Il cioccolato โ simbolo universale di conforto, piacere e festa โ sta per diventare un bene di lusso. Non รจ una provocazione: รจ la fotografia di un mercato in allarme, travolto da un aumento dei prezzi senza precedenti. Nel 2024, il costo del cacao รจ salito del 300% all’ingrosso. E le ragioni vanno ben oltre la legge della domanda e dellโofferta.
Le piantagioni dellโAfrica occidentale, da cui proviene la maggior parte del cacao mondiale, sono sempre piรน in sofferenza per via dei cambiamenti climatici. Temperature elevate, piogge irregolari e una crescente difficoltร nella gestione della biodiversitร stanno mettendo a rischio la sopravvivenza stessa degli alberi di cacao. A questo si aggiunge un fenomeno ancora piรน preoccupante: alcuni agricoltori del Ghana stanno abbandonando il cacao per dedicarsi allโestrazione illegale di oro, attivitร piรน redditizia e immediata. Il risultato รจ un buco nel mercato: nel 2024 si รจ registrata una carenza globale di circa 500mila tonnellate di cacao. Una crepa profonda, che ha spinto diverse aziende a chiedersi: possiamo immaginare un futuro senza cioccolato โ o, meglio, senza cacao?
Oltre al riscaldamento globale, cโรจ un altro nemico spesso sottovalutato: la scarsa impollinazione. Uno studio internazionale condotto da universitร di Brasile, Cina, Germania e Regno Unito ha analizzato i dati di tre dei principali paesi produttori (Brasile, Ghana e Indonesia), responsabili insieme di un terzo della produzione mondiale. I risultati sono allarmanti: molte piantagioni non hanno una sufficiente presenza di insetti impollinatori, come moscerini e tisanotteri, e questo porta a una riduzione della resa fino al 20%. A peggiorare la situazione, le temperature in alcune zone risultano fino a 7 gradi piรน alte della media, con perdite di produzione comprese tra il 20% e il 31%.
Lโespansione intensiva delle coltivazioni e lโuso eccessivo di pesticidi hanno aggravato il problema, compromettendo biodiversitร e fertilitร del suolo. Eppure, soluzioni esistono: tra queste, lโombreggiatura delle piante e una gestione agronomica piรน sostenibile, che potrebbe migliorare le rese e proteggere il futuro di circa 6 milioni di piccoli agricoltori nei tropici.
Nel frattempo, perรฒ, il mercato si muove. Negli scaffali dei supermercati tedeschi, francesi e britannici stanno comparendo prodotti che assomigliano al cioccolato ma non lo sono. Biscotti, praline, popcorn glassati, barrette: tutto rigorosamente privo di cacao. Le ricette alternative si basano su ingredienti facilmente reperibili come semi di girasole, carrube o fave. La parola dโordine รจ โresilienzaโ: trovare materie prime locali, piรน sostenibili e meno soggette alle oscillazioni di mercato.
Ed รจ proprio in Italia che nasce una delle sperimentazioni piรน promettenti. Si chiama Foreverland e ha sede a Milano. Al posto del cacao, utilizza baccelli di carrube fermentati e tostati per produrre Choruba, una polvere che richiama alla lontana l’aroma del cioccolato ma con note piรน dolci e caramellate. Il fondatore Massimo Sabatini –ย in un’intervista alla BBC – ammette senza giri di parole: โLa carruba non sa di cioccolato. Ma lavorandola bene, possiamo avvicinarci molto.โ
La vera scommessa di Foreverland non รจ solo sensoriale, ma anche nutrizionale: meno zucchero, piรน fibre e meno grassi. Unโalternativa piรน sana, quindi, ma capace di soddisfare il palato? Questo lo diranno i consumatori. Intanto, lโazienda ha inaugurato lo scorso marzo il suo primo impianto produttivo e punta a inserirsi proprio nel โvuotoโ lasciato dal cacao.
Accanto a Foreverland, ci sono realtร come Planet A Foods in Germania (che lavora i semi di girasole) e Nukoko nel Regno Unito (che punta sulle fave). Tutti assicurano: non vogliamo sostituire il cioccolato, ma offrire unโalternativa per evitare che diventi inaccessibile. Un aiuto, insomma, per non lasciare i consumatori orfani del loro snack preferito. Eppure, la questione รจ anche etica. Cosa succede se i sostituti prendono davvero piede? Cโรจ il rischio che i coltivatori di cacao โ giร oggi tra i lavoratori agricoli piรน poveri al mondo โ vengano messi ulteriormente ai margini. Come ricorda la biologa Tonya Lander dell’Universitร di Oxfordย โogni alternativa dovrebbe essere sviluppata in dialogo con le cooperative di produttoriโ.
Insomma, le alternative al cacao sono in crescita. Ma la loro diffusione dipenderร da molti fattori: gusto, prezzo, accettazione culturale, ma anche responsabilitร verso chi, da generazioni, vive di cacao.
Nel frattempo, forse รจ il caso di assaggiare una pralina alla carruba.
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