Si chiama EquiPlanet ed è la nuova certificazione riservata alle imprese agroalimentari: l’equivalente di quello che Equalitas è per il vino.
Lo standard, appena presentato al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, è stato messo a punto dall’ente di certificazione Valoritalia e da Santa Chiara Next (spin off dell’Università di Siena).
Obiettivi? Rispondere all’esigenza di certificare la sostenibilità di un numero in costante crescita di imprese agroalimentari e far fronte alle richieste di un mercato sempre più sensibile alle tematiche ambientali e sociali.
Nello specifico, lo standard si articola in quattro ambiti: buona cittadinanza d’impresa; sostenibilità di operazioni e processi; sostenibilità della catena di fornitura; prodotti e strategie che contribuiscono a diete sane e sostenibili.
La certificazione riguarda, quindi, tematiche che spaziano dalla governance alle pratiche anticorruzione, dalla tutela dei diritti dei lavoratori alla sicurezza alimentare.
Per certificarsi, le imprese devono adottare un sistema di gestione della sostenibilità, stabilire obiettivi misurabili e impegnarsi a migliorare le proprie performance.
Infine, devono pubblicare un bilancio di sostenibilità redatto con gli standard internazionali previsti dal Global Reporting Iniziative.
«La certificazione» spiega il presidente di EquiPlanet Angelo Riccaboni, già rettore dell’Università di Siena «consente alle imprese di avviare un percorso di sostenibilità in linea con le più avanzate policy internazionali, incoraggia l’innovazione organizzativa e favorisce l’adeguamento ai più avanzati standard gestionali internazionali».
«EquiPlanet» aggiunge il direttore generale di Valoritalia Giuseppe Liberatore «permette di valorizzare aspetti della gestione di un’impresa che altrimenti passerebbero inosservati, come l’impegno verso la tutela dei diritti dei lavoratori e delle minoranze, la promozione delle pari opportunità e del merito. Aspetti che sono parte integrante di una gestione sostenibile dell’impresa, al pari del rispetto dei vincoli ambientali». Infine, come ricorda la responsabile ricerca e sviluppo di Valoritalia Sandra Furlan «Lo standard non certifica la sostenibilità del singolo prodotto, ma la conformità delle politiche e dei processi aziendali agli obiettivi e ai requisiti stabiliti dall’Agenda Onu 2030».
Ricordando il percorso fatto con lo standard del vino Equalitas, il capo dipartimento Masaf per le politiche europee e sviluppo rurale Giuseppe Blasi ha spiegato come ormai il percorso sia rodato e, quindi, più semplice da portare a compimento. E a proposito delle diverse direttive in continuo aggiornamento che possono venire dall’Europa, sparigliando le carte, Blasi ha spiegato perché è comunque importante partire: «In questa fase meglio dettare la linea piuttosto che stare fermi ad aspettare. D’altronde la sostenibilità è un percorso e questo è un punto di partenza».
Ha ricordato la fortunata esperienza di Equalitas anche il presidente del Gambero Rosso Paolo Cuccia: «Anche in questo cammino, come abbiamo già fatto con il vino, saremo a fianco delle imprese agroalimentari. Insieme a Santa Chiara Next lanceremo a breve delle pillole di formazione che aiuteranno le aziende nel percorso. D’altronde la certificazione di sostenibilità è il passe-partout per il futuro del settore».
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