Questa volta l’unico contatto fisico tra l’onorevole Benedetto Della Vedova e il presidente di Coldiretti Ettore Prandini è stato, fortunatamente, solo una stretta di mano. L’occasione è stata quella del convegno alla Camera dei Deputati, organizzato proprio dal deputato di +Europa, dal titolo Carne coltivata: discutiamone dove i due hanno sotterrato l’ascia di guerra e si sono confrontati proprio sullo scottante tema dell’agricoltura cellulare, portando rispettivamente tre esperti a favore e tre contrari. Nulla a che vedere con lo scontro di un anno e mezzo fa che aveva trasformato piazza Colonna in una sorta di ring con il presidente Coldiretti che accusava il deputato di essere “un delinquente e un buffone”. Il motivo dello scontro era stato l’approvazione della legge che vietava la carne coltivata (poi respinta da Bruxelles), ultimo passaggio di una campagna di comunicazione in cui Coldiretti ha raccolto due milioni di firme per spingere il governo ad alzare le barricate.
«Pur avendo voluto fortemente questo momento di confronto ritengo che questa sia una legge sbagliata. Una norma che viola il diritto europeo e preclude alla possibilità di fare una seria ricerca scientifica sulla materia», ha tenuto a specificare Della Vedova nei suoi saluti iniziali. Un momento introduttivo, prima di lasciare la parola agli scienziati, in cui è intervenuto anche Prandini che ha replicato dicendo che per la Coldiretti si tratta della difesa di un modello: «Non siamo negazionisti. Per noi il tema è la precauzione e su questo siamo forti di una petizione firmata da 2 milioni di persone». Posizioni molto distanti che subito dopo hanno lasciato spazio a un sincero dibattito tra esperti con posizioni pro e contro la carne coltivata.
L’introduzione è spettata ad Alessandro Bertero, docente di biologia applicata all’Università di Torino, che ha spiegato come si produce carne coltivata e l’importanza di non bloccare la ricerca che invece in molti altri paesi nel mondo sta andando avanti. Tra i vari interventi a favore, anche se ha tenuto a specificare di non definirsi “pro carne coltivata”, c’è stato Michele Antonio Fino, docente di Fondamenti del Diritto Europeo all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, e firma del Gambero Rosso: «La legge 172/2023 in primis non può essere applicata e poi è un errore perché toglie libertà di scelta ai consumatori».
Un intervento dettagliato che ha toccato diversi argomenti, molti dei quali cari agli associati Coldiretti: «Se togliamo la libertà di scelta poi non potremo difendere alcune nostre produzioni attuali come vino, carne e tabacco in quanto potenzialmente cancerogeni», riferendosi al principio di precauzione invocato da Prandini. L’intervento di Fino ha toccato anche la parte normativa, in particolare in riferimento alle peculiarità dell’Ue, in cui ha spiegato la differenza tra la Fda statunitense e l’Efsa europea, le autorità per il controllo sugli alimenti: «Mentre la Fda lavora sul principio di un “rischio accettabile”, l’Efsa opera sul principio di precauzione imponendosi quindi degli standard più severi per l’approvazione di un alimento».
Tra gli interventi anche quello del professore Giuseppe Campanile, docente di zootecnia all’Università Federico II di Napoli, che – a sorpresa – ha affermato che gli allevamenti hanno un ruolo importante per il mantenimento della biodiversità e che sono sostenibili a livello ambientale in quanto «se c’è allevamento significa che c’è produzione di foraggio che aiuta ad assorbire la Co2 dell’allevamento stesso». Una tesi che ha lasciato interdetto lo stesso Della Vedova che ha specificato come probabilmente la foresta amazzonica aiuti ad assorbire più anidride carbonica rispetto a un campo per la produzione di foraggio.
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