In Inghilterra un ragazzo di 23 anni, allergico alle arachidi, è morto dopo aver mangiato due bocconi di una pizza ordinata su Deliveroo. Sul caso di James Atkinson, il giovane programmatore di computer di Newcastle, in Inghilterra, deceduto dopo aver assaggiato una pizza a domicilio, è stata aperta un’inchiesta, che proseguirà ancora due settimane.
Era il 10 luglio 2020 quando Atkinson, da poco laureato alla Newcastle University, decide di ordinare la cena con il suo coinquilino da Dadyal Pizza, locale della città dove aveva già comprato del cibo in precedenza.
Il 23enne ordina una pizza tikka masala con pollo, insieme a patatine e ad alcuni piatti indiani. Dopo appena pochi morsi di pizza, però, inizia a sentirsi male e chiama subito l’ambulanza, mentre il suo coinquilino cerca, senza successo, il suo Epipen, usato per il trattamento d’urgenza delle reazioni allergiche.
Il ragazzo viene portato alla Royal Victoria Infirmary di Newcastle alle 20:40 del 10 luglio 2020 e, nonostante gli sforzi dei medici per rianimarlo, la sua morte è stata confermata alle 21:21.
Dall’inchiesta emerge che Atkinson fosse sempre molto attento a ordinare cibo, dato che l’allergia alle arachidi gli era stata diagnosticata dieci anni fa. I risultati dell’esame del suo stomaco hanno fatto emergere la possibile presenza di arachidi, che è stata rilevata anche dalle analisi compiute sul cibo ordinato dai ragazzi. Accertamenti sono stati condotti anche su un mix di noci, utilizzato dal ristorante Dadyal di Newcastle, e da cui è emersa la presenza di arachidi.
La dottoressa Jennifer Bolton, patologa del Ministero degli Interni ha indicato che la causa della morte è stata l’anafilassi in seguito all’ingestione di arachidi.
I genitori del giovane, che hanno creato una pagina su Crowdjustice.com per chiedere giustizia sulla morte del figlio, scrivono: «Ci è stato detto dalla polizia che il ristorante potrebbe aver scambiato per errore un ingrediente della sua pizza con uno contenente polvere di arachidi. Vogliamo scoprire se è corretto e, in tal caso, come è stato possibile che sia accaduto».
Ordinare cibo a domicilio, anche per chi non ha allergie, può risultare rischioso. Come emerso da un’inchiesta del Gambero Rosso, le sacche che i rider usano per consegnare i pasti a domicilio sono risultate, da un’analisi di laboratorio, piene di batteri. Una situazione igienica tale che se i Nas la riscontrassero sul pavimento di un ristorante, questo verrebbe chiuso all’istante.
Il contratto che lega i lavoratori alle piattaforme proprietarie degli algoritmi prevede che l’onere di lavare e sterilizzare la sacca sia a carico del rider e non dell’azienda. E non è difficile immaginare che il lavoratore, arrivato a fine giornata stremato dalle consegne, si dimentichi di effettuare la pulizia.
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