La visione della millenaria e cinematografica Rocca di Calascio, con il suo strategico torrione merlato proteso verso il cielo e il gruppo di case in pietra grigia, è il dono che attende chi supera i tornanti che salgono al punto più alto della antica Baronia di Carapelle, alle pendici del Gran Sasso aquilano. Un viaggio nella storia e nell’autenticità dell’Abruzzo di montagna, che trova l’ideale completamento nei sapori del territorio amalgamati in due rustiche fette di pane scaldate sulla piastra. Fiocco di cinghiale a stagionatura naturale e formaggio di capra ai frutti di bosco, salame di pecora e formaggio – misto di pecora e capra per tradizione pastorale – aromatizzato alla santoreggia, salame bastardo (di carne bovina e suina, all’antica) con formaggio allo zafferano. Combinazioni proposte con un sorso di vino autoctono e leggero che meglio si accorda alla camminata in montagna.
Sapori assoluti, semplici e di sostanza. Tutto molto artigianale e messo insieme con sentimento da Giuseppina Chiappetta, calabrese di origine, trapiantata nell’aquilano dove ha messo su famiglia. Una vita in cucina, prima a Torino e poi nei ristoranti in zona “dove ha rubato il mestiere con gli occhi” come racconta la figlia Maria Chiara Fulgenzi, responsabile dell’accoglienza e della comunicazione di Pane Amaro, panineria artigianale nel cuore di Calascio gestita insieme ai suoi genitori. Un posto che fonde il racconto della civiltà pastorale e contadina con il gusto dei sapori di un tempo nel piccolo museo allestito nei locali di famiglia, a mezza costa nel pittoresco borgo medievale. Street food dall’anima antica a 1200 metri di quota.
«Ci è piaciuta l’idea di spingere il turista ad addentrarsi nel paese e perdersi nell’intreccio dei suoi vicoli» – racconta Maria Chiara – «Ci siamo specializzati in panini artigianali a km zero, selezioniamo i prodotti che utilizziamo, formaggi genuini e salumi che rispettano i tempi naturali di stagionatura. Collaboriamo con diverse aziende del territorio per reperire tutti i prodotti e li sperimentiamo in ricette studiate. Proponiamo anche taglieri e bruschette da consumare all’interno e su richiesta, normalmente nel periodo invernale, zuppe di ceci o lenticchie di produzione locale, nostra specialità. Nel periodo natalizio proponiamo la tradizionale pecora alla gallara, piatto da gustare insieme a un bicchiere di vino davanti alla stufa accesa nella nostra sala museo».
«Offriamo un’accoglienza di casa a chi viene a trovarci, facciamo assaggiare i sapori perduti» – va avanti – «Calascio è un paese bellissimo e ha tanto da offrire benché sia spopolato (oggi conta poco più di cento abitanti, ndr). Abbiamo voluto investirci affiancando le poche attività storiche rimaste. Eppure i turisti arrivano da ogni parte, anche noi siamo cresciuti nel nostro piccolo ed è bello poter lasciare qualcosa del nostro racconto alle persone che vengono».
Problemi di salute hanno costretto la giovane imprenditrice aquilana, che da ragazza sognava di entrare in aeronautica, a interrompere gli studi universitari e reinventarsi. «Con la chiusura della mensa a L’Aquila dove mamma lavorava, abbiamo deciso di metterci in proprio» prosegue Maria Chiara. «Sono felice del lavoro che faccio con i miei genitori, siamo impegnati in questa attività tutto l’anno, nella stagione fredda siamo aperti nel fine settimana. Mia mamma ha sempre amato cucinare, mentre mio padre ha restaurato e arredato i locali della casa di famiglia, una ex stalla e una sala più grande un tempo riservata alla stagionatura di salami e prosciutti. Così, nel 2019, è nato Pane Amaro, marchio che abbiamo registrato, col tempo diventato Il borgo di Pane Amaro».
Bello, buono e lodevole. Ma perché Pane Amaro? «È presto detto!» – riprende Maria Chiara – «In passato si doveva lavorare duramente per guadagnarsi da vivere tutto l’anno, lavorare la terra di montagna, accudire gli animali, portarli al pascolo, fare il formaggio e tutto il resto. Il desiderio di raccontare l’ha trasmesso a noi il nonno Claudio, mugnaio del paese con la passione per la storia coltivata con l’educazione gesuita». Ecco sfilare i basti per sellare muli e asini, i bastoni e il tabarro, il mantello di lana dei pastori, il collare per proteggere i cani pastore dagli attacchi dei lupi, gli arnesi per lavorare la terra e i cappelli per ripararsi dal sole sui campi. Testimonianze della civiltà della transumanza, oggetti poveri di gente comune, il racconto della quotidiana resistenza e l’attaccamento alla terra. «Museo e panineria sono un’unica cosa affinché il viaggio nella storia diventi tutt’uno con il viaggio nei sapori abruzzesi» conclude Maria Chiara.
Pane Amaro
panineria artigianale
Via Notar Fulgenzio, 5
Calascio (L’Aquila)
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