In Giappone si trova ovunque, dai negozi più economici alle stazioni metropolitane, fino ad arrivare ai ristoranti, ma è prima di tutto una tradizione casalinga: il bent? è il tipico portapranzo nipponico ormai popolare anche in Europa, pratico e carino da vedere. Una schiscetta che nasconde una lunghissima tradizione, e che ora diventa anche porta-dolce.
Arriva dal Sud Corea il trend delle bent? cake, torte piccoline adatte proprio a essere inserite nel contenitore, dolcetti popolarissimi tra i panifici coreani, che si stanno diffondendo sempre di più anche in America. Torte rotonde e in miniatura, monoporzione, solitamente con glasse colorate e guarnite con cura. A inventarle, i pasticceri coreani, che hanno iniziato a ridurre il formato dei dolci così da permettere a chiunque di concedersi un dessert, da prendere e portar via nel proprio bent?. Negli altri Paesi, il trend è cominciato a circolare durante la pandemia, quando compleanni, anniversari e altre occasioni importanti potevano essere celebrate solo all’interno della propria sfera domestica: così, le mini-torte per molti si sono rivelate una soluzione ideale per creare comunque atmosfera di festa, senza sprechi.
Tante le persone che scelgono di cimentarsi con i piccoli dessert in casa, divertendosi a decorarli in modo originale e creativo. Sono prodotti pop, moderni: è bene quindi esagerare con gli zuccherini colorati e i ciuffetti di panna. Intanto, continua il successo del portapranzo nato in Giappone, perfetto da portare a scuola o in ufficio, consigliatissimo per i bambini, che possono essere invogliati dai tanti ingredienti colorati suddivisi all’interno del contenitore. Un oggetto carino ma soprattutto pratico: del resto, il nome stesso deriva dal termine gergale biàndang, che significa “conveniente”. La storia del bent? è antichissima, risale al tardo periodo Kamakura (1185-1333), ma i principali momenti di svolta sono stati due: il boom della ferrovia industriale a fine Ottocento, che diede il via alla tradizione dei vassoietti per il pranzo pronti in stazione, e poi la diffusione del microonde negli anni ’80.
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