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THE BEST IN ROME & LAZIO
Il ritardo, inevitabile, c’รจ stato: un paio di anni, quelli della pandemia, che hanno suggerito anche un piccolo cambio nel progetto. Ma alla fine anche l’ultimo anello di questa mini catena dell’ospitalitร capitolina โ firmata dal gruppo The Pavilions Hotels e Resorts – รจ finalmente concluso. Tre strutture diverse, ognuna con una sua propria identitร dedicata a un mondo percettivo, un centinaio di stanze in totale e l’idea di comporre un’offerta modulare, che corteggia interessi e attitudini diverse. Anche nella proposta gastronomica.
Il primo, a via del Vantaggio, รจ dedicato all’arte e ospita il ristorante Acquolina e il roof Terrazza Molinari, il secondo si chiama Dolce e propone cake, biscotti, tarte e altre golositร nella pasticceria Velo, vera boutique del dessert con il party chef ย Andrea Cingottini che richiama certi store d’oltralpe, la terza – l’ultima – รจ dedicata alle 7 note e all’esperienza uditiva, e si chiama The First Musica. L’ultimo nato si sposta dall’altra parte del Tevere per colonizzare un palazzo degli anni ’60 dellโarchitetto Mario Docci, originale edificio moderno nel contesto ottocentesco del quartiere Prati. Vetro, cemento, acciaio, cristallo e oro definiscono uno spazio di forte impatto visivo, con un restyling firmato dallo studio Marincola Architects, per certi versi straniante rispetto al contesto in cui sorge, ma che offre una vista magnifica sul centro di Roma.
Aprirร , un’area alla volta, per concludere quell’Urban Resort che richiama certi alberghi diffusi e proiettare verso l’alto il livello della cura per gli ospiti. Con un rapporto di tre a uno tra dipendenti e clienti, che potranno usufruire di spazi e servizi di tutte e tre le strutture pur alloggiando in una sola di esse, come a definire una trama cittadina marchiata The First. Che apre al pubblico, con questo nuova insegna, proprio a partire dalla ristorazione con un doppio outlet d’autore: il ristorante Oliva al quinto piano โ 50 posti tra la sala principale e la piccola terrazza coperta che pare un giardino dโinverno – e Alto, al sesto e settimo piano, un roof dominato da un albero di olivo come un bonsai big size.
Tutto con un’incredibile e inusuale vista sul Tevere. Entro la fine di giugno, aprono le 24 stanze, ed entro il mese successivo la Spa, con una serie di playlist dedicate in ogni zona dell’albergo. A coordinare il tutto, Andrea La Caita, general manager di Acquolina e socio del gruppo.
Quando gli hanno detto: โfacciamo un ristorante solo italianoโ Fabio Pecelli – trentaquattrenne romano cresciuto nelle cucine di grandi (di cui non mancano riflessi in menu): Niko Romito, Andrea Fusco, Riccardo Di Giacinto, passato poi al Pastificio San Lorenzo prima e al Caffรจ Propaganda poi prima di avventurarsi Pesciolino Fish Bar – รจ stato entusiasta: โNon mi รจ mai interessato inventare l’abbinamento del secolo, non vado in cerca del fusion, non ce l’ho comecultura gastronomica e non รจ nelle mie cordeโ. Cosรฌ non c’รจ voluto molto per capirsi e mettere a fuoco il progetto di Oliva: rileggere il grande ristorante italiano con un linguaggio contemporaneo, a partire dalla cucina passando per un grandissimo servizio di sala, mise en place e tovagliato di impronta classica, secondo una tendenza che sta emergendo con sempre piรน vigore.
Con il riferimento della ristorazione d’alta scuola, quella che fa riferimento a nomi come quelli di Cipriani per intenderci, cosรฌ da elaborare una proposta chiara, comprensibile, democratica, almeno nei piatti: โun insieme di cose buoneโ li chiama Pecelli, coadiuvato da una squadra di 15 persone con 3 pasticceri e la possibilitร di usufruire dei prodotti degli altri due hotel. L’obiettivo, infatti, non รจ creare un fine dining che nella famiglia The First giร c’รจ โ Acquolina, con il bravo Daniele Lippi โ ma definire un format di replicabile, in Italia e all’estero, che racconti in modo moderno il confort food nostrano, con le olive e l’olio a fare da filo conduttore. Anche se non manca qualche classico dello chef, appena riadattato al contesto come il cannolo di baccalร e l’Ovo…misรน (rispettivamente a 22 e 18 euro), o qualche rilettura di piatti capitolini o nuovi classici come nel croccante di coda alla vaccinara o nei fiori di zucca in pastella, con alici del Cantabrico (anche questi a 22 e 18 euro).
