A Genova, proprio nel cuore del centro storico, Romanengo inaugura La Corte, una nuova sala da tè che è insieme omaggio e prosecuzione di una lunga storia di raffinatezza. Il nuovo spazio, adiacente alla celebre bottega di via Soziglia, nasce per accogliere gli ospiti in un ambiente intimo e curato, dove ogni dettaglio racconta la cultura del gusto e del tempo ritrovato.
Il salone, un tempo riservato ai clienti più affezionati della famiglia Romanengo, torna oggi a vivere dopo un attento restauro che ne rispetta lo spirito originario: accoglienza discreta, atmosfera ovattata, eleganza senza ostentazione. I marmi della facciata, condivisi con la bottega, raccontano ancora oggi — con simboli scolpiti nella pietra — l’identità profonda della pasticcera: la frutta, la pace, Mercurio, le arti.
Entrare a La Corte significa concedersi una pausa che sa di altri tempi: il bancone in marmo scuro introduce a una sala raccolta, dalle pareti color crema e dagli arredi caldi, dove è possibile fermarsi per una colazione lenta, un pranzo leggero o un tè pomeridiano accompagnato da dolci d’alta pasticceria. Non mancano le proposte signature: i cannelé con fava tonka, i budini di riso, le tartellette di frutta, insieme alle inconfondibili Cinque Botteghe Romanengo — confetti, clementine candite, scorzette, canestrelli e meringhe al cioccolato santè — pensate per accompagnare tè, cioccolate calde o infusi profumati. Ogni assaggio si inserisce in una narrazione più ampia: quella di un luogo che ha ospitato Giuseppe Verdi, la duchessa d’Aosta, Ira von Fürstenberg e oggi accoglie chiunque desideri rallentare e ritrovare il piacere della conversazione.
A differenza di tante caffetterie contemporanee, dove la sosta è rapida e l’ambiente rumoroso, La Corte si propone come spazio sospeso, dove la lentezza è un valore. Non è solo una sala da tè, ma un’idea culturale: quella di un tempo che non si misura in velocità, ma in intensità e qualità. La proposta gastronomica segue lo stesso principio, con ingredienti scelti con cura — come le farine della Cascina Romanengo o il burro della Normandia — e piatti pensati per essere gustati senza fretta. Dalla focaccia genovese da intingere nel cappuccino agli affogati al caffè, fino al “Paciugo” con amarene e chantilly, ogni proposta è un invito a rallentare, ascoltare, assaporare. Una dichiarazione di intenti, in controtendenza con i ritmi convulsi dell’epoca, che trova casa nel cuore di Genova, là dove tutto è cominciato.
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