Quasi nessuno sa di cosa si tratti. Parliamo del Kiwi Rosso, novità emergente nel mondo della frutta esotica diventata ormai endemica anche in Italia tanto che ne produciamo più noi che i neozelandesi che invece sono leader nella loro commercializzazione. Ma perché ne parliamo? Per il semplice fatto che abbiamo letto sui giornali locali una notizia che per metà diamo per assodata mentre per l’altra metà ci fa sentire marziani nella nostra stessa patria. Il deputato viterbese di Fratelli d’Italia, Mauro Rotelli, e il collega di partito alla Regione Lazio, Giulio Zelli, hanno mandato un comunicato a tutti i fogli di informazione locale i quali hanno trattato la cosa come fosse una velina pubblicandone lo scarno contenuto: 21 milioni di euro alla O.P. Assofrutti, associazione di produttori che raduna oltre 600 agricoltori dediti all’allevamento della nocciola (e questa è la parte scontata della notizia) e 10 milioni di euro a una azienda agricola, tale Beatrice Marchese che – dice il comunicato – è specializzata nella produzione di kiwi rosso. Il tutto gestito dal MIPAAF e in conto PNRR. Il punto è che questo kiwi rosso non lo conosce nessuno, in Tuscia. Si ha vaga traccia del lavoro dell’azienda agricola solo in un verbale dell’Università della Tuscia di tre anni fa in cui viene approvata la partecipazione a un progetto legato a questa azienda.
La monumentale loggia del Palazzo dei Papi di Viterbo, capoluogo della Tuscia: l’immagine gioca con il kiwi rosso cone nuovo sole del territorio
Cercando Kiwi rosso della Tuscia online, si trovano solo alcune piantine in vendita da parte di un paio di vivai. Non c’è altro. Anche di Beatrice Marchese non è facile trovare tracce. Incrociando dati camerali con alcune citazioni in ambito universitario, dovrebbe essere una azienda di Bagnoregio, la cittadina tra i calanchi famosa per il borgo “che muore”. Così proviamo a chiedere ai rappresentanti delle associazioni agricole locali. «Non conosciamo nessuna azienda agricola che si occupi di kiwi rosso – assicura il presidente di Cia Lazio Nord, Sergio Del Gelsomino – Non abbiamo notizia della produzione di questo frutto nella Tuscia. Io sarei molto felice se a seguito di un tale finanziamento – 10 milioni non sono bruscolini – si riesca a costruire una filiera agricola, benvenga! Al momento, però, devo purtroppo constatare che non si riesce a trovare neppure una risorsa per dare un senso alla filiera del grano che sofrre sempre di più!».
In realtà, i quasi 100mila ettari di cereali del Viterbese sembrano sempre più figli di nessuno. Mentre riesce a farsi strada una nuova speranza per il territorio: il kiwi rosso. Magari sarà una coltivazione idrovora. Consumerà un sacco di risorse ambientali. però, chissà: potrebbe davvero diventare il nuovo simbolo di una Tuscia verde rinnovata. E poi, sembra che sia una coltura compatibile anche con l’impianto di pannelli solari: magari avremo campi ibridi, kiwi – bassi – e pannelli per produrre energia. Chissà…
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