19 e il rischio imminente per tutti, senza confini nazionali che tengano: โMi sento come Don Chisciotteโ, diceva della sua battaglia contro i mulini a vento parigini. โSi รจ parlato di provvedimenti restrittivi?โ, chiedevamo anche in riferimento alle attivitร di ristorazione che oggi in Italia sono ferme fatta eccezione per il servizio di food delivery. โNo, per ora nullaโ, rispondeva. Era giovedรฌ 12 marzo, qualche ora piรน tardi il presidente Emmanuel Macron avrebbe parlato alla nazione. Il giorno successivo lโOms dichiarava la pandemia. Storia recentissima su una linea del tempo che corre veloce al ritmo di un contagio particolarmente aggressivo nel propagarsi. Ecco perchรฉ, a distanza di pochi giorni appena, tutto รจ cambiato. E non solo in Francia. In Europa รจ stata lโItalia, duramente colpita, la prima ad adottare provvedimenti stringenti per evitare il collasso del sistema sanitario nazionale. Ereditando dalla Cina la scomoda nomea di untrice, e conquistando tutte le prime pagine nel mondo per lโinevitabile decisione di chiudere tutto, limitare gli spostamenti, fermare le attivitร non indispensabili. Ora, perรฒ, il modello (perfettibile) adottato dallโItalia sembra rivelarsi lโunico percorribile, fatta eccezione per qualche voce fuori dal coro come il Regno Unito di Boris Johnson (ma tra qualche giorno sarร ancora cosรฌ?). Ognuno a suo modo, sono molti i Paesi che seguono lโesempio.
Una settimana fa, ancor prima del blocco nazionale imposto alle attivitร di ristorazione, ci sembrava scioccante lโannuncio di Massimo Bottura (che nel frattempo, ogni sera, dร appuntamento ai suoi follower su Instagram, improvvisando ricette casalinghe), โcostrettoโ a interrompere il lavoro di uno dei ristoranti piรน celebri del mondo. Ora la stessa sorte accomuna molti grandi chef dโEuropa e statunitensi: โLโemergenza ci porta a prendere la decisione piรน difficile di sempre, ma siamo costretti a chiudere almeno fino al 14 di aprileโ spiega Renรฉ Redzepi dal Noma, in Danimarca; stessa responsabilitร avevano preso qualche giorno fa โ prima che tutta la Spagna si fermasse – i fratelli Roca, a Girona (chiusi, anche loro, fino al 14 aprile). Mentre in Belgio, Kobe Desramaults si รจ schierato con forza a sostegno della linea intrapresa dal governo (chiusura di tutte le attivitร non essenziali), ridimensionando le proteste di qualche ristoratore contrario. E negli Stati Uniti รจ sempre piรน nutrita la lista di nomi eccellenti che approvano lo shut down, in mancanza (ancora) di provvedimenti univoci che stabiliscano la chiusura delle attivitร di ristorazione: chiudono a New York Daniel Boulud, le insegne del gruppo dellโUnion Square Hospitality Group di Danny Meyer, Le Bernardin di Eric Ripert, i ristoranti di David Chang. E tutti fanno i conti con la difficoltร di continuare ad assicurare lo stipendio a squadre numerosissime. Chiude i suoi ristoranti anche Josรฉ Andres, cuoco spagnolo dโadozione americana, non nuovo a iniziative di solidarietร per sostenere le persone piรน colpite in momenti difficili: non a caso, le sue insegne a Whasington D.C. si trasformano temporaneamente in dark kitchen adibite a take away e delivery a prezzi contenuti per la comunitร .
Oltre ai nomi piรน altisonanti โ che rendono la misura di come il virus non guardi in faccia a nessuno, paralizzando di fatto tutta lโindustria dellโalta ristorazione mondiale (per limitarci a quel che ci riguarda da vicino) –ย risentono dei provvedimenti restrittivi bar e ristoranti chiusi un poโ ovunque โ come musei e luoghi a rischio assembramento โ nel tentativo di ridurre al minimo le occasioni di socialitร . Chiude negozi, bar e ristoranti lโAustria, che limita anche le possibilitร di spostamento per i cittadini. Lo stesso sta succedendo in queste ore in Repubblica Ceca: fino al 24 marzo stop a negozi, bar e attivitร di ristorazione e somministrazione di cibo. Si blinda anche la Spagna, attualmente seconda in Europa per numero di contagi, dove restano aperte solo le attivitร commerciali essenziali, come supermercati e negozi di generi alimentari. Idem la Francia di Macron, mentre ancora non prende provvedimenti drastici la Germania, che perรฒ si barrica in casa: a quanto pare dietro al blocco delle frontiere con i Paesi confinanti ci sarebbe la necessitร di scongiurare lโassalto ai supermercati da parte di stranieri in cerca di beni di prima necessitร subito oltre il confine. A Berlino, intanto, il sindaco Michael Muller impone la chiusura di bar e pub fino al 19 aprile, mentre possono restare aperti i ristoranti che assicurano il rispetto della distanza di almeno 1,5 metri tra i tavoli. E lโIrlanda chiude pub e locali, compresi i bar dโhotel. Tutte chiuse, invece, le attivitร non essenziali (coffee shop compresi, e sono lunghe le file per approvvigionarsi) in Olanda.
Fuori dallโEuropa fa la stessa scelta Israele, mentre negli Stati Uniti la situazione evolve rapidamente, a macchia di leopardo: sabato scorso รจ toccato ad Alexandra Ocasio Cortez lanciare un appello ai newyorkesi per evitare gli assembramenti in ristoranti e locali: โMangiate a casa, smettete di affollare bar e ristoranti da subitoโ, scriveva su Twitter. Ora, mentre Donald Trump stabilisce la chiusura delle scuole in tutti gli States, il sindaco di New York, Bill De Blasio, si appresta a firmare lโordinanza che chiuderร teatri, locali, bar e ristoranti a partire dal 17 marzo, fino a data da destinarsi. Saranno concessi il servizio take away e il food delivery, mentre i rider della cittร giร chiedono tutele fiscali e sanitarie per continuare a svolgere il proprio lavoro. A Los Angeles la chiusura di bar e ristoranti si protrarrร almeno fino al 31 marzo (in California chiude per un mese anche il parco di divertimenti di Disneyland, che dona tutto il cibo in eccesso al banco alimentare per gli indigenti della comunitร di Orange County), lo stesso sta succedendo in queste ore in Ohio, Massachusetts, Illinois e nello stato di Whasington. A New Orleans ristoranti e locali devono chiudere entro le 21, a Boston si opta per una riduzione obbligatoria del numero dei coperti del 50%, per rispettare le distanze di sicurezza.
a cura di Livia Montagnoli
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