
Ore 18 e 30 di un freddo giorno di dicembre. Un signore americano di mezza età varca il vecchio portone della bottega. Trova il bancone sulla sua sinistra, e si posiziona in un angolino. Il posto c’è ma preferisce stare lì, in piedi. Chiede la carta dei vini dicendo di volere qualcosa di maturo. Il locale pullula di gente, al banco la mescita non rallenta, tra calici di Lugana, Soave, Valpolicella, bollicine di Trento, ma anche Champagne e Borgogna. Sceglie ben tre bottiglie dalla carta con estrema naturalezza. Un Latricieres-Chambertin 1976 di Remy, un Haut Brion del 1970 e un Lafite Rotschild del 1951. Dall’altra parte del bancone, visto il numero delle bottiglie e la scelta, viene riproposto un tavolo, ma lui non ne vuol sapere: «No, voglio stare qui, in piedi con voi ed assaggiare i vini con voi – risponde convinto – Anzi, chiama pure quelli anziani signori laggiù, assaggiamo tutti insieme».
Quegli anziani signori sono persone che vivono la Bottega da almeno mezzo secolo e, la Bottega, ha una linea di vini creata apposta per loro. Un euro al calice, ma solo per loro. I signori si avvicinano, iniziano a provare le bottiglie scelte, ci mettono il naso, commentano e così iniziano a fare tutti. Ma proprio tutti. La curiosità dilaga nel locale, quelle preziose etichette non passano di certo inosservate. In un attimo la Bottega diventa la sede di una festa, una bellissima festa del vino. «Pensate un po’, da quel giorno li, almeno 15 persone, tra veri appassionati di vino, anziani avventori e gente capitata per un semplice Recioto, possono raccontare di aver bevuto un raro Lafite 1951 che danzava ancora sulle punte», racconta Simone Isoli, sommelier responsabile del locale, che quella scena la ha vissuta e se la è goduta.
Benvenuti all’Antica Bottega del Vino, una vera istituzione in Italia e nel Mondo (Verona – vicolo Scudo di Francia, 3 – 045 800 4535 – bottegavini.it). Benvenuti in un posto storico, che ha questo nome dal 1890, per quanto la sua fondazione è da ascrivere alla Repubblica di Venezia. Dal 2010, dopo alcuni cambi di gestione, è condotta dall’Associazione della famiglie del vino dell’Amarone. 4.500 le etichette presenti, nella cantina sotterranea, con diversi Cognac dei primi dell’Ottocento. Il vino più vecchio è un Marsala Riserva del 1860 (probabilmente quello con cui brindò Garibaldi appena sbarcato), imbottigliato in mille esemplari da Marco De Bartoli nel 1980. Ma c’è anche un Acinatico 1928 di Bertani e non si contano le verticali da perdere la testa di Recioto o Amarone.
Si, lo sappiamo, episodi come quello descritto non ne capitano tutti i giorni, ma di tanto in tanto cose simili qui si vedono eccome. E questo fa capire cosa sia un vero luogo del vino: non un posto ingessato, non un posto fermo ai tecnicismi, ma microcosmo denso di energia e vitalità. Il vino è convivalità, sguardi, sorrisi, rapporti umani… e se tutto ciò accade nell’angolino di un bancone ci piace ancora di più.
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