La settimana scorsa, un’iniziativa targata Dhs, il Dipartimento per la Sicurezza Interna degli Stati Uniti, aveva temporaneamente sospeso i raid dell’Ice (Immigration and Customs Enforcement) nei settori dell’agricoltura, hotel e ristoranti, per evitare gravi carenze di manodopera. Una decisione che, come riportato dal Washington Post, è stata ribaltata durante un briefing interno tra ufficiali dell’Ice inclusi membri della sezione Homeland Security Investigations: i raid nei luoghi di lavoro riprenderanno senza eccezioni, superando anche le preoccupazioni manifestate dal segretario all’Agricoltura Brooke Rollins sulla destabilizzazione delle filiere alimentari. A mettere una pietra tombale sulla questione, inoltre, ci ha pensato lo stesso presidente Usa che domenica scorsa, con un post sul social Truth, ha dichiarato “di fare tutto il possibile per raggiungere l’importantissimo obiettivo di realizzare il più grande programma di deportazioni di massa della storia”, che, a suo dire, avrebbe richiesto loro di “ampliare gli sforzi per trattenere ed espellere gli immigrati clandestini nelle più grandi città americane”.
La revoca della direttiva del Dhs è arrivata lunedì a distanza di poche ore dalla sospensione e a seguito di una riunione con i vertici dell’Ice, coinvolgendo oltre 30 uffici sparsi sul territorio statunitense. Il dietrofront arriva mentre la strategia dell’amministrazione rimane incentrata su un’operazione di deportazioni su larga scala, con l’obiettivo ambizioso di 3.000 arresti al giorno, la più massiccia campagna di espulsioni dagli anni ’90. Nel frattempo, voci discordanti emergono: fonti ufficiali diffidano delle rassicurazioni rivolte ai settori agricoli, sottolineando che non è in atto nessuna politica di protezione per i lavoratori migranti. Nonostante ciò, numerosi raid hanno già colpito aziende agricole in California — tra cui vaste operazioni a Ventura, nel cuore delle coltivazioni di frutta e verdura — con decine di lavoratori arrestati e rapporti di interruzioni nella catena di approvvigionamento alimentare.
Le misure di repressione del lavoro irregolare — tra cui controlli documentali intensificati e invio di agenti in settori sensibili come quello edile e della lavorazione delle carni — hanno generato un clima di paura nei dipendenti e un’immediata reazione dei datori di lavoro. In Nebraska, per esempio, un’azienda di confezionamento alimentare ha visto un calo delle attività del 70% a causa dei controlli. Oltre agli effetti economici, la mossa ha innescato proteste diffuse nei centri urbani notoriamente “protetti” (le cosiddette sanctuary cities), con manifestazioni, arresti di migliaia di persone e incidenti segnalati in città come Los Angeles, Chicago e New York. In l’approccio di Trump rischia di danneggiare l’economia, gravando su settori agricoli, edilizi e della ristorazione, già colpiti dalla carenza di manodopera. Le proteste e la reazione dei governi locali, unita all’opposizione di alcuni imprenditori, continuano a sollevare dubbi sull’effettiva sostenibilità di una tale strategia senza causare gravi ricadute economiche.
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