Nelle Marche c'è un vino che sgomita per trovare posto tra Verdicchio e Pecorino. Ecco qual è

29 Feb 2024, 17:51 | a cura di
Nella produzione di vini bianchi delle Marche, il Verdicchio e il Pecorino occupano senz'altro una posizione di primo piano, ma esistono anche altre etichette interessanti, come il Bianchello del Metauro. Qui le migliori versioni per rapporto qualità-prezzo

Tra lo strapotere del Verdicchio, di Matelica e dei Castelli di Jesi e l'ascesa del Pecorino, nelle Marche è difficile guadagnare spazio nello scenario enoico bianchista. Eppure ci sono altre zone in regione dove pure si producono etichette interessanti. Per esempio, se spostiamo lo sguardo nel quadrante nord della regione troviamo un'agguerrita denominazione che sgomita per cercare di trovare un posto tra i due vini/vitigni già citati.

Si tratta del Bianchello del Metauro (Doc dal 1969). Per quando riguarda l'inquadramento geografico siamo nella provincia di Pesaro-Urbino, nella vallata del fiume Metauro, che come tutti i fiumi delle Marche taglia il territorio da ovest a est. Le colline a ridosso degli Appennini si innalzano fino a circa 650 metri d'altitudine; man mano che ci si sposta verso est si scende di quota fino ad arrivare alle zone vallive maggiormente influenzate dalle brezze provenienti dall'Adriatico.

Per quanto riguarda il vitigno, invece, le origini del bianchello, chiamato anche biancame, si perdono nelle nebbie del tempo, dove la storia si confonde con la leggenda. Alcuni storici antichi per esempio, parlando della battaglia del Metauro del 207 a. C., combattuta dai Cartaginesi contro i Romani, imputano la sconfitta dell'esercito di Asdrubale, fratello di Annibale, all'ubriachezza causata tra le sue fila dal vino della zona, probabilmente proprio il Bianchello. Da un punto di vista genetico, alcuni studiosi credono si tratti di un biotipo di trebbiano toscano; alcuni sinonimi (come greco bianchello o greco bianco) invece fanno propendere per una vicinanza con il greco. Entrambe le ipotesi però non sembrano sufficientemente fondate.

Cantina Crespaia | Loc. Prelato | Fano, PU | foto di https://www.crespaia.it/

I migliori Bianchello del Metauro in 4 etichette al di sotto di 20 euro

Quella che trovate qui sotto è una piccola lista di Bianchello del Metauro recensiti nel Berebene 2024 di Gambero Rosso, la guida che premia i vini italiani dal miglior rapporto qualità prezzo. Sono etichette proposte, in enoteca e on-line, a meno di 20 euro.

Il Bianchello del Metauro Chiaraluce 2021 di Crespaia è uno dei Bianchello migliori per espressività: naso fine tra agrumi, fiori e anice, ha palato intenso, di buona agilità con finale apertamente piacevole. I vigneti di Rossano Sgammini girano intorno alla cantina, posta in un angolo incantevole della campagna fanese. Con l'ausilio di Shayle Lambie-Shaw e Aroldo Bellelli si danno vita a vini contemporanei che ben rappresentano il territorio sulla scena nazionale.

Claudio Morelli è un riconosciuto specialista del Bianchello che declina in tre diverse etichette. Come di consueto, la migliore è il Borgo Torre, che si ottiene dalle uve allevate a Fratterosa - a metà strada tra mar Adriatico e Appennini - , offre tersi profumi di nespole, foglia di limone e fieno fresco che poi si tramutano in un sorso pieno, saporito, coerente.

Il Gessara della cantina Giuseppe Vitali, deve il suo nome al terreno dove allignano le viti di bianchello, è caratterizzato da una grande presenza di calcare. Questo conferisce un intenso quanto elegante timbro di fiori ed erbe aromatiche al vino; i terreni asciutti agevolano anche una presenza alcolica mai timida e ben percepita nell'ampio volume del palato, piuttosto caldo e morbido ma sempre sostenuto da una spalla adeguata. Finale lungo e affusolato.

Tenuta Campioli è l'etichetta simbolo di Fiorini: profumi di fiori, foglia di limone, lieve ricordo di nespola, ha palato non troppo estroverso ma di apprezzabile tensione gustativa. Fiorini è un tassello fondamentale della storia del Bianchello. Oggi l'azienda è guidata da Carla Fiorini, figlia di quel gran personaggio del territorio che fu Valentino, un autentico genius loci metaurense che diede un bel contributo alla diffusione della denominazione.

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