Le parole sono importanti. Succede cosรฌ che modificare il nome – ma non il contenuto โ di qualcosa che esiste giร , possa cambiare anche il nostro sguardo sul mondo e perfino diventare un vero specchietto per le allodole. Specchietto che, ahinoi, rischia di funzionare benissimo nel grande circo della politica. Se, perรฒ, ci si sposta nel campo della formazione le cose sono un poโ diverse.
Proviamo ad essere piรน chiari. Cโera una volta il caro vecchio Liceo delle Scienze umane (una volta, Istituto Magistrale), ma รจ bastato aggiungere qualche oraย in piรน di storia dell’arte e toglierne qualcuna alla lingua straniera affinchรฉ, quasi per magia, si trasformasse in Liceo del Made in Italy: da zucca di Cenerentola a carrozza del governo. Anzi, cavallo di battaglia.
Dโaltronde, nel momento in cui lโitalianitร รจ lโessenza del buono del bello e del giusto, Made in Italy batte Scienze Umane a mani basse. Poco importa se sono due percorsi quasi fotocopia.
Annunciato in pompa magna allo scorso Vinitaly dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni , il nuovo Liceo si trova allโinterno della piรน ampia legge โDisposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italyโ (in Gazzetta Ufficiale dal 27 dicembre 2023 e in vigore dallโ11 gennaio 2024) e prevede che le prime iscrizioni possano essere fatte dal 23 gennaio sulla piattaforma Unica.
Con debutto a settembre, sostituirร l’indirizzo economico-sociale del Liceo delle Scienze Umane, ma solo nelle scuole che lo vorranno e che ne faranno richiesta entro il 15 gennaio, previo accordo con la Regione di competenza.
Tuttavia, da Voghera a Bari molti istituti hanno giร detto che non aderiranno sia per non rinunciare allโindirizzo economico-sociale sia per i tempi fin troppo stretti, facendo cosรฌ presupporre un mezzo flop per il neonato corso di studi.
Lโobiettivo del nuovo Liceo, come si legge nel testo finale รจ โsviluppare negli studenti, sulla base della conoscenza dei significati, dei metodi e delle categorie interpretative che caratterizzano le scienze economiche e giuridiche, competenze imprenditoriali idonee alla promozione e alla valorizzazione degli specifici settori produttivi del Made in Italyโ.
Chi, perรฒ, pensasse che dietro queste competenze ci siano anche quelle legate allโagroalimentare rimarrebbe deluso: a dispetto dellโannuncio fatto a Vinitaly dalla premier Meloni di fronte agli studenti degli Istituti Agrari, ad oggi le materie del corso di studi non hanno a che vedere con cibo o vino.
Nessuna materia agronomica, niente storia della cucina italiana, nรฉ corsi di enologia o di sommelier e nulla che riguardi il turismo enogastronomico.
Secondo la circolare diffusa dal Miur, sono 891 le ore previste per il biennio dal corso di studi. Tra queste, 32 ore di lingua e letteratura italiana, 99 di storia e geografia, 99 di diritto, 99 di economia politica, 99 di lingua e cultura straniera 1, 99 di matematica (con informatica), 66 di lingua e cultura straniera, 66 di scienze naturali (biologia, chimica, scienze della terra), 66 di scienze motorie e sportive, 33 di storia dellโarte, 33 di religione cattolica o attivitร alternative.
Il Made in Italy resta, quindi, solo una formuletta messa lรฌ per ottemperare alla missione politica per eccellenza: ottenere la massima popolaritร con il minimo sforzo. Il resto si vedrร nei prossimi mesi, con la conta degli istituti aderenti e degli alunni iscritti.
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