L’italiano ha l’aperitivo nel suo Dna, al punto da non volervi rinunciare, con Aperol spritz e Prosecco in testa, ma a patto che sia accompagnato al cibo, per il quale è disposto anche a spendere di più (tra 5 e 10 euro) se questo è di qualità. La tendenza emerge dai dati Cga by Nielsen Iq, presentati in occasione del lancio della manifestazione Aperitivo festival, in programma a Milano dal venerdì 9 a domenica 11 maggio. Ben tre intervistati su quattro non ci rinunciano (77 per cento), scegliendo diverse location: bar diurni (39%), cocktail bar o locali dedicati (34%), poi enoteche, trattorie e discobar (15%), ristoranti (13%) pub e birrerie (10%). Per ben 85% del campione intervistato la proposta culinaria abbinata al drink deve essere all’altezza e questo determina la scelta del locale per circa quattro consumatori su dieci. In particolare, si guarda al km zero, ai prodotti Dop, al territorio e alla cura nella preparazione.
Il 37 per cento degli intervistati ha consumato almeno un aperitivo negli ultimi tre mesi, il dato è 7 punti percentuali sopra il 2015, con un 46% che non rinuncia a almeno un aperitivo al mese. Scende di due punti la frequenza di chi afferma di consumarlo più di una volta a settimana (13%). Ma quali sono le bevande più gettonate dagli utenti italiani, sia in casa sia fuori casa? L’Aperol spritz (33%) domina la classifica italiana delle bevande alcoliche scelte per l’aperitivo (ma lo è anche in grandi mercati come gli Stati Uniti), seguito dal re delle bollicine, il Prosecco (29%), e dalla birra (26%). Secondo i dati Nielsen, al quarto posto troviamo un altra tipologia di spritz, ma stavolta a base di Campari (17%), e poi il vino bianco, con il 14 per cento. Mojito e vino spumante, a pari merito con 8%, si dividono la sesta posizione, così come alla settima piazza troviamo Aperol soda (in bottiglia) e gin tonic. Una posizione, seppure bassa, è ottenuta un po’ a sorpresa dal vino rosso, seguito dall’americano.
Se il fenomeno dell’aperitivo coinvolge trasversalmente uomini e donne ( 56% e 44%), i consumatori sono pronti a scegliere anche alternative analcoliche (15% solo analcolico, 61% anche analcolico). Il trend degli analcolici è rilevato in generale crescita. Al primo posto, e con una percentuale molto alta (56 per cento), per gli italiani ci sono gli aperitivi in bottiglia, i cosiddetti ready to drink destinati a incrementare le quote di mercato nei prossimi anni, soprattutto tra i giovani della Z generation, seguiti dai cocktail a zero alcol sempre in bottiglia e dai succhi di frutta, col 12% di preferenze ciascuno. Tè freddo (10%), cocktail analcolici della casa (8%) e soft drink (ovvero coca cola, aranciata o gassose, col 7%) chiudono la classifica.
cocktail – foto timothe-durand by unsplash
Se ne è parlato a lungo, dallo scorso autunno: il nuovo Codice della Strada ha in qualche modo modificato le abitudini e le intenzioni di consumo degli italiani, non solo al ristorante ma anche rispetto all’aperitivo. Quasi metà degli italiani (48%), secondo il dato Nielsen Iq, vuole ridurre o modificare il modo di fare aperitivo. Le categorie Gen Z e Millenial sembrano più attente (27% contro il 20% della media generale) verso i prodotti no-low alcol, come ad esempio la birra con lo 0% di alcol oppure i mocktail (cocktail senza alcol). Un giovane su tre sceglie solo aperitivo analcolico.
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