Cucina creativa, piatti di pesce e vini leggeri. Così i ristoranti in montagna si reinventano aspettando la neve

20 Feb 2024, 20:13 | a cura di
Il turismo della neve resiste “grazie” agli impianti di innevamento ma quanto ancora si potrà contare sulla neve artificiale?

In montagna nevica sempre meno e la neve artificiale, oltre ad avere un grande impatto ambientale, non sempre basta per attrarre i turisti. Come incide questa situazione sui ristoranti vicino agli impianti sciistici? «Innegabile il fatto che la mancanza di neve abbia un impatto negativo sugli incassi», racconta Raffele Trilli del ristorante Chichibio a Roccaraso, in provincia de L'Aquila. «Speriamo che la stagione invernale si protragga per altri due mesi, un po' come avvenuto lo scorso anno dove la neve alla fine è arrivata. Ma con la speranza si fa poco. Fortunatamente noi abbiamo una tipologia di offerta che intercetta non solo i “turisti della neve”».

Cucina creativa

Trilli grazie a un percorso di formazione compiuto con professionisti del calibro di Valeria Piccini, Mauro Uliassi e Niko Romito ha appreso la tecnica e affinato il pensiero creativo, cosa che gli consente di proporre un tipo di cucina, legato sì al territorio (senza esserne prigioniero), ma slegato dallo stereotipo della tipica cucina di montagna: niente polenta maritata abruzzese, via libera ai tortelli di funghi con ragù di faraona o al risotto con lepre e mosto di ciliegia. «La nostra è un'azienda aperta tutto l'anno e non puntiamo solo sul turismo di questo periodo».

Cavatelli dell'Osteria La Bajona

Cavatelli dell'Osteria La Bajona

La neve artificiale non è la soluzione

Turismo che resiste “grazie” agli impianti di innevamento: «Qui c'è un impianto di ultima generazione che spara neve artificiale anche sopra lo zero, certo è che il paesaggio tutto intorno non è invernale, è perlopiù autunnale». Oltretutto l’innevamento artificiale causa un grande impatto per consumi idrici e di suolo in aree spesso delicate, ed è una pratica dispendiosa che vede spesso l’impiego di fondi pubblici, come riporta Legambiente nell'ambito del dossier “Nevediversa 2024”: «Aumentano costi e consumi per innevare artificialmente gli oltre 5mila km di piste da sci e il ministero del Turismo stanzia 148 milioni per finanziare gli impianti di risalita contro i 4 milioni messi a disposizione per la promozione dell’ecoturismo. Serve un cambio passo e una decisa volontà politica che punti e investa davvero sul turismo sostenibile a partire da quello montano».

Posizione avvallata da Trilli che auspica un'altra forma di turismo. «L'80% del commercio di Roccaraso si basa sul turismo della neve e quando vengono a mancare numeri importanti tende a soffrire il piccolo alimentari così come la struttura alberghiera più strutturata: il clima è cambiato e bisognerebbe giocare d'anticipo (qui in Abruzzo siamo già in ritardo) puntando su un altro tipo di turismo, legato ad altri sport».

Ultima rilevazione dalla webcam di www.bormioski.eu

Ultima rilevazione dalla webcam di www.bormioski.eu

La situazione nelle Alpi

E se i dati peggiori si registrano per gli Appennini – secondo Fondazione CIMA, Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale, a febbraio, il deficit di Snow Water Equivalent nazionale è del -64%, con picchi del -85% per l’Appennino centrale - non se la cavano meglio le Alpi, fondamentali anche per l’approvvigionamento idrico del bacino del Po. «Qui si continua a sciare, ma sulla neve artificiale», spiega Dario Menaglio dell'osteria La Bajona, nel centro di Bormio.

«Mancano le nevicate di novembre, quelle che facevano da “base” alle altre nevicate, la situazione è preoccupante. Quest'anno la stagione ce la siamo portata a casa, per assurdo abbiamo avuto più clienti dello scorso anno perché dissuasi dalla poca neve preferivano fermarsi in paese piuttosto che salire sulle piste, ma chissà come andrà il prossimo anno. La cosa certa è che la stagione invernale si sta accorciando sempre di più, lasciando anticipatamente spazio a quella ciclistica».

Cambiano i gusti

Altra tendenza incontestabile è la predilezione, da parte dei clienti, verso piatti più leggeri: «Avendo un'offerta diversificata, ho notato che rispetto agli anni scorsi le persone ordinano meno piatti tipici a favore di piatti a base di pesce», con il mare a più di trecento chilometri. Ma questa è (sarà) un'altra storia.

Una tendenza verso la leggerezza intercettata solo in parte (quella enologica) dalla patron della trattoria Vecchia Combo, poco più in alto, affacciata proprio sulle piste da sci: «I clienti ci sono - certo, è facile riempire il mio piccolo ristorante - e continuano a mangiare cucina tipica di montagna, quello che forse è cambiato è che un tempo con i pizzoccheri ordinavano un rosso della Valtellina, ora preferiscono un bianco o addirittura le bollicine». I tempi e il tempo cambiano, i gusti pure.

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