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Guerre commerciali

Assalto ai rosé negli Hamptons: i paperoni Usa fanno incetta di vino

La guerra dei dazi scatenata da Trump, al momento congelata dalla corte federale, continua ad allarmare tutti, inclusi i ricchi newyorkesi

  • 01 Giugno, 2025

Negli Hamptons, a fine maggio, il problema non è trovare un tavolo vista Oceano. È trovare una bottiglia di rosé. I wine shop del litorale più esclusivo dello stato di New York sono stati presi d’assalto da clienti allarmati. Motivo? Le nuove tariffe sui vini europei annunciate dalla Donald Trump e per ora bloccate dalla Corte federale statunitense perché considerate illegittime.

Il lusso del vino all’epoca dei dazi

Il rosé francese – e italiano – rischia di diventare un lusso ancora più elitario. E mentre i ristoranti aggiornano listini e cercano fornitori alternativi, molti appassionati corrono a fare scorte come se stesse arrivando un uragano. «È il nuovo oro rosa», ha commentato un importatore su Vanity Fair del 24 maggio scorso.
Le tariffe doganali statunitensi, al momento bloccate dalla Corte Federale, rientrano nel pacchetto di ritorsioni commerciali verso Bruxelles. L’effetto però è tutto sulle tavole americane: dai 9 euro di una bottiglia base si rischia di passare a 14-15 al dettaglio. Niente per i ricconi a stelle e strisce… ma si sa: i paperoni sono i primi ad avere la manina corta. Per cui sono proprio i più facoltosi a volersi accaparrare i rosé di moda a prezzi ancora convenienti.

Tremano anche i viticoltori statunitensi

Il panico è reale, anche perché i distributori temono l’effetto domino su tutto il comparto: vetro, tappi, botti… tutti accessori e materiali che in gran parte arrivano dall’Europa. I produttori americani, soprattutto in Oregon e Long Island, speravano in un’occasione per guadagnare quote. Ma l’aumento dei costi logistici colpisce anche loro. La tempesta perfetta arriva alla vigilia dell’estate, proprio quando il consumo di rosé tocca i picchi. E la clientela degli Hamptons non vuole brindare con alternative domestiche: vuole Provenza, vuole Bolgheri, vuole etichette da postare.
Risultato: scaffali svuotati, rincari immediati, e un mercato in fibrillazione. Non è solo una questione di vino: è una guerra di status e simboli. E, per una volta, a perdere potrebbe essere proprio il brunch.

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