«Non so chi è che ha spoilerato – dice Roberto Di Felice – però questa cosa delle polpette a colazione sta facendo il giro». Di Felice parla della proposta de La Locanda di Enzo che apre i battenti all’inizio di giugno a Trastevere. Un piccolo luogo dell’ospitalità proprio accanto alla trattoria di famiglia, Da Enzo al 29. «È una vecchia locanda di una volta, tre stanze con tre bagni, molto basic ma con i confort moderni: c’è la possibilità di scegliere il cuscino, i prodotti per il corpo dell’azienda Parco 1923, il riscaldamento a pavimento o le coperte di lana delle nostre pecore Sopravissane, che sono anche in vendita. Vogliamo imprimere il nostro stile anche nel soggiorno». Le pecore sono quelle dell’azienda agricola Le Terre di Enzo, una decina di ettari e altrettante serre a Belmonte in Sabina, vicino Rieti, dove producono frutta, orticole, lana (ma non carne) e uova, anche quelle della colazione della Locanda, proposte in abbinata al guanciale, in una versione local del classico egg & bacon. Non è l’unica traccia di romanità nel menu della colazione: «il piatto top sono le polpette, ma potrebbero esserci anche carciofi alla giudia o puntarelle, perché no? Vedremo con il tempo. Di sicuro avremo spremute e crostate, il nostro gelato fatto in casa, affettati vari, anche culatello di Zibello o prosciutto d’oca di Jolanda di Colò».
L’idea è di costruire con coerenza una formula semplice e di qualità, dove i prodotti del territorio giocano la parte del leone – «insieme ad alcuni prodotti top di altre regioni» – attingendo ai piccoli produttori di cui l’Italia è piena. «Ogni zona ha le sue caratteristiche, per me è importante lavorare con il Lazio». Lo è talmente tanto che a un certo punto ha deciso di impegnarsi in prima persona con una azienda agricola. «Tutto nasce dalla tracciabilità. Per me era un problema con le verdure: non riuscivo ad trovare quella che mi sodisfacesse, e i prodotti a volte erano eccezionali a volte no. Continuavo a cercare un produttore che potesse andare bene e a un certo punto mi è passato davanti l’annuncio di un agricoltore che chiudeva la sua attività. Ho telefonato, e oggi mi ritrovo imprenditore agricolo». Con una azienda bio nella valle del Turano, con tanto di humus prodotto dal lavoro dei lombrichi. «È l’unico fertilizzante che usiamo» dice con orgoglio, ma poi aggiunge: «ce ne sono tante di aziende che lavorano in questo modo ma che hanno meno fortuna di noi nel comunicare».
Dal 2019 le Terre di Enzo foraggia la cucina della trattoria Da Enzo, della famiglia Di Felice da quasi 40 anni. Per trovarlo basta seguire la fila: decine di persone in paziente attesa di mezzogiorno, quando il cannone del Gianicolo dà il segnale di apertura. Lo raccontano anche sui social, dove il locale è una presenza attiva ma non ingombrante, dominata dalla narrazione autentica, immediata dei fratelli Di Felice, seconda generazione di osti che hanno saputo preservare l’anima di questo luogo, uno dei pochi che ancora resiste alla mercificazione della romanità (e dove non è possibile prenotare per garantire a tutti la possibilità di mangiare). E anche se l’Enzo dell’insegna non c’è più ormai da tanti anni, la proprietà attuale non ha mai voluto cancellarne la memoria: Enzo era un personaggio indimenticabile. Oste di carattere e di cuore, ancora oggi pare guardare sornione i suoi clienti dalla foto appesa a una parete. Sorridente, scherzoso, caciarone. Tifava Roma, e giocava ai cavalli, amava la cucina romana e stare in mezzo alla gente in una Trastevere che si è un po’ persa. E insieme a lei le trattorie più autentiche. Non tutte, per fortuna.
Da Enzo al 29 – <Roma – via dei Vascellari, 29 – http://www.daenzoal29.com/
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