Quale è la vendemia ideale? Quella con standard qualitativi elevati, sarebbe stata la risposta fino a poco tempo fa. Quella sotto i 45 milioni di ettolitri, è la risposta che più volte abbiamo sentito negli ultimi mesi. Ma oggi le stime vendemmiali del Belpaese, appena presenta al Masaf, ci mettono di fronte alla realtà: 47,4 milioni di ettolitri. L’indagine realizzata attraverso un processo di armonizzazione delle metodologie adottate da Assoenologi, Unione italiana vini e Ismea parla di un +8% rispetto allo scorso anno e +2% sulla media 2024-2025.
La buona notizia riguarda la qualità che, come più volte anticipato si posizionerà tra il molto buono e l’ottimo, sempre che non ci siano sorprese nelle prossime settimane.
«Da questa anteprima della vendemmia emerge un dato incoraggiante: la qualità delle uve si preannuncia molto buona, in alcune zone addirittura eccellente. È un aspetto fondamentale, perché in un momento complesso come quello che stiamo vivendo, la qualità dei vini diventa un elemento decisivo anche sui mercati e richiede un’attenzione ancora maggiore nella loro preparazione», è il commento del presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella, che proprio nei giorni scorsi ha lanciato il manifesto in dieci punti per salvare il vino.
L’altra cosa evidente è lo stacco con la Francia: ben 10milioni di ettolitri. I cugini d’Oltralpe hanno, infatti, rivisto al ribasso le stime vendemmiali rispetto a quelle date ad agosto: 37,4 milioni di ettolitri, grazie anche ad una politica di contenimento, estirpi compresi. Anche l’altro competitor è rimasto notevolmente sotto la media: sono 36,8 milioni di ettolitri quelli che la Spagna si accinge a portare in cantina.
In questo modo, l’Italia ritorna sul podio produttivo. Ma, come abbiamo imparato, non è necessariamente una buona notizia.
«A livello europeo si prevede che la vendemmia 2025 sarà lievissimamente più abbondante rispetto al 2024, con la Spagna che si trova ad affrontare un raccolto più leggero a causa di eventi climatici estremi», è il resoconto di Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale del Ceev, l’associazione che rappresenta le aziende vinicole europee nell’industria e nel commercio di vino. «Tuttavia – aggiunge – le preoccupazioni non sono state guidate solo dalle previsioni meteorologiche. La politica commerciale, e in particolare le recenti notizie sulle tariffe statunitensi, è diventata una questione centrale per la sostenibilità a lungo termine del settore. Ci troviamo a guardare sia il cielo che le notizie Tv».
Mette in guardia il presidente di Unione italiana vini Lamberto Frescobladi: «Alle attuali condizioni di mercato, sarà difficile garantire la giusta remunerazione alla filiera con una vendemmia da 47,4 milioni di ettolitri a cui si aggiungeranno verosimilmente circa 37 milioni di ettolitri di vino in cantina. Ci troviamo a fare i conti con difficoltà che non riguardano solo l’Italia, ma tutti i Paesi produttori».
È, quindi, già tempo di fare delle scelte. La prima, proposta dallo stesso Frescobaldi è di «rivedere gli schemi produttivi, a partire dall’impianto legislativo del Testo Unico, con l’obiettivo di attivare un sistema a fisarmonica del potenziale vitivinicolo, che sia in grado di aprirsi o comprimersi a seconda delle dinamiche di mercato. Proprio sul trade – conclude – si gioca la partita decisiva, che auspichiamo possa passare da una campagna di promozione straordinaria, a regia pubblico-privata, negli Usa e sui mercati più promettenti».
Ma torniamo all’andamento di quest’annata. Al momento le uve si presentano, infatti, in buone condizioni, grazie a una gestione agronomica attenta e scientifica, fondamentale in un contesto sempre più segnato da eventi estremi. La campagna vendemmiale è stata infatti preceduta da una fase di incertezza legata alla variabilità climatica estiva. Tuttavia, le buone riserve idriche accumulate durante l’inverno, una primavera mite e un’estate anticipata ma altalenante hanno favorito una vendemmia anticipata in molte aree. La maturità fenolica raggiunta in gran parte delle aree, unita al potenziale aromatico favorito dalle escursioni termiche di fine agosto, lascia intravedere vini freschi e longevi al Nord, profili netti ed equilibrati al Centro e rossi di struttura e carattere al Sud.
«La vendemmia 2025 registra risultati ampiamente positivi sia in termini di quantità che di qualità, con un andamento confermato anche dalle stime regionali e da una crescita particolarmente significativa nel Mezzogiorno, dove si registrano aumenti a doppia cifra», aggiunge il direttore generale di Ismea, Sergio Marchi.
A spingere la crescita è sicuramente il Sud, dove il raccolto registra un balzo a due cifre (+19%) – trainata dalla performance della Puglia (+17%) – grazie alla disponibilità idrica accumulata in primavera che ha consentito ai vigneti delle regioni meridionali di reagire bene alle ondate di caldo di giugno e agosto.
Aumenta la produzione, anche se con quantità più contenute, anche il Settentrione, che vede nel Nord Ovest (+8%) la Lombardia in netta ripresa, con un +15% sullo scorso anno. Risulta complessivamente in aumento anche la produzione dei vigneti del Nord Est (+3%), dove un’estate altalenante è stata preceduta da una primavera abbondantemente piovosa, che ha richiesto una gestione attenta delle fitopatie. In ordine, il Friuli-Venezia Giulia mette a segno l’incremento maggiore (+10%), seguito dal Trentino-Alto Adige (+9%) e Veneto (+2%), con una crescita molto limitata a fronte di un’annata 2024 in linea con la media del quinquennio. Stabile l’Emilia-Romagna, divisa tra gli incrementi della Romagna e i cali, soprattutto nel peso delle uve, in Emilia.
Negativo, infine, il segno del Centro (-3%), dove le performance di Umbria (+10%), Marche (+18%) e Lazio (+5%) non riescono a compensare la perdita della Toscana (-13%), fisiologica dopo un 2024 veramente abbondante. Sul fronte della classifica regionale, con quasi 12 milioni di ettolitri e una quota di un quarto del raccolto made in Italy, il Veneto si conferma la principale regione produttiva italiana, seguita da Puglia e Emilia-Romagna, rispettivamente al 19% e 15%, per un totale complessivo del podio pari al 59% della produzione nazionale. Seguono nella top5 Sicilia e Abruzzo, che fanno scivolare Piemonte e Toscana al sesto e settimo posto della lista.
Niente da mostrare
Reset© Gambero Rosso SPA 2025 – Tutti i diritti riservati
P.lva 06051141007
Codice SDI: RWB54P8
registrazione n. 94/2021 Tribunale di Roma
Modifica impostazioni cookie
Privacy: Responsabile della Protezione dei dati personali – Gambero Rosso S.p.A. – via Ottavio Gasparri 13/17 – 00152, Roma, email: [email protected]
Resta aggiornato sulle novità del mondo dell’enogastronomia! Iscriviti alle newsletter di Gambero Rosso.
Made with love by
Programmatic Advertising Ltd
© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati.
Made with love by Programmatic Advertising Ltd