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Sveglia a notte fonda e lunghe camminate in montagna con le mucche. Storia di due fratelli allevatori della Basilicata

Due fratelli lucani, una razza di pregio - la Podolica - e un lavoro sui pascoli della Basilicata. Una passione e un lavoro che in pochi ormai vogliono fare

All’alba, tutto il giorno soli, al caldo dell’estate, al gelo dell’inverno; che nel cuore della Basilicata, tra gennaio e febbraio, picchia proprio duro. Ma il lavoro del pastore comincia presto, prestissimo, e finisce tardi, spesso senza orari e poca compagnia; qualche scambio di parola e un po’ di internet e WhatsApp quando sui monti lucani, sopra i mille metri, il cellulare continua ad agganciarsi alla rete. Il più delle volte gli unici segnali in circolazione sono i suoni del bosco e i versi delle Podoliche al pascolo.

Non è un lavoro molto social e qualcuno disposto a far da balia a un gregge in alta montagna è difficile da trovare. Noi però ne abbiamo trovati ben due, giovani e italianissimi; già, perché i pochi disposti a una vita di tali sacrifici arrivano in genere da molto lontano. Ma i fratelli Alessandro e Mariano Cerbasi, 36 e 30 anni, originari di Picerno, sono due ragazzoni semplici e controcorrente, mossi da passione, continuità familiare e rispetto per l’ambiente; quello incontaminato del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano.

I fratelli Mariano (sx) e Alessandro Cerbasi, allevatori per passione, mungitori e casari. Gestiscono l’Azienda Agricola Paganico, a Tito (Pz), per conto dei proprietari, la famiglia Laurini

Razza Podolica e benessere animale

“Non è facile trovare qualcuno disponibile a fare un lavoro così”, racconta Alessandro mentre ci mostra i pascoli che gestisce per conto della famiglia Laurini, l’azienda agricola Paganico, a Tito (Potenza): 500 ettari di prati e boschi tra i 750 e i 1.400 metri d’altitudine che con gli usi civici su terreni demaniali arrivano complessivamente a 2.000 ettari. E dove, allo stato brado, pascolano 100 bovini di Podolica e 200 capre.

La Podolica è una razza resistente e adatta a pascoli impervi dove si nutre di erbe spontanee e arbusti, allo stato brado per dodici mesi l’anno, in condizioni di “benessere animale”. Gli allevamenti estensivi di Podolica contribuiscono anche a preservare la montagna, grazie alle attività economiche connesse. La Basilicata, tra l’altro, è la regione con il maggior numero di capi in Italia: 15.000 Podoliche su 37.000 iscritte nel libro genealogico. I dati sono dell’ARA, l’associazione regionale allevatori.

Capi di podolica nell’Azienda Agricola Paganico, a Tito (Pz)

Allevamento e pascolo. Sveglia a notte fonda

Durante i mesi di mungitura, da maggio a inizio luglio, la giornata tipo dei fratelli Cerbasi comincia addirittura alle 4 e 30 del mattino e prosegue fino a tarda sera. “Ci vuole passione, è un lavoro solitario, ma ti regala grandi soddisfazioni”, spiega Mariano.?La produzione principale è il caciocavallo podolico, un formaggio eccezionale, con un sapore influenzato dalle erbe spontanee di questi pascoli solitari, un prodotto artigianale venduto direttamente in azienda.

Capi di podolica nell’Azienda Agricola Paganico, a Tito (Pz)

I due fratelli nei momenti cruciali dell’anno seguono anche una sorta di transumanza verticale, la monticazione: uno spostamento della mandria dalle montagne alle zone più basse in inverno e in senso opposto a inizio estate, in fuga dalla calura, alla ricerca del fresco. Nonostante le difficoltà, Alessandro e Mariano guardano avanti. Il loro lavoro, spesso poco compreso, è una scelta di vita consapevole, capace di preservare un mestiere antico e di offrire prodotti d’alta qualità. “Ne andiamo fieri”, assicurano. Che altro aggiungere?

foto di Massimiliano Rella

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