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Nostalgia canaglia: nel cuore di Napoli apre un bar all'antica ispirato agli anni Settanta

In via Santa Chiara, al civico 18, un nuovo bar si ispira a quelli di una volta. Al centro del bancone tornano le chiacchiere tra amici

  • 25 Maggio, 2025

Il bar, un bar. Sembra strano, ma né l’articolo determinativo né l’indeterminativo si usano più. In un bar qualsiasi sembra che nessuno ci vada da almeno un ventennio. Si va da Alfredo bar&tapas, allo spritz di Gigi o al George fine drinking. Ecco, tra i nuovi stili e modi di vivere e di socializzare c’è anche questo: così dove una volta c’era il semplice “andare al bar” a fare due chiacchiere con gli avventori, ora c’è il bisogno continuo di definire qualcosa di nuovo, di citare un’insegna, di dare un nome preciso che sottolinei “l’esperienza”, che la sostanzi e che dia valore a noi come poarte del gruppo di abituée. Ovviamente, Napoli non è certo estranea a queste dinamiche: così le vecchie caratteristiche sedute di acciaio sono ormai inghiottite  dai divanetti in velluto che affollano il salotto buono della città nel segno di una deregulation che sta tutta in bella vista nelle strade del centro storico in bicchieroni di plastica riempiti fino all’orlo.

Un cambio di bevuta che sembrava necessario

Eppure, nel contraccolpo di questa nuova era, forse, pure il cambio di seduta (e di bevuta) ci ha già stufati: in fondo quelle due chiacchiere in un bar anonimo non erano male. Per questo in via Santa Chiara, pieno centro storico della città, qualcuno prova di nuovo a rimettere la parola al centro del bancone. Sono cinque amici che hanno pensato di creare un posto sincero «volevamo abbassare un po’ le aspettative» dice Marco, uno dei quattro. E Bar Viper, al civico 18, potrebbe, allora, essere visto come una specie di new wave del tutto informale, che rinnova la speranza del semplice bar.
«Viper non significa niente, o meglio niente di così speciale»… Ma il suono rimanda un po’ agli anni ’70? Ai drink alla James Bond? Perché già questo vorrebbe stare a sognificare qualcosa di preciso… «Sì – confessa Marco – in effetti ci siamo ispirati ai nomi che venivano dati ai bar negli anni Settanta: Viper appunto, Planet o Mondial; erano scelti a caso, ma erano il modo per darsi un tocco di internazionalità».

E Viper, allora, si mostra su strada con una piccola vetrina e una scritta asciutta al neon sulla quale c’è scritto solo “Bar”. Gli interni paiono immutati almeno dai primi anni Sessanta con le classiche sedie impagliate dei bar di periferia e i tavolini di acciaio, perfetti pure per una partita a carte. Sulla vetrata, di fronte al bancone, al posto della password del Wi-Fi, c’è scritto “locale climatizzato” quasi a ricordare i confort eccezionali allora e che ora sono ovvi e sembra superfluo ricordarli.

Il ritorno del bar del quartiere

«Ci sentivamo tutti un po’ nostalgici di quei tempi dove si andava al bar e basta. Non si pensava a bere, ma solo a incontrare qualcuno». E non a caso anche il bancone sfugge all’idea di voler segnare necessariamente la storia della mixology. In bella vista c’è un vassoio in metallo della birra Moretti con un Americano e uno Sbagliato pronti da servire. «Vogliamo che la gente arrivi a ordinare il solito, che è un modo per dire che chi entra qui deve sentirsi di casa e, mentre saluta i volti al bancone, c’è qualcuno che, muovendo le varie bottiglie, sta già preparando il suo solito».

«Non ci siamo inventati niente, abbiamo solo capito – forse – che cos’è che ci mancava e siamo tornati indietro negli anni per ritrovarla».
Un bar che salva Napoli, allora, riportandola al valore sociale che aveva questo luogo. Era un processo semplicissimo: ti sedevi e ordinavi, si discuteva dalla filosofia al calcio con le lancette dell’orologio che cambiavano con i bicchieri di amaro ordinati. «Oggi chi è che socializza più nel bar? È rimasto solo il suo culto, ma non la sua funzione culturale», per questo anche quelle insegne un po’ retrò sparpagliate nella sala, tra “nostalgia” e pazienza”, diventano un po’ un invito a guardarci dentro e a mettere in atto, davanti al bancone, quella convivialità dimenticata.

Aperitivo italiano (prezzi del passato compresi)

Ritorna così l’aperitivo italiano, il bar sport, quello dei cicchetti, quello dove incontri per caso l’amico e ti passi l’intera serata.
Insomma, da Viper tutto è semplice, compresi i prezzi «il drink base è di sei euro» che si accompagna con cibi altrettanto semplici come una rosetta con cicoli e ricotta oppure provola e mortadella, così da fare di questo bar anche un posto totalmente laico per tutti. Al piano di sotto, invece, c’è una piccola postazione per i dischi e una pila di divanetti pronti a formare un cerchio quando il proiettore è accesso:«Lo usiamo per vedere le partite del Napoli tutti insieme». Rinnovando così la speranza di una socializzazione senza social.
L’idea per non dimenticarsi della bella serata è un autoscatto nella cabina delle fototessere, gadhet da veri boomer proprio nel cuore della sala: chiudete gli occhi, ripensando ai momenti in cui si andava al bar solo per incontrare gli amici e “dite cheese”.

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