Ettari di vigneti centenari ridotti in cenere e produzione a rischio. L’incendio che da venerdì 8 agosto sta devastando il Vesuvio colpisce al cuore la Campania, e con essa una delle sue eccellenze agricole più preziose, il Lacryma Christi. Il rogo che imperversa da giorni, e che ha già distrutto circa oltre 500 ettari di vegetazione, si è infatti esteso nell’area di Monte Somma, Terzigno e Ottaviano, compromettendo centinaia di viti proprio durante il periodo di raccolta. Un danno che minaccia non solo la stagione della vendemmia, ma l’intero futuro dei produttori vesuviani.
A denunciare le conseguenze preoccupanti per l’agricoltura, e in particolare per la viticoltura della zona, è Coldiretti. Le fiamme hanno distrutto in poche ore tantissime coltivazioni simbolo del Vesuvio, tra cui i pomodorini del Piennolo e le albicocche Pellecchiella, aggravando una situazione già difficile. «Un disastro ambientale e agricolo enorme – spiega la presidente di Coldiretti Napoli Valentina Stinga – visto che il Parco Nazionale del Vesuvio conserva prodotti tipici amatissimi. Ma ad aver subito i danni maggiori sono soprattutto i vigneti del Lacryma Christi Dop, danneggiati proprio durante il periodo che culmina con la vendemmia».
Il colpo per il comparto vitivinicolo della zona è durissimo. «L’incendio ha devastato i vitigni e le coltivazioni di pomodoro e benché la mia azienda non abbia subito danni diretti, il fumo e la cenere possono compromettere la qualità delle uve. Ora servirà tempo per valutare le conseguenze», ha raccontato alle pagine locali del quotidiano La Repubblica Andrea Forno, patron della tenuta “Le Lune del Vesuvio” a Terzigno. Ma a patire non sono solo i filari. Sono numerose le aziende agricole che negli ultimi anni hanno deciso di investire in percorsi di valorizzazione e visite guidate in vigneto. Al Lacryma Christi sono infatti legate anche altre attività fondamentali per il turismo enogastronomico – come tour, degustazioni e vendita diretta – che dal Vesuvio trae linfa vitale soprattutto nella stagione estiva. Una fonte di reddito alternativa alla produzione di vino, anch’essa messa a dura prova dall’emergenza.
Non si tratta del primo incendio affrontato dagli agricoltori in questa area. Già nel 2017 il Vesuvio era stato teatro di un vasto rogo che aveva portato a ripercussioni importanti per coltivazioni e vigneti. A distanza di pochi anni, la storia si ripete. E in ginocchio ci sono le stesse famiglie che vivono grazie all’agricoltura, in un momento in cui il turismo legato al Vesuvio stava mostrando segnali di rilancio. Anche per questo è stata sottolineata l’urgenza di affrontare il problema della mancata prevenzione nel Parco nazionale del Vesuvio, dove numerosi terreni abbandonati e disseminati di rifiuti facilitano l’innesco e la propagazione degli incendi. Un tema sollevato in primis dai produttori, e rilanciato da Coldiretti, per denunciare una gestione sbagliata che sta mettendo a repentaglio la vendemmia del Lacryma Christi, una delle produzioni più pregiate del territorio vulcanico. Spetterà ora alla Regione studiare una governance più efficace, con adeguate misure di controllo e pulizia dei terreni e sanzioni efficaci contro i responsabili per proteggere il patrimonio ambientale, culturale ed economico.
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