Tempo instabile, freddo tardivo, piogge battenti, alluvioni, inondazioni. Un’escalation climatica che sta creando seri problemi alla nostra produzione apistica. Le precipitazioni eccezionali, che hanno messo in ginocchio l’Emilia Romagna e parte delle Marche, sono state la mazzata finale in un momento delicato e cruciale della campagna del miele, all’inizio dei raccolti delle prime fioriture. Già all’inizio della stagione apistica la situazione non si presentava rosea per i “flussi nettariferi estremamente scarsi e discontinui a causa della grave siccità che ha imperversato per mesi, soprattutto nelle regioni del nord”, fa sapere l’Osservatorio Nazionale del Miele. Poi, quando le famiglie di api hanno acceso i motori per cominciare a bottinare, è arrivata un’ondata di freddo tardivo che ha provocato un elevato consumo di scorte e, in molte zone della penisola, ha costretto gli apicoltori ad intervenire con la nutrizione di emergenza, somministrando agli insetti sciroppo di glucosio.
Alveari distrutti durante l’alluvione a Cesena
Come se non bastasse, all’inizio di aprile, in diverse aree del nord Italia ci sono state intense gelate che hanno danneggiato i germogli delle piante di acacia in fase di sviluppo. A inizio maggio, in un momento fondamentale per il miele di acacia e di agrumi, che rappresentano lo zoccolo duro dell’apicoltura nazionale, le tanto attese piogge si sono scatenate con una intensità e continuità straordinarie, impedendo alle api di bottinare per diversi giorni. In alcune zone le forti grandinate hanno distrutto la fioritura dell’acacia. Nelle aree più colpite dell’Emilia Romagna e delle Marche – sempre secondo il primo report dell’Osservatorio – è stato impossibile raggiungere gli alveari per le condizioni del terreno a causa di frane o inondazioni, interi apiari sono andati distrutti e apicoltori hanno dovuto correre contro il tempo per spostare gli alveari e salvarli dalle piene.
Fiori di acacia distrutti dalla grandine nelle Marche. Foto S. Lazzarin
“La produzione 2023 del miele di acacia è un disastro: almeno l’80% in meno rispetto al 2022” annuncia Giancarlo Naldi, direttore dell’Osservatorio Nazionale del Miele “giù anche la produzione del miele di tarassaco e dei millefiori primaverili. Riguardo al monoflora di agrumi, non si hanno ancora stime esatte, stiamo valutando. Nel report mensile di maggio dell’Osservatorio saranno riportate informazioni più approfondite con una prima stima delle mancate produzioni. In parte ci può essere una ripresa, almeno per quanto riguarda i mieli di fioriture della tarda primavera: sulla, medica, castagno, tiglio, rododendro. Ma l’acacia ormai è persa”. Intanto, alla luce di questa situazione, alcune associazioni apistiche stanno chiedendo alle Regioni lo stato di calamità.
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