Agricoltura

Il vecchio pomodoro che può salvare i raccolti da un nuovo virus

Un progetto rimasto per anni in un cassetto oggi si trasforma in una possibile soluzione contro perdite da miliardi per il settore del pomodoro

  • 09 Settembre, 2025

Un pomodoro “dimenticato” dagli anni Novanta torna oggi protagonista nella lotta a uno dei virus più temuti per l’agricoltura mondiale. Si chiama tomatoNN ed è una linea sperimentale sviluppata trent’anni fa negli Stati Uniti. Oggi i ricercatori del Dipartimento dell’Agricoltura americano (USDA-ARS), insieme a diverse università, hanno scoperto che possiede un’arma preziosa: la resistenza al “tomato brown rugose fruit virus” (ToBRFV), patogeno che sta mettendo in ginocchio le coltivazioni di pomodoro e peperone in molti Paesi. Lo studio, pubblicato sul Plant Biotechnology Journal, ha messo in luce una linea di pomodoro sviluppata negli anni ’90 e denominata “tomatoNN“, che esprime il gene N del tabacco e mostra resistenza al virus ToBRFV.

Un nemico invisibile che costa miliardi

Il ToBRFV è arrivato solo di recente, ma ha già conquistato una fama sinistra tra gli agricoltori. Attacca foglie e frutti, li deforma, ne altera il colore e riduce drasticamente la resa delle piante. La sua pericolosità sta soprattutto nella facilità con cui si diffonde: bastano semi infetti, strumenti agricoli non disinfettati o persino mani e vestiti contaminati. Un nemico difficile da debellare tanto che oggi la difesa dei produttori si regge quasi esclusivamente su misure preventive, dalla sanificazione degli ambienti alle rigide regole di biosicurezza.

Il patologo vegetale Kai-Shu Ling

La sorpresa del gene N

La ricerca guidata dalla patologa vegetale Kai Ling ha riportato alla luce la linea tomatoNN, sviluppata nel laboratorio californiano di Barbara Baker negli anni Novanta. Questo pomodoro porta un gene, chiamato N, derivato da una varietà selvatica di tabacco: lo stesso che per decenni ha garantito protezione contro il “virus del mosaico del tabacco”, ovvero il primo virus identificato dall’uomo alla fine dell’Ottocento. Il nuovo studio ha rilevato che il gene funziona anche contro il ToBRFV. Una scoperta che però presenta un limite: la resistenza si mantiene solo a temperature moderate, intorno ai 22 gradi, mentre con il caldo estivo, in particolare sopra i 30 gradi, la protezione si affievolisce. Non proprio un dettaglio, visto che il cambiamento climatico moltiplica gli episodi di calore estremo.

Un’alleanza scientifica

Lo studio è il frutto della collaborazione tra USDA-ARS e tre atenei americani: University of California Berkeley, University of California Davis e Iowa State University. È un esempio di come la ricerca di lungo periodo, spesso apparentemente marginale, possa rivelarsi decisiva di fronte a emergenze nuove. «I nostri risultati dimostrano che questa linea è una risorsa genetica preziosa per ottenere varietà commerciali resistenti al ToBRFV», ha spiegato Ling.

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