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Festa dei lavoratori

Gli inaspettati cappelletti del Primo Maggio: la storia di una grande tradizione reggiana

Non solo a Natale: i cappelletti raccontano il giorno dei lavoratori e la storia della Resistenza a Reggio Emilia

  • 01 Maggio, 2025

A Reggio Emilia, il Primo Maggio si celebra non solo con cortei e manifestazioni, ma anche a tavola, con i cappelletti. A raccontare questa tradizione è Istoreco, l’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea in provincia di Reggio Emilia, che da anni si dedica alla ricerca, conservazione e divulgazione della memoria storica locale. Nel 2012, sulla rivista Pollicino — oggi non più attiva — era stato pubblicato un approfondimento speciale proprio sui “cappelletti antifasciti”. Questa usanza ha radici profonde nella cultura popolare e antifascista: durante il Ventennio, i fascisti tentavano di reprimere ogni segno di opposizione, arrivando persino a perquisire le case e rovesciare i pranzi dei lavoratori che osavano festeggiare. Lo testimonia in modo vivido il racconto di Oddino Cattini: «Fra gli antifascisti, a quei tempi, come è poi tornato dopo il fascismo, si festeggiava il Primo di Maggio, e costumava di fare i cappelletti. Allora i fascisti andavano a casa di qualcuno che a loro interessava, all’ora del pranzo del Primo maggio, a vedere cosa mangiavano. A casa mia, io ero un ragazzo che stava per compiere i 5 anni, cioè nel 1922, venne questa squadra di fascisti, che mi impaurì, io, le mie sorelle, mia madre e anche mio padre stesso; hanno visto che c’erano i cappelletti sulla tavola, e portavano rancore che mio padre non smetteva di pensarla ancora da socialista, hanno preso il lembo della tovaglia, trascinando tutto quello che era sopra, e buttando tutto a terra.»

Dove mangiare i cappelletti del 1° Maggio oggi

In molte zone della provincia di Reggio Emilia, la tradizione dei cappelletti del Primo Maggio sopravvive grazie all’impegno di associazioni e circoli culturali. Tra questi, il Circolo Arci Cucine del Popolo organizza ogni anno i “Cappelletti Antifascisti”, un grande pranzo diffuso che vede resdore e volontari preparare centinaia di porzioni da consumare a casa propria, trasformando l’intera provincia nella “mangiata di cappelletti più grande del mondo”. Un’altra realtà attiva è il Circolo Culturale Ricreativo “Le Ciminiere”, che celebra il Primo Maggio con iniziative popolari all’insegna della memoria e della convivialità. Anche l’ANPI di Scandiano promuove la preparazione dei cappelletti antifascisti come momento simbolico di condivisione e ricordo.  A Correggio, sotto i portici di Corso Mazzini, ogni anno si rinnova l’appuntamento con “Cappelletti in piazza”, un pranzo popolare che riunisce cittadini e associazioni per celebrare la Festa del Lavoro. Luoghi e gesti che, anno dopo anno, rinsaldano il legame tra cultura gastronomica e memoria.

La ricetta dei cappelletti antifascisti

Per la sfoglia (6 persone): 300 g di farina e 3 uova.
Per il ripieno: 50 g di polpa di manzo, 50 g di polpa di maiale, 50 g di prosciutto crudo, 100 g di parmigiano, 100 g di pane grattugiato, 50 g di burro, uova e sale se necessario.

Tritare carni e prosciutto, rosolarli nel burro a fuoco lento per almeno 40 minuti, aggiungendo se serve qualche goccia di brodo. Ancora calda, amalgamare la carne con parmigiano, uova e pane grattugiato tostato. Preparare una sfoglia sottile, tagliarla a quadratini di circa 4 cm, riempirli con il ripieno e chiuderli a formare i cappelletti. Cuocerli in brodo di carne, preparato lentamente con manzo, cappone o gallina, sedano, carota, cipolla (infilzata con chiodo di garofano) e prezzemolo, per almeno 3-6 ore. A brodo pronto, i cappelletti possono essere cotti e serviti, come vuole una tradizione che unisce convivialità e storia.

 

Si ringrazia Istoreco per i materiali e il Circolo di Via Marsala per la ricetta e foto

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