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Festa Vico rilancia la candidatura della Cucina Italiana come Patrimonio Immateriale dell'Unesco

Da Festa a Vico è stata lanciata la campagna social #lacucinaitalianasiamonoi per sostenere la candidatura della Cucina Italiana a Patrimonio Immateriale del'Umanità nelle fasi finali del lungo iter di valutazione

  • 09 Giugno, 2025

Da Festa a Vico, l’evento voluto oltre 20 anni fa da Gennaro Esposito per sostenere progetti benefici riunendo insieme chef, artigiani del cibo e migliaia di visitatori, parte la nuova campagna per sostenere la candidatura della Cucina Italiana a Patrimonio Immateriale dell’Unesco. Raccolti gli endorsement dei più importanti e influenti cuochi del mondo come Alain Ducasse e Ferran Adrià (che si stupiva come ancora non fosse patrimonio dell’umanità), la cucina italiana continua la sua marcia verso il riconoscimento, prima cucina intesa nel suo complesso ad ambire al titolo. Finora, infatti, ci sono fregiate di questo appellativo alcune pratiche alimentari o agroalimentari, specifici cibi o tipi di cucina, il punto – stavolta – è che il cibo può essere identificato come parte fondamentale dell’identità culturale di un popolo, come «gesto quotidiano e mosaico di diversità» come l’ha definita Pier Luigi Petrillo, docente e autore del dossier presentato all’Unesco. 

La candidatura Unesco

La candidatura ufficiale è arrivata a marzo del 2023, su proposta del ministro dell’Agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e dell’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Ma, come sottolinea Maddalena Fossati, direttrice de La Cucina Italiana, la politica in questo caso ha recepito una iniziativa nata dal basso. È stata lei, nei tempi bui della pandemia, con la Fondazione Casa Artusi, l’Accademia Italiana di Cucina, il Collegio Culinario a spendersi perché la nostra cucina fosse riconosciuta nel suo valore di bene collettivo, non soltanto degli italiani ma di tutti i popoli del mondo. Ha smosso acque e sollecitato cuochi, ha arruolato testimonial e coinvolto Pier Luigi Petrillo, già autore del dossier di altre candidature Unesco, come quelle della Dieta Mediterranea e dei pizzaioli napoletani. È lui a evidenziare come la cucina italiana sia già un patrimonio universale, basta intercettarne la presenza nelle tradizioni gastronomiche di mezzo mondo, eredità dei nostri antenati che emigrando hanno portato i piatti delle loro origini nei diversi paesi d’approdo in cui si sono integrati fino a diventare spesso piatti nazionali.

In questi termini c’è un po’ di cucina italiana in tutto il mondo. E c’è un po’ tutto il mondo nella cucina italiana. «La cucina è una cartina di tornasole di passaggi culturali, ma anche un elemento di connessione con il territorio e la sua storia» come ricorda Antonia Klugmann, che nel suo L’Argine, a un passo con il confine dalla Slovenia, si sente rappresentante di un’Italia composita e proprio per questo ricca. E su questo concetto si basa la campagna di comunicazione #lacucinaitalianasiamonoi che chiama chef e cuochi amatoriali di tutto il mondo a raccontare la loro cucina italiana, un modo per accompagnare in modo corale il percorso del dossier al vaglio della commissione che deciderà dell’investitura, il 10 novembre in India. Così ancora una volta Festa a Vico si conferma una occasione di coesione e progettualità.

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