I piatti della grande tradizione italiana ci sono tutti: il vitello tonnato o la catalana di mazzancolle (24 e 34 euro), la selezione di prosciutti italiani e spagnoli e la costoletta di vitello alla milanese – per esempio – la classica orecchia d’elefante battuta e panata (38 euro), e poi il pollo al mattone, emblema di una riscoperta degli animali da cortile: faraona, pollo vercellese, galletto (che verrร servito intero) tutti provenienti da quel dispensatore di bontร che รจ Orme, mentre le verdure sono di Poggi. La scottona della fiorentina รจ del gruppo Galli – โstanno facendo un grande lavoro sulle maturazioniโ – cotta a 400 gradi nel forno a carboni Pira, lo stesso usato per l’aragosta, che va anche per la linguina. La pasta fresca รจ della Bottega Gamberoni โ per esempio il tortello con siero di bufala con piselli, pancetta o i bottoni di burrata, con cozze, ceci, pomodoro (24 e 28 euro).
Poi ci sono altri primi piatti: dalla cacio e pepe al pesto home made, passando per l’iconico spaghetto Oliva, una puttanesca con la pasta cotta in una centrifuga di olive Leccino e Castelvetrano, condica con pomodoro capperi olive, e poi gli Spaghetti Mare Nostrum, โuna aglio e olio basic, senza peperoncino, con una sorta di campuflage di polveri che raccontano le eccellenze della costa, dalla Liguria alla Siciliaโ: taggiasca, peperone crusco, lattuga di mare, limone, prezzemolo, capperi. Al tavolo viene amalgamata cosรฌ che il piatto sprigioni colori e aromi con un effetto wow. Il servizio di sala รจ determinante in questo concept: gueridon, piatti da portata, sporzionamenti e impiattamenti fatti al tavolo, recuperando una sapienza che pareva accantonata per sempre nella ristorazione contemporanea. Invece no: alzatine, centro tavola, pirofile, tavoli di servizio sono alleati indispensabili della proposta Pecelli.
Anche nel finale, con i dolci in collaborazione con Velo, tra cui il Gran Dessert (28 euro, per 2 persone): โรจ un piatto molto conviviale, appagante e divertente, che unisce frutta, dolce e piccola pasticceria, arriva al tavolo con il ghiaccio, come i vecchi trionfi di fruttaโ. con frutta in osmosi, lollypop, croccantini, bombette calde (giร sdoganate nella ristorazione), croccantino, finta arachide e fragoline di bosco con panna montata.
Salendo si apre un secondo spazio destinato alla ristorazione piรน easy: al bancone Alessandro Guaschi per una proposta di cocktailย che punta sui grandi classici, con una proposta di conseguenza: club sandwich, caesard salad, lobster rolls e tutti i classici del genere โma fatti bene!โ e poi gli immancabili pane burro e alici (del Cantabrico), salmone affumicato con panna acida ed erba cipollina, carpacci e tartare di pesce, burger e via cosรฌ. Con la scelta di tre tipi di pizza: fritta, classica romana e una special con tartufo (18, 22 e 35 euro), formate da Jacopo Mercuro di 180 grammi. Il carrello torna per il gelato e le granite serviti con la brioche calda. Per rinfrescarsi nelle calde giornate estive, Alto, al sesto piano, sarร aperto tutti i giorni, da mezzogiorno alle 24, anche se il roof sarร fruibile solo dall’ora dell’aperitivo.
Oliva Ristorante – The First Musica – Roma – lungotevere dei Millini, 27 –ย 06 4298 4022
a cura di Antonella De Santis
fotoย di Beatrice Floriย
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