Cosa è successo alla Grande Mela? Se lo chiede il New York Times in un articolo che pare sancire la fine della città che non dorme mai. «Is New York Becoming the City That Sleeps?» è il titolo del pezzo di Luke Fortney che documenta una città che ha cominciato ad andare a letto presto, o quanto meno prima. I motivi sono diversi, e uno riguarda le Late-night liquor licenses, le licenze per somministrare gli alcolici a tarda notte, sempre più difficili da ottenere. Un tempo erano praticamente scontate nei quartieri con una vita notturna effervescente, ora sono una rarità soprattutto per le zone in cui ci sono più bar (e sono più vicini ai palazzi), come dichiara l’avvocato specializzato in licenze di alcolici Terrence Flynn, che dal 1985 rappresenta centinaia di proprietari di bar a New York. E questo anche se secondo la legge dello Stato di New York, i bar possono servire alcolici fino alle 4. Ma un conto è la teoria, un conto è la pratica.
I bar di New York devono rinnovare le loro licenze per gli alcolici ogni due anni e questo in genere avviene senza grandi problemi, ma per le nuove richieste è tutt’altra storia. Lo testimonia Andy Simmons, proprietario del Carousel a Bushwick, che deve chiudere alle 2. Mentre per il suo primo locale, il Birdy’s, aperto nel 2015, non ha avuto problemi: «Erano tempi diversi, c’erano pochi bar nella zona» ha spiegato. Infatti Bushwick nel tempo è diventata patria di supper club e locali notturni, e in molti erano aperti fino alle 4, è stato allora che il consiglio della comunità locale, che esamina le richieste di licenza per gli alcolici, ha suggerito di fissare un limite alle 2 del mattino. «Il quartiere aveva già raggiunto una massa critica; quando c’è una grande concentrazione di bar, si comincia con le 2 di notte». Insomma: ogni posto è paese, anzi ogni quartiere. Simile situazione anche a Lower East Side di Manhattan e Williamsburg, Brooklyn, dove le licenze di vendita dopo le 2 di notte sono sempre più difficili da ottenere per le nuove attività, inducendo – di fatto – le persone a chiudere in anticipo la serata.
Un coprifuoco scatenato dalla convivenza tra residenti e locali notturni. «New York sta diventando Boston?», ha detto al New York Times una utente sorpresa dalla fine anticipata della serata. A sottolineare come New York stia perdendo una delle sue caratteristiche per uniformarsi ai ritmi di altre città, cosiddetti orari di San Bostangeles, un ulteriore elemento di criticità che si aggiunge alle conseguenze dei dazi annunciati (ma ancora non attuati) da Trump che interessano locali e ristoranti, anche se poi ci sono esperienze, come quella di Lucciola, che paiono vivere di dinamiche (positive), tutte loro. Ma gli avventori di New York si aspettano qualcosa di diverso dalla città, e non è raro che arrivino nella Grande Mela da fuori, proprio per godere di serate irreplicabili altrove. Se non fosse che una certa forma di proibizionismo, nata anche dall’esigenza di tutelare la quiete notturna, sta cambiando le carte in tavola. Raffaello Van Couten, proprietario di un bar e membro del Brooklyn Community Board 1 – che comprende Williamsburg e Greenpoint – lo dichiara apertamente: «Non diamo più licenze alle 4 del mattino», perché continuano ad arrivare altro bar e ristoranti e la comunità se la prende an che con gli storici.
Michael Cummings, proprietario del cocktail bar Victoria nel Lower East Side fa i conti: il 20% in più tra quando chiudeva alle 2 e ora che può lavorare fino alle 4 del mattino. Non è solo una questione di quanti drink si vendono: «Non è che tra le 3 e le 4 del mattino si facciano un sacco di soldi, ma avere la possibilità di essere un posto dove la gente vuole andare dopo un evento è enorme». Non tutti sono della stessa idea: Will Wyatt, proprietario di Mister Paradise e Pretty Ricky’s, Nel Lower East Side, preferisce abbassare le serrande alle 3 del mattino: dopo non si fanno soldi: «a quell’ora tutti puliscono il vomito e i bicchieri rotti e servono l’acqua – e aggiunge – von si ottiene un primo appuntamento entrando all’una e mezza di notte». Le ore tra le 2 e le 4 del mattino rappresentano circa il 12% delle vendite totali del fine settimana all’Animal che ha ottenuto la licenza ereditandola dall’attività era prima negli stessi locali, «Non avrei accettato le 2 di notte», ha detto il proprietario, Jim Morrison Hevert, spiegando: «I bar chiudono sempre più spesso perché è sempre più difficile farli fruttare, quelle due ore rendono possibile l’attività». La sostenibilità economica dipende, quindi, anche dalle quelle 2 ore in più di vendita come sostiene anche Ariel Palitz, ex direttrice del Office of Nightlife (una che di questi tenmi se ne intende, quindi): una Late-night liquor license «può fare la differenza tra sopravvivere e non sopravvivere».
Ma non è solo quello. La nightlife sta cambiando, trasformandosi in early nightlife, le abitudini di consumo sta cambiando: oggi i clienti bevono meno e finiscono prima la serata. I clienti – molti in arrivo dagli stati vicini proprio per vivere la magia della New York by night – rimangono delusi e si lamenta tutto il popolo della notte: avventori, dj, gestori di food truck, nottambuli di ogni sorta che si trovano a fare i conti con chiusure anticipate alle 2. Non sarà prestissimo, ma è comunque parecchio prima rispetto a qualche anno fa quando non era difficile ammirare l’alba sullo skyline più famoso del mondo.
«Questa dovrebbe essere la città che non dorme mai, stiamo rischiando di perdere questa reputazione», ha dichiarato Ariel Palitz, del Office of Nightlife, istituito dal indaco Bill de Blasio nel 2017 per «garantire un ambiente notturno più vivace, vitale, sicuro, equo e ben gestito». Ariel Palitz auspicava addirittura l’estensione di vendita di alcolici h.24 in alcuni quartieri, sulla falsariga di quanto accade a Las Vegas, Montreal e Tokyo. Non è solo una questione di poesia e reputazione, ma anche di economia: la nightlife industry newyorkese conta quasi 300.000 posti di lavoro e genera 697 milioni di dollari di entrate fiscali annuali per la città, secondo un rapporto del 2019 dell’Office of Nightlife. Non solo: «Molte cose belle sono successe dopo le 3 di notte», ha detto nostalgicamente il proprietario del Carousel.
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