Un pallido sole dโinverno ravvivava la tappezzeria del sontuoso salotto al numero 28 di Hyde Park Gate il 20 dicembre del 1945. Charles Eade, direttore del โSunday Dispatchโ, si fece annunciare da una scampanellata. Ad aprire una domestica, che introdusse il giornalista al primo piano dei quattro in cui si disponevano gli oltre 500 metri della casa che Winston Churchill aveva acquistato solo da qualche mese, dopo anni che sono sembrati una vita nella dimora di Downing Street, dallโalto della quale decideva dei destini della Gran Bretagna e del mondo tutto.
A tavola un piatto di uova, tacchino freddo e insalata, un pudding per dessert prima del caffรจ. Un pasto magro, conoscendo il padrone di casa, complice il razionamento post-bellico e la necessitร di mettersi al lavoro sui discorsi che lโex primo ministro aveva deciso di raccogliere in piรน volumi, che sarebbero diventati celebri in tutto il mondo.
Se perรฒ il pasto era tutto sommato frugale, quel che non poteva mancare in abbondanza sul tavolo di Sir Winston era lโalcol. I due bevvero una bottiglia di Bordeaux: Churchill raccontรฒ che era stato un dono del sindaco dellโomonima cittadina, ridacchiando per la sbronza presa la sera prima allโambasciata francese. Alzatisi da tavola e accomodatisi in salotto, i due si misero al lavoro โdopo un sigaro e numerosi bicchieri di brandyโ.
Se un nutrizionista dโoggi spulciasse nella biografia di uno dei piรน grandi statisti del Novecento, inizierebbe a urlare mettendosi le mani nei capelli. Lโintero stile di vita di Churchill, se non avessimo solide testimonianze dirette a raccontarne le stravaganze, sarebbe difficile da credersi. Anche nei giorni piรน critici durante la Seconda guerra mondiale, il primo ministro era solito lavorare dal suo letto almeno fino allโora di pranzo, divorando in pigiama carne e uova, bevendo Champagne, whisky e cognac sin dal mattino. La sua colazione tipo prevedeva due distinti vassoi. Sul primo il premier voleva uova in camicia, toast, burro, marmellata, carne o salumi, caffรจ e un goccio di latte. Sul secondo succo dโarancia e mezzo pompelmo con lo zucchero, innaffiati dal primo bicchiere di whisky&soda della giornata.
Spesso poi si concedeva un bagno che poteva durare anche unโora, lavorando dalla tinozza e accogliendo ospiti e staff completamente nudo, con un sigaro cubano o un bicchiere di distillato che si alternavano nella mano che non stringeva documenti da esaminare. Seguiva un sonnellino pomeridiano che si poteva protrarre anche per due ore, che a detta del primo ministro gli consentiva di protrarre il lavoro fin nel profondo della notte, non senza riservarsi tempo adeguato per cene innaffiate da fiumi di alcol. Eppure la sua resistenza era leggendaria. Risulta una sola testimonianza di uno stato di ebrezza del primo ministro durante lโintero corso del conflitto mondiale, nonostante le enormi quantitร di alcolici consumati ogni giorno, il whisky in ampi bicchieri e diluito con acqua o con soda.
Nel febbraio del 1943 Doris Miles, ventottenne infermiera del St Maryโ s Hospital di Londra, varcรฒ lโingresso del numero 10 di Downing Street. Churchill si era ammalato di polmonite, e il suo medico gli aveva consigliato di farsi assistere nei momenti piรน critici della malattia. Dal suo osservatorio privilegiato la ragazza iniziรฒ a scrivere dettagliate e stupite lettere al fidanzato, pubblicate qualche anno fa nel formidabile volume โNursing Churchillโ. Uno spaccato di vita quotidiana di un gigante della storia in uno dei suoi massimi momenti di fragilitร . Ma chi pensasse che di fronte a una malattia debilitante Sir Winston si abbandonasse a brodi caldi e infusi, rimarrebbe probabilmente a bocca aperta. ยซร un tipo da bistecche e patatine a colazione – raccontava esterrefatta Miles – odia le pappe e il latteยป. La lista delle bevande assunte durante la giornata, anche in considerazione del precario stato di salute, รจ completamente senza senso: โChampagne 10 once, brandy 2, succo dโ arancia 8, whisky 8โ. Racconta Miles che Churchill le disse di non poter vivere senza Champagne: ยซNella vittoria me lo merito, nella sconfitta ne ho bisognoยป, mentre si versava un calice del suo preferito, il Pol Roger del 1928. Alla sua morte nel 1965 lโazienda francese listรฒ a lutto le bottiglie esportate in Gran Bretagna, il minimo sindacale se si pensa che cโรจ chi ha ipotizzato che in tutta la sua vita Churchill abbia consumato o offerto oltre 40mila bottiglie di nettare con le bollicine.
Oltre alle bistecche, Sir Winston amava il cervo (specie se servito con patรจ), la salsa ai tartufi e le sogliole di Dover, ostriche e sardine della Manica, ancora meglio se importate dalla Normandia; ed era goloso di formaggi. Il suo preferito era il Gorgonzola, con grande perplessitร dei commensali abituati al locale Blue Stilton. Tra mito e realtร , si narra che avesse comandato ai vertici della Royal Air Force di non bombardare le campagne tra Novara e la Lombardia, per non arrecare danno ai caseifici che producevano lโamato erborinato. A pensarci bene un fatto non implausibile per chi definiva cosรฌ il proprio ideale di un buon pranzo: ยซPrimo, avere buon cibo; poi, discutere del buon cibo; e, dopo aver elaboratamente discusso di questo buon cibo, discutere un buon argomento… con me capo conversatoreยป. Un visionario che in qualche modo aveva anticipato di novantโanni il dibattito sulla carne coltivata. ยซDovremmo sfuggire allโassurditร di far crescere un pollo intero per mangiare il petto o lโala, coltivando queste parti separatamente in un mezzo adattoยป, diceva in un saggio nel 1931. Scritto sicuramente in buona parte a letto nelle prime ore del mattino, una bistecca nel piatto e un whisky appoggiato sul comodino.
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