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La trianata salentina che esiste solo a Surbo

Un piatto di pasta al forno che non si trova nei ristoranti né nei ricettari. Preparato ancora oggi solo in un piccolo comune del Salento, sopravvive grazie alla memoria familiare e a un’antica pratica di condivisione: quella dei forni di quartiere

  • 17 Giugno, 2025

Nel Salento ci sono piatti che si sono diffusi ovunque e altri che sono rimasti legati a un luogo preciso. La trianata appartiene al secondo gruppo: è una ricetta conosciuta e cucinata solo a Surbo, un piccolo comune a pochi chilometri da Lecce. Non si trova nei ristoranti, non è riportata nei ricettari salentini più noti e raramente se ne parla fuori dal contesto locale. Eppure, per chi è cresciuto a Surbo, la trianata è un piatto familiare, preparato in casa e condiviso durante i pranzi della domenica, le festività o semplicemente quando si accende il forno. La sua storia è legata a una cucina semplice, fatta con ciò che si aveva a disposizione, e a un modello di vita comunitario oggi quasi scomparso: quello dei forni condivisi del paese.

Una ricetta nata nei forni pubblici

Per comprendere l’origine della trianata bisogna risalire a un’epoca in cui, nelle case, non esistevano ancora i forni. Ogni quartiere aveva il proprio forno comune, gestito dal fornaio, che avvisava le famiglie quando il fuoco era pronto con la classica chiamata: «temperate» (impastate). In risposta, le donne del paese preparavano pani da cuocere, ma anche piatti come focacce rustiche, verdure ripiene o teglie improvvisate con quello che si aveva in casa. È in questo contesto che nasce la trianata: un piatto di recupero, ideato per utilizzare l’impasto avanzato e cuocere tutto in un unico tegame da portare al forno.

Il nome deriva da tria, la pasta fresca fatta in casa con semola, acqua e un pizzico di sale. Dall’impasto si ricavano dei pizzicatelli, cioè delle strisce lunghe di pasta, oppure si possono utilizzare le sagne ‘ncannulate, una pasta arrotolata tipica del Salento. A questa base si aggiungono patate a fette, cipolle, pomodori (freschi o pelati), olive nere, erbe aromatiche come rosmarino, origano e prezzemolo, olio extravergine d’oliva in abbondanza e, a scelta, una spolverata di pecorino.

La particolarità della trianata è che tutti gli ingredienti vengono disposti a crudo nella taieddhra (teglia), alternando strati di pasta e verdure. La teglia va poi infornata per circa un’ora a 180° in forno ventilato. Durante la cottura, i condimenti rilasciano i propri succhi, ammorbidendo la pasta, mentre la superficie diventa dorata e croccante. Il risultato è un piatto compatto, rustico e molto saporito. Si serve caldo, ma è ottimo anche a temperatura ambiente.

Foto presa da @pastagrannies

Un piatto che sopravvive solo a Surbo

La trianata oggi è un piatto che non ha mai lasciato il territorio in cui è nato. Non viene cucinato nei ristoranti salentini né promosso come prodotto gastronomico del territorio in senso ampio. È rimasto a Surbo, dove ancora le famiglie lo preparano per la domenica o in occasione di ricorrenze.

Negli ultimi anni, Surbo ha iniziato a promuovere la trianata non solo come preparazione domestica, ma anche come elemento culturale del territorio, attraverso un progetto chiamato La trianata delle emozioni – Esperienze sensoriali e di gusto alla ricerca dell’identità dei luoghi. La manifestazione si è svolta per la prima volta il 28 e 29 ottobre 2022, con l’obiettivo di far conoscere la trianata anche fuori dalle mura domestiche, valorizzandola come patrimonio gastronomico e culturale.

L’evento è stato organizzato dal Comune di Surbo con il sostegno della Regione Puglia, coinvolgendo realtà locali come la Masseria Melcarne, il Panificio Voglia di Pane e l’Associazione ANSPI. Durante le due giornate si sono svolte diverse attività: degustazioni della trianata preparata secondo la ricetta tradizionale, show cooking con chef locali che ne hanno raccontato le caratteristiche, visite guidate e spettacoli teatrali nelle vie del centro storico, pensati per trasmettere la storia e il valore sociale di questo piatto.

Nonostante ciò, la trianata non ha ancora avuto una vera diffusione all’esterno, e probabilmente è proprio questo a renderla così unica. È un esempio concreto di come una ricetta possa sopravvivere quasi intatta nel tempo, solo perché profondamente radicata nel contesto sociale e culturale in cui è nata. Chi la prepara oggi non lo fa per moda o per rievocare il passato, ma perché è un piatto ancora presente nel quotidiano. Ed è per questo che la trianata esiste solo a Surbo.

Foto copertina TikToK  @piattitipici

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