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«Ripudiamo la violenza». Parla il titolare del Bar allo Statuto dopo il blitz contro i manifestanti pro Pal

Cristian Floris racconta al Gambero Rosso l'aggressione di sabato sera: «Cantavano Faccetta nera, cercavano qualcuno su cui scaricare la rabbia». Danni al locale per 2mila euro, «ma il vero dispiacere è non aver garantito la sicurezza totale ai nostri clienti»

  • 06 Ottobre, 2025

Cristian Floris, titolare del Bar allo Statuto, non era nemmeno a Roma quella sera. È arrivato dopo, trovando davanti a sé la porta d’ingresso da sostituire completamente, la vetrina frantumata e tavolini, sedie rotte e bicchieri sparsi ovunque. «Due o tremila euro di danni. Ma non è quello il punto», rivela al Gambero Rosso con una voce che tradisce più dispiacere che rabbia. Il punto per il titolare è un altro: «Come è possibile che trenta persone armate, con i caschi in testa e i bastoni in pugno, abbiano potuto marciare indisturbate per l’Esquilino cantando “Faccetta nera” e “Boia chi molla”, per poi caricare un locale pieno di gente senza che nessuno intervenisse?».

Cinque minuti interminabili

Sono le 23 di sabato 4 ottobre quando circa trenta persone, con il volto coperto da caschi e passamontagna e armate di bastoni, arriva in via Leopardi, davanti agli ex magazzini Mas. «Venivano da via Napoleone III», racconta Floris. La stessa via dove, un’ora prima, alcuni manifestanti reduci dal corteo pro-Palestina avevano tentato di assaltare la sede di CasaPound. «Marciavano per conto proprio, totalmente indisturbati. C’erano pattuglie che giravano in zona, ma le forze dell’ordine non hanno fatto niente». Il gruppo non stava puntando il bar, almeno all’inizio. «Volevano girare verso via Emanuele Filiberto», spiega il titolare. Ma qualcuno dei clienti fuori dal locale molti di loro con bandiere palestinesi e kefiah di ritorno dal corteo  li ha fermati. «Li hanno presi a brutte parole, giustamente. Non si può cantare “Boia chi molla” e “Faccetta nera” per strada così». La reazione è stata immediata e violenta: il gruppo ha caricato il locale.

Dentro c’erano una quindicina di persone. Il locale è piccolo, quella sera ancora di più. Già dalle 21.30, vedendo la situazione, Floris e il suo staff avevano ritirato tavoli e sedie dal dehors. Una precauzione per evitare che potessero essere usati durante eventuali disordini. «Hanno preso le prime cose che si sono trovati per mano e le hanno lanciate», continua Floris. Uno dei dipendente ha subito cercato di far entrare rapidamente chi era fuori, mettendo al riparo in cucina anche una bambina di cinque anni. «È riuscito a far rientrare quasi tutti, ma mentre stava chiudendo la porta, loro l’hanno caricata a calci. La porta ha ceduto e il ragazzo è stato colpito». Il gruppo è così entrato e ha devastato la sala, ma quando ha visto che dentro non c’era molta gente, «se n’è andato via». Cinque minuti, forse meno. Abbastanza per seminare il terrore e lasciare dietro di sé vetri, legno e sedie rotte.

«Siamo antifascisti ma non siamo un bersaglio»

In una nota pubblicato domenica mattina sui loro canali social, i gestori hanno scritto: «Dopo una giornata di manifestazione bella, partecipata e pacifica, si è purtroppo verificato un episodio che ci colpisce profondamente. Condanniamo ogni forma di violenza. Siamo un luogo di incontro e rispetto reciproco, e continueremo ad esserlo». Parole ferme, che rifiutano l’intimidazione. Ma Floris, al telefono, va oltre e ci tiene a chiarire: «Il dispiacere vero non è per i tavolini. Quelli si ricomprano. Il rimpianto è non essere riusciti a garantire totalmente l’incolumità degli ospiti. Questo ci dispiace davvero», confessa.

È la prima volta che fatti di questo genere coinvolgono la pizzeria, segnando un episodio inedito. «È un caso isolato. Il locale spiega non è un bersaglio, Piazza Vittorio non è un posto dove accadono queste cose». Del resto Il Bar allo Statuto, «è un posto aperto a tutti, con criteri sani. Ripudiamo la violenza e siamo totalmente antifascisti. Da noi si fanno conoscenze, è un luogo popolare. Siamo belli per questo», aggiunge.

Il bar ha riaperto regolarmente il giorno dopo. Ora la Digos sta analizzando le immagini delle telecamere di sicurezza per identificare i componenti del gruppo e verificare l’eventuale collegamento tra l’assalto a CasaPound e l’incursione Allo Statuto. L’episodio si inserisce in una giornata che ha visto Roma attraversata, secondo gli organizzatori, da un milione di persone per la manifestazione per Gaza e poi segnata da violenze sparse in diverse zone della città. Intanto il locale procederà con tutti gli accertamenti legali necessari, mentre sui social si moltiplicano i messaggi di solidarietà da parte di cittadini e associazioni del quartiere.

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