La notizia arriva dal Daily Mail: è iniziato oggi davanti all’Elizabeth Magistrate Court il procedimento legale contro un uomo australiano, di cui non sono state rese note le generalità, che il 19 aprile scorso avrebbe servito la pizza alla cannabis a consorte e prole. I quattro, dopo un primo momento di euforia, cominciano ad avvertire bruciore agli occhi e secchezza delle fauci. La diagnosi dei medici non si fa attendere: i sintomi evidenziano gli effetti del THC. Scattano subito le indagini della polizia, che nella dispensa domestica trova olio alla cannabis, dispositivi idroponici (spesso impiegati per la coltivazione della marijuana) e l’estrattore botanico Magical Butter, utilizzato per la produzione di grassi alimentari con le sue foglie. L’imputato, accusato di produzione e vendita di droga, fornitura e somministrazione della sostanza ai bambini, nega tutto. A fine anno la prossima udienza.
Niente a che vedere con la denominazione della creatura di Briatore, le pizze alla cannabis – quella con un livello di THC inferiore allo 0,2%, però, quindi senza effetti psicoattivi – non sono una novità. Nel 2020 è il locale da asporto “L’Authentique” di Nizza a proporre “l’humeur du pizzaïolo”, la variante a fantasia del pizzaiolo, appunto, che talvolta la condisce con formaggio di capra, porri in fonduta, cachi e una spolverata di marijuana al posto dell’origano. Mentre l’anno dopo è la volta di Crazy Happy Pizza, catena thailandese di fast food che sulla scia di una modifica legislativa che legalizza l’uso della canapa indiana in bevande e alimenti, introduce in menu la Crazy Happy Pizza, con foglie tritate nel condimento e fritte a guarnizione. Vietata ai minori di 12 anni.
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